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Chiese agostiniane: Carignano

La chiesa agostiniana di Nostra Signora delle Grazie a Carignano

La chiesa agostiniana di Nostra Signora delle Grazie a Carignano

 

 

CHIESA DI NOSTRA SIGNORA DELLE GRAZIE A CARIGNANO

 

 

 

La chiesa di S. Maria delle Grazie è nota anche come "chiesa di S. Agostino", poiché ospitò per secoli gli agostiniani che la fecero erigere. La chiesa attuale non è quella originaria dato che la prima chiesa agostiniana era collocata nell'area fuori delle mura cittadine, negli airali della Maddalena. Gli Agostiniani erano arrivati in Carignano nel 1474-1475 dopo che alcune nobili famiglie cittadine (Provana, Romagnano, De Anna) avevano ceduto loro vari terreni e la cappella di S. Maria Maddalena.

Dopo aver ottenuto il consenso all'abbattimento della antica cappella, fu eretto il primo convento agostiniano, cui contribuirono economicamente molte famiglie dell'antica nobiltà carignanese. La chiesa aveva sedici cappelle o altari addossati alle pareti o alle colonne della chiesa. Tra le cappelle, va ricordata quella intitolata alla Natività, di patronato di Renato di Savoia, figlio naturale di Filippo di Bresse dal 1499 duca di Savoia e della carignanese Libera Portoneri. Sotto l'altare maggiore, vi trovava la tomba di Bianca di Monferrato, duchessa di Savoia.

Il nuovo convento ospitò nel 1518 il Capitolo Generale dell'Ordine, che elesse quale vicario il carignanese Nicola di Romagnano. Il convento fu distrutto durante l'assedio che l'esercito francese pose a Carignano nel 1544, dopo la battaglia di Ceresole.

Terminata la guerra, gli Agostiniani trovarono rifugio nelle case dei nobili Provana. Trasferitisi in una piccola cappella già di proprietà della confraternita dei Battuti Bianchi e in alcune case in Ruata della Paglia (Via Schina), gli Agostiniani poterono iniziare i lavori per il nuovo convento solo nel 1596. Questo convento verrà molto modificato nel 1623. La chiesa, opera di architetti lombardi, fu iniziata solo nel 1601 e fu conclusa nel 1613. Venne consacrata nel 1632 da Monsignor Alessandro Castracane vescovo di Nicastro e nunzio apostolico presso i Savoia. Gli stucchi interni e le statue della facciata furono realizzati dagli stuccatori Cristoforo Ciseri di Como, da Francesco Gallo e da Pietro Somasso tra il 1667 e il 1672. Nel 1743 chiesa e convento furono ridotti ad ospedale; lo stesso si ripeté nel 1800. Nel 1801 il convento fu soppresso da Napoleone. Nel 1815 vi tornarono tre sacerdoti carignanesi che fondarono la Congregazione degli Oblati di Maria Vergine, approvata nel 1816.

La chiesa è un tipico esempio d'architettura della Controriforma ad aula unica. La facciata ricalca modi manieristi, con decorazioni tardo rinascimentali e barocche. La figura della Madonna, affrescata con Gesù Bambino in braccio, è in posizione centrale ed è attorniata da una statua di Sant'Agostino protettore dell'Ordine e contitolare della chiesa, e dei Santi più importanti per gli Eremiti agostiniani.

Sopra la porta d'ingresso del convento, opera dei carignanesi Parigi, c'è un piccolo bassorilievo marmoreo, risalente al secolo XV-XVI, che raffigura la Madonna di Misericordia con un fedele inginocchiato ai suoi piedi.

Della grande quadreria agostiniana resta ben poco. Tra le tele presenti nel Santuario si possono ricordare il Battesimo di Gesù, di Giovan Antonio Molineri, un San Carlo Borromeo e San Michele Arcangelo che abbatte Lucifero di Giovanni Claret (1635); una Estasi di San Nicola da Tolentino, di Giovanni Antonio Molineri; una Immacolata Concezione, di Giovanni Antonio Molineri; una Madonna con Bambino e i Santi Rocco, Remigio e Giovanni Battista di Giovanni Claret e Francesco Pistone. Questo quadro fu fatto dipingere come ex voto dalla comunità di Carignano per esser stata preservata dalla peste.

Altri quadri sono una Adorazione dei Magi di Giovanni Claret e Francesco Pistone; una Madonna del Rosario, di anonimo secentesco, che raffigura la Madonna in piedi sopra una mezzaluna, attorniata dagli Angeli e dai Misteri del Rosario.

Tra gli affreschi vanno ricordati soprattutto quelli attribuiti a Giovanni Claret ed aiuti, nel presbiterio, che raffigurano scene dell'elemosina di San Giovanni da Villanova ai poveri e agli storpi. L'altare attuale è composto parzialmente con i resti dell'altare maggiore della vecchia parrocchiale.

Notevoli sono gli stucchi delle cappelle di S. Nicola da Tolentino e di S. Michele, opera di Pietro Somasso (1672) e le Vetrate.

Sotto il pavimento della navata, hanno trovato posto varie sepolture di cui si conservano ventuno lapidi tombali, decorate da stemmi e iscrizioni, che erano di patronato di alcune famiglie nobili della Città, quali i Mola di Larissè, i Barbiellini Amidei e gli Schina. Nel presbiterio, è conservata la lapide dei Padri agostiniani, su cui si legge ancora Quorum virginae cingebat - corpora Matris - cingulus e voto hic - ossa sepulta iacent - MDCCLXXI (Qui giacciono sepolte le ossa di coloro i cui corpi, il cingolo della Vergine Madre cingeva con voto 1771).

Sulla parete sinistra del presbiterio, dietro una lapide commemorativa, c'è la sepoltura di Bianca, figlia del marchese Guglielmo Paleologo del Monferrato, moglie del duca Carlo I di Savoia.