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Chiesa di sant'Agostino a Rovigo
CHIESA DI S. AGOSTINO DI ROVIGO
I Padri Eremitani di S. Agostino della Congregazione di Monte Ortone arrivarono a Rovigo nel Cinquecento, dove acquistarono una casa che con successivi ampliamenti fu trasformata in chiesa e convento. Sembra che la chiesa sia stata edificata nel 1588 e a pochi anni di distanza anche il convento. I frati abitarono prima in una Casa, che fu ad essi donata nel 1503, e si sa per alcuni documenti manoscritti, che nel 1528 avevano già innalzato un Convento, che nella soppressione d'essi, seguita per sovrano Decreto nel 1772 restò interamente demolito per ordine di monsignor Arnaldo Speroni degli Alvarotti Vescovo d'Adria, che ne fece acquisto per erigere in quel luogo la nuova Fabbrica del Seminario. Il Padre Generale degli agostiniani assegnò il nuovo insediamento alla congregazione di Monte Ortone, di osservanza agostiniana riformata. Nel Seicento si ha notizia della presenza di cinque o sei monaci nel contiguo convento. La chiesa è costruita con una facciata di cotto di gradevole aspetto. Internamente gli altari sono di legno per lo più dorato. Gli altari presenti sono sette:
1. Altare Maggiore con una pala che effigia Sant'Agostino, il santo titolare della chiesa
2. Altare di San Giovanni Battista, nella cui pala è dipinta la sua decollazione
3. Altare di San Biagio, vescovo e martire
4. Altare di San Nicola da Tolentino
5. Altare della Beata Vergine di Loreto
6. Altare di San Massimino martire, che conserva le sue spoglie. L'altare appartenne ai nobili Redetti e nella cappella aveva sede la Confraternita sotto il titolo dell'Incoronazione di San Carlo Borromeo, come era richiamato nella pala dell'altare
7. Altare della Beata Vergine, la cui immagine vi fu trasportata dal ponte dei Cappuccini , nelle cui vicinanze era stata appesa a ricordo di un miracolo che la Vergine aveva operato.
Una cronaca locale riporta una descrizione dell'interno della chiesa con le sue opere d'arte: "Nel primo Altare a destra la Tavola esprimente il Signor morto in alto fra le nubi in grembo a Maria Vergine Addolorata, e sostenuto anche da un Angelo; e nel piano S. Nicola da Tolentino, e S. Tommaso da Villanova, che dispensa l'elemosina a due poverelli, è opera di Giulio Girelli Pittore Padovano. Nel secondo la Tavola con lo Spirito Santo in gloria d'Angeletti, e sotto San Gregorio Magno seduto sulla Cattedra Pontificia, alla sua destra S. Girolamo vestito da Cardinale sedente anch'esso, e dietro al medesimo San Gio: Battista; e dall'altra parte S. Biagio Vescovo ritto in piedi colla palma del suo Martirio, è opera ben disegnata, e vagamente colorita di sconosciuto agli Scrittori; ma valoroso Pittore, che nella base, al cui piede sta il Leone di San Girolamo, vi lasciò il proprio nome così:
JOSEPH
MARCHABRUNUS
F.
I due Quadretti lateralmente in alto fuori di quest'Altare, uno esprimente il Serpente di bronzo, e l'altro Agare col languente Ismaele confortata dall'Angelo, io li credo della Scuola di Paolo Caliari, detto Paolo Veronese. Nel terzo Altare, si venera un divoto Crocefisso di rilievo coperto da vetri disposti nel mezzo a forma di Croce. Di qui si può entrare in Sagrestia, la quale vedesi ornata d'alcuni Quadri. Il grande in faccia al banco dei Paramenti, che rappresenta San Bartolommeo Apostolo alla presenza del Tiranno assiso in trono, attorniato dalle sue guardie, è opera per quanto a me sembra d'Antonio Triva Reggiano. Sopra il detto banco lateralmente al Crocefisso di rilievo stanno due Quadretti bislunghi dipinti in tavola, uno con Maria Vergine, e l'altro con l'Angelo annunciatore, che sono sullo stile di Paolo Veronese. Il Quadretto presso la porta con Davidde sostenente il teschio di Golia, ricordano a meraviglia la maniera di Gio: Francesco Barbieri detto il Guercino da Cento. Nelle laterali pareti; i due Quadri uno esprimente S. Agostino, e l'altro Santa Monica, sono sul medesimo stile della Tavola dell'Altar Maggiore, di cui si dirà. Tornando in Chiesa, e salendo per i due gradini di marmo alla Cappella Maggiore, vedesi qui a destra un Quadro con la conversione di S. Agostino; ed a sinistra un altro con San Guglielmo orante nella sua solitudine, ed ivi sorpreso da un Re con le armate sue squadre; opere tutte due a mio parere del suddetto Antonio Triva.
La Tavola in fondo al Coro nuovamente ingrandito, la quale rappresenta Maria Vergine della Cintura col Bambino in numerosa gloria d'Angeli, che formano con istrumenti un musicale concerto, e nel piano S. Agostino, S. Niccola, da Tolentino, Santa Monica ecc., è opera, che ricorda lo stile della Scuola Passerottesca di Bologna; ma questa Tavola non potrebbe essere, che del più debole de' Passerotti, non mostrando il valore, né di Bartolommeo padre, né di Tiburzio primo suo Figlio, ed io inclinerei a crederla di Ventura Passerotti, fratello di questo, che fu degli altri men valoroso; come pure di lui possono credersi i due accennati Quadri di simile Stile veduti dentro la Sagrestia. Calando dagli scalini della Maggior Cappella trovasi l'Altare di Maria Vergine espressa in un Quadretto non infelicemente dipinta, la quale fu qui trasportata dal ponte de' Cappuccini, ove trovasi, e dicono a motivo di certo miracolo operato, per dare ad essa un miglior culto su quest'Altare. Nel seguente, dove si venera, entro una Cassa rinchiuso, il corpo del Martire San Massimiliano, la tavola col San Carlo Borromeo in Gloria d'Angeletti, e Serafini, e sotto nel piano, due Confratelli inginocchiati, è opera sullo stile del suddetto Giuseppe Marcabruni.
Similmente fuori di questa Cappella i due Quadretti lateralmente in alto, uno con la Dalida, che recide le chiome al dormiente Sansone; e l'altro col medesimo, che dopo la strage fatta de' Filistei si disseta con l'acqua, che n'esce prodigiosamente dalla ganascia omicida, sono anch'essi per quanto io credo, della Scuola di Paolo Veronese. Nell'ultimo Altare v'è il Simulacro di Maria Vergine Lauretana."
Il coro della chiesa fu costruito da monsignor Speroni in occasione della realizzazione dell'annesso Seminario. Nel 1771 la presenza agostiniana fu soppressa, la chiesa ed il convento furono acquistati da monsignor Speroni, che li riutilizzò come Seminario della Diocesi a partire dal 1794.