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Chiesa di sant'Agostino a Fermo
CHIESA DI SANT'AGOSTINO A FERMO
Costruita in stile romanico-gotico verso la metà del Duecento, la chiesa fu sopraelevata ed ingrandita nel 1360 con l'aggiunta del campanile (restaurato nel 1145). Presenta un'alta facciata a due ordini, preceduta da una scalinata. Resti della costruzione primitiva sono visibili sul fianco destro. Subì modifiche nel 1716 e nel 1738. Nel 1808 al suo interno si accamparono le truppe napoleoniche; con l'Unità d'Italia fu acquisita dal Demanio, quindi dal Comune; nel 1932 subì una profonda ristrutturazione necessaria per il pericolo di crolli. La facciata principale è quella prospiciente l'ex convento dei Padri Agostiniani (oggi sede dell'Istituto Industriale Montani); l'originale scalinata a ventaglio fu sostituita con l'attuale a due rampe. Nella Chiesa di S. Agostino a Fermo gli artisti hanno fissato nelle testimonianze pittoriche il tema di san Nicola da Tolentino e delle anime purganti.
A proposito dei defunti e del Purgatorio il primo e fondamentale tema iconografico riguarda l'esperienza che il Santo, agli inizi del suo ministero sacerdotale, visse a Valmanente (oggi Muraglia) di Pesaro negli anni 1270-75. Ciò che i biografi hanno tramandato con efficaci tinte narrative, i pittori hanno riportato con tutte le risorse della loro tavolozza: la notte si illumina della improvvisa e impressionante visione del Purgatorio come spazio incandescente che occupa tutta la vallata di Pesaro su cui si affaccia il piccolo colle dell' eremo agostiniano. Il Santo è raffigurato nella sua viva sorpresa, tra lo spavento e la compassione, mentre ascolta commosso e tremante l'accorata supplica di frate Pellegrino: "Vieni, venerando padre, vieni e osserva se ti sembra conveniente respingere spietatamente la domanda di una moltitudine tanto sofferente"! Nell'atrio si conservano un affresco del '300 con la Natività ed uno dei primi del '400 che rappresenta la Madonna col Bambino e santi. Internamente la chiesa presenta una croce latina e una sola navata con pavimento rialzato di circa tre metri rispetto alla costruzione romanica, che lascia intravedere la struttura della chiesa gotica. Il presbiterio ha due cappelle laterali. L'abside presenta un coro ligneo settecentesco.
Sulle pareti delle due cappelle e lungo le navate sono presenti numerosi affreschi dei sec XIII - XV. Dietro il secondo altare a destra, su due fasce, si notano: in basso gli affreschi duecenteschi con santi, Madonna col Bambino, altra santa, Madonna della Pace; in alto, altri del '300 con la Crocifissione, i Ss. Pietro e Paolo e, sopra, L'Annunciazione; a destra del presbiterio, sono alcuni affreschi frammentari del '300 e del '400 con L'Eterno e Santi. A sinistra, in un ambiente (già antica cappella) sono altri affreschi della seconda metà del '300, tra cui, in alto, Madonna della Misericordia e santi, in basso, Annunciazione, Crocifisso, Padre Eterno e due santi; accanto al braccio sinistro del transetto Annunciazione e Sposalizio della Vergine (del '400); lungo la parete di sinistra, al primo pilastro santi ('400) e sul pilastro successivo la quattrocentesca Madonna col Bambino e santi; dietro il secondo altare l'affresco trecentesco con la Dormitio Virginis; seguono altri affreschi del '400. Nel transetto della monumentale chiesa di Sant'Agostino si erge a sinistra, sopraelevata, la cappella della Sacra Spina chiusa da un'artistica cancellata gotica in ferro battuto lavorata dal fermano Manlio Bracalenti (1958) ed abbellita da un fastoso lampadario anch'esso in ferro battuto opera egregia del fermano Eugenio Matacotta (1892) su disegno dell'architetto Giuseppe Sacconi. La preziosa reliquia fu donata dal 1274 da Filippo III l'ardito, figlio del re di Francia, Luigi IX, al Beato Clemente Briotti di S. Elpidio che la donò alla città di S. Elpidio. Nel 1377 fu trafugata e portata a Fermo e poi fu dichiarata autentica con la prova del fuoco dal vescovo di Fermo De Vetulis.
Nel 1574 fu istituita la Veneranda Arciconfraternita della S. Spina e la reliquia fu collocata nella cappella della Madonna di Loreto (eretta dalla pietà della signora Ottoni-Fogliani) che prese la denominazione attuale. Dal 1808 al 1837 la reliquia è stata conservata nella Cattedrale. La Sacra Spina oggi è conservata entro un reliquiario sbalzato in argento dorato adornata da un piccolo Cristo, una Croce, tempietto e due cherubini; in un'urna di vetro cilindrica c'è la Spina (lunga 4 cm) intrisa di sangue raggrumato nella punta. Nell'atrio della chiesa si conserva un bel gonfalone che richiama il soggetto della Madonna del Soccorso dipinta da Giovanni Pagani per la chiesa di sant'Agostino a Cingoli, sia pure caratterizzato da una più scarsa qualità disegnativa. Esternamente la chiesa ad un metro da terra sulla facciata esterna della massiccia torre presenta una iscrizione che ricorda una importante vittoria riportata nel 1348 a Porto d'Ascoli dagli abitanti di Fermo sugli ascolani che, nonostante i divieti, avevano eretto una rocca in sfida a Fermo, che aveva il dominio sul litorale dal fiume Potenza al Tronto. Tredici ascolani furono impiccati ai merli della rocca e due pietre della fortezza furono portate a Fermo come trofeo di guerra.