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Chiese agostiniane: Benevento

Immagine della facciata della chiesa

La facciata della chiesa

 

 

CHIESA DI S. AGOSTINO DI BENEVENTO

 

 

 

La chiesa di sant'Agostino è stata costruita nel medievale Rione Trescene con annesso monastero e campanile del secolo XIII. Attualmente la chiesa e l'annesso convento costituiscono un polo dell'Università degli Studi del Sannio. Il portale e la facciata sono Trecenteschi. La struttura dell'edificio sacro è a una sola navata, con un'abside rettangolare. In fondo è il coro ligneo. L'altare maggiore, in marmi policromi, era sormontato da una grande tela di Sant'Agostino che lava i piedi a Cristo, un diffuso soggetto nell'iconografia agostiniana. La parete destra della navata era arricchita da una tela di Donato Piperno raffigurante la Madonna in trono e Santi. Entrambe le opere sono ora custodite nei depositi del Museo del Sannio. Il paliotto dell'altare è in linea con la mensa e il tondo centrale è fiancheggiato da motivi vegetali.

Lungo le pareti laterali vi sono altri sei altari. Le pale dei primi due a destra sono dipinti di ignoto autore. Sul primo altare a sinistra si può osservare una scultura lignea di San Nicola da Tolentino, anch'essa di anonimo autore. Le pareti sono ornate da tele di Donato Piperno, tra cui vanno ricordate senz'altro La Madonna in trono e santi e una Deposizione. La Chiesa con l'annesso convento agostiniano sembra essere sorta intorno al 1300 su di un precedente tempio di Iside, non ancora riscoperto, benché l'esistenza sia attestata da vari reperti. La chiesa godeva di sicura fama nel 1366, quando fra Donato da Benevento, che qui dimorava, fu nominato da Urbano V arcivescovo di Lepanto, e mandato nella Turchia Europea.

In questo convento agostiniano fiorirono molti monaci beneventani dottori nelle scienze e nelle lettere, fra cui si distinsero il teologo Deodato da Benevento, il predicatore Donato Marra, che tradusse e commentò anche gli inni della chiesa, e Agostino Lepore, insegnante di filosofia, teologia, e storia ecclesiastica a Milano, Pavia e Bologna.

Nel 1605 nel convento alloggiò inoltre Maffeo Barberini, chierico della Camera Apostolica e futuro papa Urbano VIII, inviato da Clemente VIII insieme ad Alessandro Ludovico, Uditore del palazzo Apostolico, per definire i confini della città. In questo convento vi «era famiglia numerosa», cioè tanti monaci. Durante l'epidemia di peste del 1656, vi erano trenta religiosi più i novizi. Dal convento dipendevano quattro chiese: Sant'Andrea da Palofernis, San Matteo presso Porta Aurea, Santa Maria e Sant'Eustachio. La chiesa, rovinata dal sisma del 1688, fu riaperta al culto dall'arcivescovo Orsini (poi papa Benedetto XIII) nel 1714. Il Noviziato fu dismesso dopo la sua morte. Il convento venne affrescato dal pittore De Angelis mentre Giacomo De Simone riprodusse iscrizioni e motivi ornamentali. Il convento venne poi chiuso nel 1861, e la chiesa nel 1865. Nel 1868 il complesso agostiniano venne ceduto alla Provincia che ne è tutt'oggi proprietaria. Nel 1920 fu inaugurata la nuova Parrocchia di Sant'Agostino, adiacente alla chiesa storica.

Oggi la chiesa e l'annesso convento costituiscono un polo dell'Università degli Studi del Sannio