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Frate agostiniano, Museo Borgogna
CHIESA DI S. MARCO DI VERCELLI
LA CHIESA DI SAN MARCO
Vercelli è una piccola cittadina dove permangono alcune impronte agostiniane. All'Archivio di Stato si trovano molti documenti relativi al convento di S. Bernardo, della Congregazione di Lombardia, pochissimi sono quelli del convento di S. Marco, dei conventuali. La chiesa di S. Bernardo dovrebbe esistere ancora, e forse anche il convento. La chiesa di S. Marco, al centro della città, è stata trasformata in mercato coperto: diversi affreschi, molto interessanti, sono stati staccati e si trovano al Museo Borgogna.
GLI INIZI DELLA VITA AGOSTINIANA
L'inizio della vita agostiniana in questa città si intreccia con quella dei Poveri Cattolici, i quali avevano in Vercelli un convento e una piccola chiesa dedicata a S. Marco almeno fin dal 1212. Anche gli eremiti di fra Giovanni Bono erano presenti nel suburbio di Vercelli.
Dopo che nel luglio 1256 i Poveri Cattolici si unirono all'Ordine agostiniano, le due comunità si fusero nel convento di S. Marco in città. A partire dal 1260 i frati incominciano a progettare una nuova chiesa e un nuovo convento, e ottennero in quell'anno la solita bolla papale che concedeva 40 giorni di indulgenza a coloro che li avessero aiutati nella nuova fabbrica.
LA COSTRUZIONE E LA CONSACRAZIONE DELLA CHIESA
A partire dal 1261 i frati di S. Marco, con il loro priore fra Pietro da Cremona, incominciarono ad acquistare alcuni casamenti confinanti con il convento fino ad avere a disposizione una vastissima area per la nuova costruzione. Il 19 agosto 1266 avvenne la benedizione e la posa della prima pietra: Cum infrascripti fratres Heremitae Sancti Marchi Vercellarum etc. Dominus Praepositus (Lantelmus) juxta mandatum dicti Domini Episcopi (Martini) ad onorem Dei et Beati Marchi imposuit primarium lapidem coctum crucis signatum in quodam fovea dicti foci ipsorum fratrum prope domum habitationis eorum.
Per quasi due secoli S. Marco fu un cantiere sempre aperto, finché il 29 agosto 1455 il vescovo di Vercelli Ubertino consacrò con grande solennità la chiesa, il chiostro e il cimitero. San Marco era una chiesa gotica grandiosa, a tre navate, impreziosita da affreschi eseguiti fra il '300 e il '400, di cui numerosi frammenti sono ancora visibili presso il Museo Borgogna. In essa avevano le loro tombe le più ragguardevoli famiglie di Vercelli. La comunità agostiniana di Vercelli fu sempre numericamente piuttosto piccola, almeno fino al termine dei lavori. Godette di grande prestigio nella città e un lungo periodo di splendore.
Monaca e frati agostiniani
LA CHIESA: LE CAPPELLE, GLI ALTARI E LE COMPAGNIE
Le grandi famiglie vercellesi fecero costruire per devozione altari e cappelle soprattutto nel '400 e nel '500. La Relazione del 1650 dice che le cappelle erano quindici: la Cappella grande, le Cappelle di S. Antonio, di S. Lorenzo, delle SS. Margherita e Cecilia, di S. Lucia, della Resurrezione, di S. Nicola, di S. Dorotea, della Madonna della Cintura, della Madonna dell'Assunzione, di S. Agostino, di S. 5ebastiano, dei SS. Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, dei SS. Giacomo e Filippo, della beata Rita. Nel 1630 con le elemosine della cassetta della beata Rita si fecero una Cappella e un'Ancona, mettendo in ordine la Cappella che si trovava "sopra" S. Nicola, perché i Frati volevano dimostrare la loro riconoscenza a Dio e alla beata "che ha interceduto per noi in questa pestilenza". Nel 1704 venne costruito in legno l'altare di S. Giovanni di S. Facondo.
Si ha notizia della presenza in S. Marco di alcune Compagnie, ognuna delle quali officiava nella rispettiva cappella, disponendo anche di una propria sacrestia in cui riporre gli arredi sacri. La Compagnia della Cintura nel 1606 aveva fatto preparare un'Ancona nella quale inserire l'immagine della Vergine, di S. Agostino e di S. Monica, da collocare davanti al pilastro dell'acquasantiera. Un'altra compagnia presente in S. Marco fu quella di S. Nicola, per la quale ci furono molte controversie fino a che nel Cinquecento un Decreto della Sacra Congregazione stabilì che nessun sacerdote al di fuori dell'ordine potesse benedire le Cinture e i Panini di S. Nicola.
LA CAPPELLA DI S. NICOLA
In un locale, ora adibito a magazzino ed autorimessa, identificabile con tutta probabilità nella cappella dedicata a S. Nicola, sono venute alla luce non molto tempo fa alcune pitture che rappresentano i miracoli di S. Nicola da Tolentino. Il pittore, con un programma che non è più possibile cogliere appieno, ha eseguito alcuni riquadri in monocromo chiaro, a simulare un bassorilievo, di cui ci rimane un ciclo incompleto di due episodi della vita di San Nicola da Tolentino.
Nel riquadro di destra è narrato il miracolo della risurrezione del bambino caduto in una roggia a San Ginesio, fatto raccontato in basso da una scritta in caratteri gotici. La ruota in movimento di un molino restituisce il corpo di un fanciullo alle mani tese della madre che si volge ad invocare il santo, raffigurato imponente e maestoso con la destra in atto benedicente.
Le vessazioni del diavolo sono trattate nel riquadro di sinistra: San Nicola inginocchiato entro un interno con volta a vela, illuminato da un oculo e da una lampada ad olio a più becchi, è tormentato da orrendi mostri diabolici. Della figura del frate, tagliata a metà, ci rimane solo la parte posteriore della testa e del corpo. Gli affreschi, databili attorno al 1498/1499, sembrano attribuibili al Sodoma.
LA PRIGIONE DI Fr. FRANCESCO BUSSOLARO
Un episodio particolare è legato al dominio dei Visconti su Vercelli, quando nel 1360 Galeazzo Visconti si servì del S. Marco come carcere per Francesco Bussolaro, il difensore di Pavia, che avendo osato sfidare il potente duca, fu catturato e portato prigioniero a Vercelli. Tutto questo avvenne con il consenso del Generale dell'Ordine, Matteo d'Ascoli, il quale il31 gennaio 1360 nominò il priore vercellese Giovanni da Bobbio commissario per la custodia del Bussolaro, esentandolo da tutti gli altri incarichi.
LA SOPPRESSIONE
Sappiamo che la chiesa di S. Marco nel 1798 era stata utilizzata come ricovero delle truppe francesi e che da allora era stata chiusa al culto. Chiesa e convento furono soppressi con il decreto del 16 agosto 1802 e il 2 luglio 1805 la chiesa fu venduta per 12.500 franchi a Gioacchino Marelli del Verde. Dalla vendita furono esclusi i mobili e l'altare di marmo che esisteva in una cappella; la citazione di un solo altare farebbe supporre che nel 1805 tutti gli altri non si trovassero più nella chiesa.
L'altare maggiore, imponente e armonioso nello splendore dei suoi marmi, trovò collocazione nella chiesa di S. Michele, dove ancora oggi si trova. Sempre in S. Michele finì l'altare dell' Addolorata. Dalla sacrestia di S. Marco vennero trasferiti nell'ex convento di S. Cristoforo 17 quadri tra grandi e piccoli, 20 pianete, quattro piviali, due contraltari. La biblioteca i frati l'avevano già venduta un secolo prima.
L'ULTIMA TRASFORMAZIONE
La chiesa di S. Marco fu infine acquistata dal Comune, che nel 1856 la trasformò in mercato del vino. Nel 1884 iniziarono i lavori per trasformarla in mercato coperto. In tale occasione vennero alla luce quegli affreschi, che opportunamente staccati, ora si possono ammirare nel Museo Borgogna.