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La chiesetta di S. Maria della Rocchetta a Porto d'Adda
CHIESA DI S. MARIA DELLA ROCCHETTA
tratto da CORNATE D'ADDA Note di storia (Carate Brianza, 1953)
LE ORIGINI DELLA ROCCHETTA DI SANTA MARIA PRESSO PORTO D'ADDA
di don Rinaldo Beretta
La Rocchetta, situata ai confini della pieve di Pontirolo con quelli della Pieve di Brivio, per cui erano facili delle confusioni, specialmente durante l'elaborazione dei progetti e i lavori del Naviglio di Paderno, fu dopo S. Carlo pomo di discordia per non pochi anni tra i confinanti Parroci di Paderno e i frati Agostiniani di S. Marco in Milano, pretendendo gli uni di esercitarvi diritti parrocchiali, negandolo agli altri. Se non che, mentre oggi ecclesiasticamente fa parte della parrocchia di Porto, nel civile fin dal 1760. col nuovo catasto di Maria Teresa, era stata definitivamente annessa al comune di Paderno, per cui oggi fa parte della provincia di Como.
Delle vicende di Porto e del fortilizio visconteo della Rocchetta mi sono già occupato in altre occasioni. [1]
Qui si vuole soltanto indagare perché quest'altura ebbe il nome di Rocchetta di Santa Maria.
Scrive il Dozio: "Di questa Rocchetta alla quale era prossima un castelletto ricordato distintamente in più scritture, vedonsi ancora sul vertice gli avanzi. Ed io ho per credibile che qualche signore longobardo o franco, in questo sito deserto ma forte alle difese, facesse rizzar quel castello ne' tempi intorno al mille, e pel culto religioso facesse erigere l'oratorio dedicato all'Annunciata, la cui festa è una pratica antichissima, come appare dai più antichissimi codici Liturgici" [2].
Le scritture nelle quali egli dice di aver trovato distintamente ricordo di un castelletto, probabilmente non possono essere altre che quelle da lui pubblicate nel Cartolario Briantino. Se si fosse trattato di altre carte medioevali le avrebbe certamente citate o riportate nel Cartolario stesso. Si potrebbe fors'anche pensare che il Dozio, avendo trovato accenni di un forte o rocchetta in carte del secolo XV o XVI, ritenesse trattarsi di un castello eretto intorno al mille, basandosi, a quanto sembra, sull'incerto accenno di una carta del 998.
Le carte o scritture che egli ricorda, sono: una del 15 gennaio 998, e un'altra del 21 novembre 1001; alle quali si può aggiungerne una terza del 7 maggio 1014 che ha attinenza con le due precedenti carte pubblicate dal Muratori e che il Dozio riporta e illustra.
In queste carte, dopo essersi fatto cenno della chiesa di Cornate, si nomina un « Castrum quod nominatur Rauca » ossia rocca.
Il Dozio, contraddicendosi con quanto abbiamo sopra riportato, così commenta « Potrebb'essere la Rocca o Rocchetta, dove finisce il Naviglio di Paderno, ma più verosimilmente dal tenore delle due carte, la rocca d'Angera od altra presso il Lago maggiore » [3].
Mentre si hanno precise notizie della rocca di Airuno, pieve di Brivio, fin dal 960, la quale era abitata, secondo il Dozio, dagli ascendenti della illustre famiglia dei Capitanei di Vimercate, famiglia longobarda o longobardizzata, rimasta ricca e potente quando sopravvennero i Franchi, [4] per la nostra Rocchetta si naviga nell'incertezza.
Se non che ci soccorrono altri dati per schiarire alquanto la cosa. Infatti, Beltrando « de Cornate », dottor fisico e cittadino milanese, aveva fatto costruire nel suo possesso della Rocchetta un conventino con chiesina donandolo agli Agostiniani. Nella bolla di Bonifacio IX del 29 novembre 1389 con la quale confermava tale donazione, vi si dice che l'erezione avvenne nel luogo che si dice la Rocchetta. [5]
Pertanto, se la bolla riportata dal Toselli è veritiera, al tempo di Beltrando il luogo portava già tal nome ; nome che doveva necessariamente rimontare ai tempi precedenti, per cui la congettura del Dozio di un castello signorile intorno al mille ha una maggiore probabilità di accostarsi al vero. Riguardo poi agli avanzi che vedeansi ancora sul vertice, quando scriveva il Dozio, si devono evidentemente riferire al fortilizio erettovi a guardia dell'Adda poco dopo il 1428. [6]
Le congetture del Dozio passarono in altri scrittori, e ultimamente nella Storia dei Comuni nella Provincia di Milano di Paolo Buzzi (Milano 1934). Chi fornì notizie al Buzzi vi aggiunse dell'altro: il castelletto del Dozio lo fece diventare un grande castello, cosa inverosimile quando si consideri il breve spazio disponibile su quel vertice e lungo il fianco che scende al Naviglio; e a quel grande castello vi attribuì il ritrovamento di grosse fondamenta e di due cisterne, delle quali, in modo alquanto generico e senza ben precisarne il luogo, parla il Ferrari nelle sue Lettere Lombarde, (Milano 1765, p. 22), più probabilmente per sentito dire, che non per suo personale sopraluogo.
Le asserzioni del Ferrari, il quale congetturò che quei ruderi non potevano essere che di un castello, indussero alcuni storici briantini a pensare ad un secondo castello situato nelle vicinanze della Rocchetta. Il Redaelli (Antiquario della Diocesi di Milano di Francesco Bonbognini. Terza edizione con correzioni e giunte del Dr. Carlo Redaelli, Milano 1856, p. 210), ritiene che Due castelli stavano alla difesa del paese (di Cornate); di uno si vedono le vestigia vicino alla Rocchetta, dell'altro si scoprirono i fondamenti in un bosco ed in una campagna vicina ». E Ignazio Cantù (Le vicende della Brianza, vol. I, Milano 1853, p. 44) «A Cornate sorgevano due castelli, dell'uno dei quali rimane ancora qualche avanzo presso la Rocchetta, e dell'altro una grossa muraglia scoperta, non è guari, in un bosco vicino».
In realtà, da quello che ci lasciò scritto il Ferrari, ed è l'unica fonte in merito nota, nulla di certo si può dire; né a quale epoca possano rimontare quei pochi ed incerti ruderi, né a quale sorta di edificio abbiano appartenuto. Sappiamo soltanto che poco lontano dalla Rocchetta, verso Porto, sorgeva anticamente la chiesa di S. Giovanni Apostolo. [7]
Più difficile è lo schiarire l'altra congettura del Dozio, e cioè che presso quel castello signorile ci doveva essere un oratorio dedicato all'Annunciata, e che, scomparso il castello, lasciando il nome al luogo, la chiesina sia rimasta in picchi e custodita da romiti lungo i secoli. Continua infatti a dire il Dozio: « Quel castellotto signorile, di cui verosimilmente era parte la rocchetta, posto in luogo così ermo e lontano dall'umano consorzio, fu poi abbandonato, e, non essendo riparato andò grado grado in ruina.
Ma rimasta in piè la chiesuola con accanto alcune stanze della rocca, in quelle, come avveniva di frequente nel medioevo, si annidarono l'un dopo l'altro alcuni Romiti, guardiani della chiesa, viventi di limosine, e, ad averle più facili, predicatori all'intorno di grazie e miracoli operati colà, visitati sovente da devoti, e, per uno strano contrasto, anche da banditi ed assassini, soliti accovacciarsi a nascondiglio in luoghi deserti e boscosi al confine: ché confine fu qui l'Adda, dal 1428 al cadere del passato secolo (secolo XVIII), tra il ducato di Milano e lo stato Veneto. Ai romiti, non so come né quando, successero poi i Frati agostiniani di S. Marco a Milano nella custodia della chiesa della Rocchetta, i quali tenevano in Porto un di loro a sopraintendere alle possessioni del convento in quel territorio ». [8]
Che a quel probabile castello signorile ci fosse annesso un piccolo oratorio non è per sè, inverosimile; e non si può nemmeno ragionevolmente escludere che, se veramente esistito, possa essersi conservato, chi sa come, attraverso i secoli successivi. Ma il guaio si è che nessun documento, nessuna memoria (storica o leggendaria) ce lo ricorda. Non solo, ma il fatto che Beltrando « de Cornate » facesse costruire « de novo » convento e chiesa per gli Agostiniani, sembrerebbe quasi escludere la presenza di altra chiesuola in luogo. Tuttavia nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani della fine del secolo XIII vi è accennata in Porto una chiesa dedicata a Santa Maria. [9]
Ma in qual punto del territorio? ... Mentre sappiamo che poco sotto la Rocchetta, verso Porto, su di un pianoro, sorgeva la chiesa di S. Giovanni Apostolo, giesa rotta nel 1519 e totalmente scomparsa al tempo di S. Carlo, della chiesa di Santa Maria non è possibile precisare, nemmeno per indizi locali, in qual punto si trovasse. [10]
Della Rocchetta non si fa parola. Nondimeno, poiché nel Liber non vi è segnata alcuna chiesa dedicata alla Madonna nel confinante territorio di Paderno, non potrebbe trattarsi di quella della Rocchetta che in antico faceva parte della pieve di Pontirolo? Se si potesse provare, o quanto meno avere sicuri indizi, che la chiesa citata dal Liber in Porto, sorgeva alla Rocchetta, si potrebbe seriamente supporre che, conservatasi attraverso l'avvicendarsi dei tempi, Beltrando la facesse ricostruire adattandola al convento, e che perciò possa in certo qual modo corrispondere a quella del castello signorile.
Sono congetture che sottopongo al sagace criterio del lettore. Comunque sia, nei documenti del secolo XV la chiesetta è sempre distinta col nome generico di Santa Maria, senza alcuna specificazione. La Rocchetta invece è per lo più chiamata Rocchetta di Santa Maria, e talvolta Rocchetta di Santa Maria sopra l'Adda, Rocchetta di Santa Maria sopra Trezzo, Fortezza di Santa Maria di Trezzo.
Gli Agostiniani celebravano la festa all'8 di settembre (Natività di Maria), e non già al 25 marzo (Annunciata). Come e quando sia stata poi dedicata all'Annunciata non saprei dire. Ad ogni modo tanto la Natività quanto l'Annunciazione sono liturgicamente tra le feste più antiche del culto mariano.
In conclusione, all'infuori delle su esposte congetture, quello che si può affermare è che Beltrando « che Cornate » vi fece erigere un piccolo convento, con chiesina dedicata a Maria, e lo donò agli Agostiniani. Un conventino, zenobiolum è dichiarato talvolta nelle carte, nel quale non dimoravano che alcuni padri compreso il priore. Conclusasi ha pace tra il duca di Milano e la Repubblica Veneta, e divenuta l'Adda nel 1428 il confine tra i due stati, quel piccolo convento non poté più oltre sussistere, e i padri, pur continuando ad esistere giuridicamente il cenobio, si dispersero nei paesi vicini aiutando le chiese secolari.
Filippo Maria Visconti lo fece occupare e fortificare, ponendovi un castellano con soldati. E a questo tempo che rimonta anche ha Torre di Porto, la quale ebbe pure una piccola guarnigione col suo castellano. Piccoli fortilizi, destinati, più che altro, a sorvegliare i vicini guadi dell'Adda.
La chiesetta fu conservata. Ma abbandonata a se stessa andò lentamente decadendo. Al tempo di S. Carlo Borromeo fu trovata così diroccata che fu imposto ai padri di S. Marco e agli uomini di Porto di ricostruirla o di completamente atterrarla entro sei mesi. Sul finire del secolo XV, o poco dopo, per la diminuita importanza militare, col perfezionarsi dei mezzi di difesa e di attacco, il forte della Rocchetta e la Torre di Porto furono abbandonati. Divenuto ricettacolo di ladroni e di banditi, il forte della Rocchetta fu distrutto, lasciando intatta la chiesa, da Gian Giacomo de' Medici detto il Medeghino, durante il suo dominio nella Brianza. [11] Rimasero in efficienza i castelli chi Brivio e di Trezzo.
Non essendo ormai più possibile ricostruire il convento, questo fu canonicamente soppresso e incorporato con tutte le sue ragioni e possessi, con quello di S. Marco in Milano: unione confermata con bolla di Leone X del 28 ottobre 1514, e divenuta effettiva, per difficoltà pratiche insorte, qualche anno dopo. Gli Agostiniani non tennero in Porto nella loro casa padronale, presso la quale avevano aperto un oratorio dedicato a S. Nicola, che un sopraintendente ai loro possedimenti.
Con la soppressione del convento di S. Marco nel 1797 gli Agostiniani non ebbero più ingerenze né in Porto né alla Rocchetta. I loro beni furono venduti a privati dal governo della Repubblica Cisalpina. Del convento, del forte, e dei connessi avvenimenti, travolti dall'ala edace del tempo, altro non resta che il ricordo. Benché rimaneggiata lungo i secoli, rimase la solitaria e divota chiesina, venerata oggi sotto il titolo di Santuario della Madonna della Rocchetta, vigile custode ai confini di tre provincie. Lambita dalle acque frementi del fiume che scorrono a valle, domina dall'alto un paesaggio di severa bellezza, mistico richiamo ai terrieri vicini e lontani.
NOTE
(1) - Beretta, La Rocchetta di Santa Maria sopra Trezzo in Arch. Stor. Lomb., Milano 1911; Porto d'Adda e la Madonna della Rocchetta, Tip. Gio. Moscatelli, Carate Brianza, 1914
(2) - Dozio, Notizie di Brivio e sua pieve, Milano 1858, p.137 Il sacerdote (Giovanni Dozio - nato a Valmara in comune di Mondonico nel 1798 e quindi morto il 5 agosto 1863 - fu professore di belle lettere e scienze profane nei Seminari Diocesani, e da ultimo dottore e vice-prefetto dell'Ambrosiana. Si distinse negli studi storici, specialmente del medioevo. Egli rimane tuttora, a mio giudizio, il miglior autore di storia briantina per la sua erudizione, come ce lo attestano le Notizie di Vimercate e sua pieve, Milano 1853, e le Notizie di Brivio e sua pieve, Milano 1858. L'Ignazio Cantù di Brivio (1810-1877, storico, novelliere, educatore, cfr., A. Vismara, Bibliografia di Ignazio Cantù, Milano 1877), cresciuto alla scuola del fratello Cesare, ci diede in larga sintesi una storia della Brianza. Ma come tutte le sintesi che precedono le ricerche e le indagini minute e pazienti, ha molti lati deboli. A questo duro lavoro preparatorio, ma indispensabile, si era appunto dedicato il Dozio, il quale si era prefisso di raccogliere e di vagliare notizie storiche per le singole pievi briantine. La morte non gli concesse di condurre a termine il suo divisamento.
(3) - Dozio, op. cit., p. 48 del Cartolario
(4) - Dozio, op. cit., p. 24 del Cartolario
(5) - Torelli, Secoli Agostiniani, Bologna 1680, vol. VI, p. 237 Chi avrà abitato quella rocca? Non è possibile saperlo. Forse ascendenti della stessa antica e nobile famiglia dei « de Cornate » o Cornati, la quale, come molte altre famiglie signorili della campagna, trasferitasi in Milano, assunse il cognome dal luogo d'origine, conservando i suoi possessi alla Rocchetta.
(6) - La data del 1439, anno nel quale secondo alcuni sarebbe avvenuto questo fatto, e ch'io ho riportata nel mio articolo La Rocchetta di Santa Maria sopra Trezzo, non mi sembra esatta. Infatti il padre generale degli agostiniani, Ambrogio Coriolano, con decreto del 20 ottobre 1484, pensava di sopprimere e incorporare il convento della Racchetta, con quello di S. Marco in Milano, per il motivo, che già da quasi cinquant'anni ed oltre, era stato abbandonato dai padri ed occupato dal duca di Milano coll'erezione di un fortilizio a custodia dell'Adda. Si deve perciò riportare il forte visconteo a poco dopo il 1428 e ad ogni modo prima del 1439.
(7) - Della costruzione di una cisterna alla Rocchetta vi è cenno in una ispezione d'ordine ducale del 1458. In essa si ordina di «fare li corratori al cortile verso adda perchè non gliene sono alchuno et fare riconciare quelli de la corte de nanze li quali son tutti marzi, et de conciare la chiesa che va per terra, de fare recoprire tutta la casa la quale strapiove. Item de conciare lusso de detro et fargie una saracinescha et fare alchuni merli merli che non gliene sono et anchora de fare una cisterna.»
(8) - Dozio, op. cit., p. 138. Da quanto scrive si vede ch'egli non ebbe modo di conoscere le carte riguardanti gli agostiniani della Rocchetta, e nemmeno quelle attinenti al fortilizio visconteo-sforzesco.
(9) - Non è forse inutile ricordare che l'autore del Liber chiama chiesa qualunque edificio sacro, sia un oratorietto di campagna che una grande chiesa di città.
(10) - E' noto agli indagatori di memorie locali come l'esistenza di chiese scomparse sia rimasta spesse volte legata al nome di qualche cascinale o appezzamento di terreno (campo, prato, bosco, ecc.).
(11) - Bibl. Ambros. Visite Pastorali, Pieve di Brivio, voI. XXXVI; Beretta, Gian Giacomo de’ Medici in Brianza (1527-1531), in Arch. Stor. Lomb., Milano 1916.