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chiesa di sant'Agostino a Prato
CHIESA DI S. AGOSTINO DI PRATO
La chiesa di Sant'Agostino a Prato sorge sul lato nord della piazza omonima, utilizzata ancora nell'Ottocento come mercato della legna. L'edificio è stato costruito tra il XIII e il XV secolo ed è stato completamente restaurato in tempi recenti. La semplice facciata basilicale della chiesa ha paramento in ciottoli regolarizzato agli spigoli con mattoni e pietra, che si ripete anche sul fianco, dal fondo del quale emerge il robusto campanile con coronamento piramidale.
Gli Agostiniani eressero il primo nucleo nel 1271: si trattava di un oratorio e di un piccolo convento. Dalla fine del Trecento fino al 1440 venne costruita l'attuale chiesa, dotata di nuovi altari nel XVI-XVII secolo. Nulla rimane dell'oratorio e del piccolo convento fondati dai frati Agostiniani nel 1270. L'interno attualmente si presenta a tre navate, divise da sei campate concluse da tre cappelle, secondo la sistemazione ricevuta nel primo Quattrocento. La sua struttura architettonica costituisce un interessante esempio di architettura di transizione dal Gotico al Rinascimento.
L'interno presenta una pianta basilicale a tre navate con campate su colonne in mattoni, un tempo intonacate e oggi con laterizi lasciati a vista in seguito a un restauro novecentesco. Le colonne hanno capitelli a "foglia d'acqua" e risalgono al 1410 circa. Un unicum sono gli archi a pieno centro su colonne che anticipano soluzioni rinascimentali. Le tre cappelle absidali sono del tardo Trecento. La chiesa è abbellita da numerosi dipinti e notevoli tele che sono conservate negli imponenti altari a edicola del XVI-XVII secolo, tra i quali va ricordata una Madonna della Consolazione di Giovan Battista Naldini (1537-1591), allievo del Pontormo e collaboratore del Vasari (completata nel 1591 dal Curradi). Iniziando la visita artistica dell'interno, il primo altare a destra risalente al 1629 circa ospita un bel dipinto con San Nicola da Tolentino, di un artista fiorentino del Seicento, incorniciato da una tela con una Gloria d'angeli e di santi. L'animata composizione, con il "trompe l'oeil" dell'angioletto che regge il quadro centrale ed i bei brani di San Giovanni Evangelista e della fanciulla incatenata dal demonio, vive di un pittoricismo ricco e luminescente che la rivela opera di un artista fiorentino della seconda metà del XVII secolo. Del 1629 è il successivo altare, ornato da un'Immacolata Concezione dipinta da Jacopo da Empoli e bottega. La tela propone un'iconografia controriformistica esaltante il dogma dell'Immacolata Concezione e il ruolo salvifico della Vergine, messi in dubbio dai protestanti: Maria in gloria schiaccia la testa del serpente sull'albero del peccato a cui sono incatenati Adamo ed Eva; Intorno, i santi in adorazione ne convalidano il culto. Sul terzo altare si trova la tela con Cristo che scaglia frecce, S. Agostino e altri sei santi, firmata e datata 1638 dal pittore senese Astolfo Petrazzi, allievo del Vanni a cui si richiamano il patetismo e la pittura morbida e sfumata della parete superiore. Entrati nella cappella di destra, tra due lapidi sepolcrali, si scopre la cappella Buonamici, dove si può ammirare una Madonna col Bambino in gloria e Santi di Iacopo Chimenti detto l'Empoli (1554-1640). Sulle pareti, insieme ad un affresco staccato degli inizi del secolo XIV con sant'Agostino e le lapidi sepolcrali della famiglia Buonamici fra cui quella del canonico Giovan Francesco (1588). Molto bello anche il quadro con l'intensa Elemosina di San Tommaso (1660) da Villanova attribuita al pittore Giovan Pietro Naldini, caratterizzata dalla veridica rappresentazione dei mendicanti. Dal lato opposto sono un'Immacolata dell'Empoli (1630 circa) e una tela avvicinata al Pignoni. Nelle cappelle del transetto sono un Battesimo di Sant'Agostino (1603) di Giovanni Bizzelli, a destra, e all'opposto una Madonna col Bambino e Santi dell'ambito del Cigoli. Nella chiesa sono inoltre collocati affreschi trecenteschi (recuperati anche dal convento). Il presbiterio è stato sistemato da Jorio Vivarelli (1984). L'imponente altare maggiore eretto nel 1745 ospita due angeli in stucco di Carlo Socci e una tela con sant'Agostino in adorazione del Crocifisso e della Vergine col Bambino, opera del pittore pratese Mattero Bartini. Proseguendo si incontra una tavola della fine del Cinquecento con la Madonna col Bambino tra i Santi Michele e Agostino, attribuita al pratese Niccolò Latini che conduce illustri citazioni da Andrea del Sarto e da Pontormo in uno stile eclettico e stravagante, di forte vivacità cromatica anche se non sempre sorretto da un solido impianto disegnativo. La sepoltura del canonico Querni con busto marmoreo (1730) precede il quarto altare della navata con sant'Agostino che contempla il mistero della Trinità, tela seicentesca attribuita al senese Raffaello Vanni.
Commissionata dalla "Compagnia della cintura" al pittore Giovan Battista Naldini che la eseguì verso il 1591 con l'aiuto di allievi, è la pala seguente con la Madonna della Consolazione che appare fra Sant'Agostino e Santa Chiara. La Vergine dona i cintoli, simbolo della compagnia, a una umanità fatta di potenti e di gente comune. E se l'eleganza e i contrappunti di tipo manierista sono ancora evidenti nella donna col bambino e nel giovane col mantello, la pittura compatta, i toni smorzati dall'ombra grigia del fondo e la didascalica struttura compositiva rivelano già gli intenti controriformisti del Naldini, ritratto nell'uomo col turbante.
Dal vestibolo con volta a botte, realizzato nella prima metà del Trecento, si accede al chiostro cinquecentesco detto «dei morti» che si trova sui lati orientale e meridionale del cortile, il quale è chiuso a nord dalle mura trecentesche. Dal chiostro cinquecentesco si accede all'Oratorio di San Michele, costruito nel Trecento come sede della Compagnia dei Disciplinati, che conserva ampi resti di una teoria di Santi e Profeti affrescati a fine 300'; anche il contiguo Capitolo ha struttura trecentesca. Durante la seconda guerra mondiale una bomba centrò l'abside, distruggendo i vari arredi lignei presenti. La chiesa passò al clero secolare dopo la soppressione del convento, nel 1810. Dal 1964 l'intero complesso è affidato ai Padri Sacramentini.