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Chiese agostiniane: Motta Livenza

Immagine della chiesa di sant'Agostino a Villanova

Chiesa di sant'Agostino a Villanova

 

 

CHIESA DI S. AGOSTINO DI MOTTA LIVENZA

 

 

 

Lungo l'argine del fiume Livenza, abbandonato il centro di Motta Livenza, si incontra l'abitato di Villanova, una località di campagna. La sua chiesa è dedicata ad Agostino vescovo.

Le vicende storiche ci attestano che nel XIII secolo il Castello di Motta e le terre circostanti appartenevano ai Conti Da Camino le cui gesta sono strettamente legate alla storia della chiesa. Infatti nel 1237 il Vescovo di Ceneda, che era allora il Conte Alberto Da Camino, cedette a Guglielmo, Priore dei Canonici Regolari Agostiniani di S. Salvatore di Venezia, un podere che la famiglia possedeva a Villanova. Il documento di  cessione includeva anche la autorizzazione a costruire una chiesa in onore di S. Agostino oltre a una casa monastica. I Canonici ottennero anche di poter eleggere un Rettore della chiesa non sottoposto alla giurisdizione del vescovo di Ceneda. In cambio il Priore doveva corrispondere ogni anno al Vescovo di Ceneda una libbra di incenso ed una di pepe per la festa di S. Martino.

Un ulteriore tributo a carico del Priore era previsto per risarcire il pievano della chiesa matrice di San Giovanni Battista, per il primato che egli aveva sulle chiese di S. Nicolò di Motta, Navolè e Villanova. Tale tributo prevedeva la consegna di una libbra di cera ogni anno nella festività di S. Giovanni Battista. Il documento fu redatto il 13 agosto 1237 nella "Ecclesia Sancti Nicolai de Burgo Motte". Il territorio acquitrinoso di Villanova venne bonificato dai monaci, fu costruita la chiesa e istituita la parrocchia di Villanova, aggregandovi pure una parte della villa di Ceggia e di Lorenzaga trevisana.

La chiesa di Villanova fu retta dagli Agostiniani per tutto il periodo della Repubblica veneta e ancora per qualche anno fino al 1818, quando passò sotto la diocesi di Ceneda. La struttura ha subito diversi restauri mai la chiesa conserva ancora immutato l'originale impianto architettonico Cinquecentesco. Internamente si presenta a una sola navata, con quattro altari.

L'altare maggiore possiede un grande tabernacolo marmoreo sovrastato da un grande crocifisso in legno. Di grande vigoria è l'immagine del Padre nel tondo affrescato del lunotto dell'abside, un'opera che si presume sia lavoro di Giandomenico Tiepolo, abituato a soggiornare per lunghi periodi a Villanova nella Villa Rieti Rota.

Ai lati del presbiterio si trovano due altari. A destra scopriamo quello di San Giuseppe, arricchito da una pregevole pala della natività di scuola veneta del Settecento.

Di fronte si trova invece l'altare marmoreo del Sacro Cuore di Gesù. A metà della chiesa è collocato l'altare della Beata Vergine del Carmine, realizzato in marmo di Carrara dallo scultore Spezzi di Verona nel 1903 e dono della famiglia Molmenti, dove sono custoditi i resti del corpo di S. Teodoro.

Più avanti, sulla sinistra, è appesa una tela che raffigura il Patrono S. Agostino con san Giovanni e la Vergine, datata 1845 e firmata da Giuseppe Puppini. Dall'altra parte della navata, si può ammirare un grande dipinto che rappresenta l'ultima cena. La tela, larga circa 450 cm, fu realizzata da Andrea Piazza, presunto nipote di Paolo Piazza (1560-1620). La pala fu ordinata dalla Scuola del Santissimo Sacramento e decorava la controfacciata della chiesa di San Nicolò di Motta, da dove fu rimossa nel 1755 per far posto al grandioso monumento funebre del cardinale Girolamo Aleandro. Per le sue notevoli dimensioni, quest'opera venne trasferita nella chiesa di S. Agostino a Villanova di Motta ove, nel Settecento, era anche presente una confraternita del S. Sacramento.