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Chiese agostiniane: Sant'Antimo

Immagine della Abbazia di sant'Antimo

Abbazia di sant'Antimo nel senese

 

 

ABBAZIA DI SANT'ANTIMO

 

 

 

Abbandonata da più di 500 anni l'abbazia è tornata a rifiorire nel 1979 quando Monsignor Staccioli, vescovo ausiliario della diocesi di Siena affidò la chiesa ai Canonici regolari di regola agostiniana.

Secondo la tradizione la primitiva chiesa e l'annesso monastero sarebbero stati fondati da Carlo Magno nell'anno 781. Il monastero viene citato la prima volta in un Diploma di Lodovico il Pio figlio di Carlo Magno. Il monastero fu retto dai monaci benedettini fino al 1291 quando furono sostituiti dai Guglielmiti con una decreto papale di Nicolò IV. Tuttavia i Guglielmiti di fatto non si insediarono mai come comunità e preferirono inviare qualche priore che non riuscì a fermare il degrado della struttura. Nel 1462 papa Pio II prese la decisione di sopprimere l'Abbazia in piena decadenza e la affidò al neonato vescovado di Montalcino.

 

San Norberto è l'ideatore dello stile di vita dei monaci di questa abbazia. Principe, peccatore convertito, predicatore, riformatore della vita clericale, vescovo, consigliere di imperatori e papi, San Norberto si erge come un faro in un difficile periodo storico di riforme. I canonici regolari seguono la regola agostiniana: rinvenuta nel XI secolo, essa presentava due diverse redazioni: la prima, che darà origine all'ordo novus - canonici di Prémontré, canonici di san Rufo, canonici di Arrouaise - di una grandissima austerità monastica, comprendeva, l'ordo monasterii e la regola, o preceptum, la seconda, all'origine dell'ordo antiquus - canonici Lateranensi, canonici di San Maurizio - riportava il solo preceptum più mitigato e spiritualmente molto ricco.

I canonici dell'ordo antiquus vivevano con una misurata austerità, mentre gli altri (ordo novus) esaltavano una severità più grande sul modello dell'Ordine cistercense: vestiti di lana bianca senza biancheria, astinenza perpetua, digiuno continuo o almeno dalla metà dell'anno. L'ordo antiquus s'impose più a lungo nel Sud, dove i canonici riformati avevano mantenuto il loro ministero di un tempo. L'ordo novus si diffuse invece nelle zone rurali del Nord dove nuove Chiese vennero fondate in un contesto ecclesiale già solido e assunse un carattere tipicamente monastico e religioso. Dopo vari interventi dei suoi predecessori, in particolar modo a Prémontré nel 1126 e 1128, Innocenzo II impose nel 1137 l'abbandono dell'ordo novus favorendo l'altra più regola più sobria e meno prescrittiva.

Recenti studi stilistici e paleografici hanno dimostrato l'autenticità del preceptum, attribuibile a tutti gli effetti ad Agostino. L'ordo monasterii invece sarebbe stato scritto successivamente, forse da Alipio, in una forma molto giuridica e prescrittiva adattata alle condizioni geografiche e culturali dell'africa del nord di quel tempo. Per le comunità di Canonici regolari non esiste un governo centralizzato, né una unità di osservanza.

Nel 1958, Giovanni XXIII approvò la Confederazione dei canonici regolari di Sant'Agostino, organizzata sul modello della federazione benedettina istituita da Leone XIII. Questa confederazione raggruppa i canonici del Laterano, quelli dell'Austria, il Gran San Bernardo, San Maurice d'Augane, l'Immacolata Concezione e i canonici regolari di Maria Madre del Redentore, ultimi nati nella storia canonicale, in Mayenne. Ogni istituto conserva i suoi statuti particolari e il suo abate generale, ma la confederazione è governata da un abate-primate eletto per sei anni.

 

L'edificio

La chiesa originaria doveva essere più piccola dell'attuale e forse va riconosciuta nell'attuale sagrestia a forma rettangolare. Sotto questa struttura si trova la cripta quadrata del IX secolo. Per quanto riguarda la facciata, in origine esisteva un portico che si riesce in parte ad intravedere ancora oggi, che consisteva in quattro archi con lesene e semicolonne. In corrispondenza dei due archi centrali si aprivano due porte sostituite in tempi successivi da un'unica entrata, con architrave monolitico decorato e contornato da due colonne con capitello. Nella navata centrale si aprono una monofora e più in alto una bifora. Il tetto è a doppio spiovente, arricchito da una cornicetta ad archetti, un motivo che si ritrova anche lungo le pareti laterali e sul campanile a forma quadrata e di stile lombardo. Un'altra porta in corrispondenza del chiostro, che oggi non esiste più, è ornata da bassorilievi e sormontata da architrave monolitico anch'esso variamente decorato. Tutto il complesso è decorato con semicolonne, capitelli, lesene, monofore, bifore, archetti e decorazioni, che rimandano ad una architettura romanico-gotica.

L'interno è a tre navate, con archi a tutto sesto: la navata centrale ha una forma regolare, slanciata e luminosa ed è coperta da capriate, mentre le due navate laterali, con volte a crociera, si restringono a partire dalla metà circa della chiesa e si congiungono formando un deambulatorio semicircolare sul quale si aprono tre cappelle. Al di sopra delle navate laterali corrono le tribune della chiesa. Notevole è il capitello della seconda colonna destra che rappresenta Daniele tra i leoni. Degno di particolare attenzione è il grande Crocifisso Ligneo del XIII secolo che sovrasta l'altare maggiore. Nella piccola cripta esiste un altare che è stato ricavato da una lastra sepolcrale del 350 d. C. L'Abbazia di S. Antimo ospita nell'abside due affreschi di Spinello Aretino del sec. XVII, nonché il ciclo di affreschi della storia di S. Benedetto, eseguiti nel secolo XV da Giovanni da Asciano, attualmente sistemato nella Sagrestia. Ci sono poi il monastero e il chiostro, anticamente annessi alla chiesa, di cui adesso sono rimasti pochi resti.