Contenuto
Percorso : HOME > Monachesimo agostiniano > Chiese agostiniane > Italia > CingoliChiese agostiniane: Cingoli
Stemma agostiniano nell'ex-convento di Cingoli (foto Piero Alfei)
CHIESA DI SANT'AGOSTINO A CINGOLI
Dalla chiesa agostiniana di Cingoli, poi traslata, in epoca imprecisata, nel convento pesarese dello stesso ordine, proviene una bella tela di GIOVANNI PAGANI (Monterubbiano 1465 circa - post 1544) dal titolo La Vergine del Soccorso, oggi conservato a Parigi, Museo del Louvre.
Unico dato a supporto della provenienza della pala è fornito da un volume manoscritto di Francesco Maria Raffaelli della seconda metà del Settecento, conservato presso la Biblioteca Civica di Jesi e riguardante le famiglie nobili cingolane. In questo, nella carta 97 r e v, nello "Spoglio del libro D del Cav. Niccolò Vannucci" a proposito degli altari juspatronali nel 1683, si testimonia la presenza nella chiesa eremitana di Santa Lucia di un altare dedicato alla Vergine soccorritrice. Nella chiesa si elencano, oltre al maggiore, cinque altari per lato, ciascuno con la relativa proprietà. Quello del Soccorso risulta il penultimo in cornu epistole, di pertinenza della chiesa, già juspatronato Fortini, canonico della città.
Nessuna notizia sugli arredi si trova nella memoria del convento di Santa Lucia di Cingoli, stilata da fra Luigi Pastori agostiniano nel 1777, reperibile presso la Biblioteca Comunale di Ascoli Piceno. Da un documento attestante lo stato delle congregazioni a Cingoli nel 1814, presente nell'archivio osimano, si desume che dopo la soppressione, tanto il convento che la chiesa erano in ottimo stato, ma già spogliati di mobilia, di attrezzi, di arredi e dei migliori paramenti sacri.
I primi dati riferibili forse a questo dipinto, si conservano nella Biblioteca Comunale di Fermo, in appunti manoscritti di Raffaele De Minicis in cui egli attesta di aver visto nel settembre 1840, nella camera di Padre Nicola Celani agostiniano, presso il convento di Pesaro, una tela dipinta a tempera rappresentante la Madonna con il randello nella quale rileva l’invocazione alla Vergine "Santa (sic) Maria succursi ora pro nobis" e la firma "Joannes de Monte Rubiano pinsit", che dice essere senza data. Vi si trova anche riportata la conferma della presenza della tela, ancora nel 1854, da parte di un Padre Bruni, priore dei domenicani pesaresi e del Sant'Offizio, spostata, a suo dire, nella navata sinistra della chiesa di Sant'Agostino.
In questo secondo foglio, di pugno del De Minicis, troviamo ancora suffragata la provenienza del dipinto pesarese dagli eremitani di Cingoli, asserita dal Marchese Tommaso Castellani di Treia, erudito e collezionista, in due lettere inviate al faleronese, rispettivamente del 23 aprile e del 5 giugno 1854.
La chiesa era annessa ad un convento che Torelli ritiene di fondazione antecedente al 1244. Lo stesso Torelli alla cronaca dell'anno 1305 riporta un episodio che riguarda il santo Nicola da Tolentino presente a Cingoli: "Communque sia, questo è certo, che essendo egli stato ordinato Sacerdote in Cingoli da S. Benvenuto Anconitano Vescovo d'Osimo, come cominciò a celebrare la Santa Messa con incredibile divotione, e spirito, così poco appresso li fu comandato da' Superiori, che dovesse altresì applicarsi alla santa Predicatione della parola di Dio, il che fece poi egli con tanto profitto, et utile dell'Anime, di quelli che l'ascoltavano, che in brieve tempo, ne' luoghi dove predicò, si viddero mutationi di vita, e conversioni notabili di molti Peccatori, li quali si erano invecchiati nelle colpe e ne' peccati."