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Chiese agostiniane: Venezia

Immagine chiesa di sant'Elena a Venezia

Chiesa di Sant'Elena a Venezia

 

 

CHIESA DI S. ELENA A VENEZIA

 

 

 

La chiesa di sant'Elena si trova nel sestiere di Castello all'estremità orientale della città di Venezia, su un'isola che sorgeva vicino al porto di san Nicolò. Le prime notizie dell'isola di sant'Elena risalgono al 1060 e sono riportate in un atto notarile relativo a un pagamento effettuato dai religiosi di sant'Elena a quelli di san Michele per l'acquisto di una casa posta vicino al monastero. Un altro documento del 1176 conferma l'esistenza sull'isola di un monastero e di un ospizio per i pellegrini diretti in Terrasanta.

Innalzata sull'omonima isola, la chiesa di sant'Elena si affaccia ora su un'area che è stata bonificata nell'Ottocento. Una prima cappella, dedicata all'imperatrice Elena, fu edificata nel 1028 ed affidata ai monaci agostiniani che vi costruirono accanto un convento. Grazie all'intervento del monaco agostiniano Aicardo, nel 1211 giunse a Venezia da Costantinopoli il corpo dell'Imperatrice, Madre di Costantino il Grande. Poco dopo gli Agostiniani inglobarono la cappella in una chiesa più grande.

La leggenda racconta che la nave che trasportava le spoglie della santa, mentre stava arrivando a Venezia, si arenò sulle secche dietro l'isola di Olivolo, in San Pietro di Castello. I marinai riuscirono a disincagliarla solo alleggerendola dell'intero carico. Una volta liberata dalle secche, i marinai riportarono il carico a bordo ma, appena issarono le spoglie della santa la nave si incagliò di nuovo e riprese a galleggiare solo quando l'urna fu riportata a terra. I marinai decisero pertanto di lasciare le spoglie della santa sull'isola e proseguirono per Venezia.

Nel Quattrocento il convento e la chiesa passarono ai monaci benedettini Olivetani e nel 1515 la chiesa venne consacrata dal vescovo di Aleppo. A partire dal 1684 parte del monastero e del terreno adiacente vennero utilizzati dalla Serenissima per l'installazione di forni per la fabbricazione del pane-biscotto di cui riforniva le navi. Durante la dominazione napoleonica nel 1810 la chiesa venne sconsacrata e l'urna di Sant'Elena fu trasportata nella basilica di S. Pietro.

Il monastero divenne magazzino e la chiesa fu utilizzata come granaio e più tardi come deposito della Regia Marina.

Il portale rinascimentale della chiesa venne ricostruito sulla facciata della chiesa di sant'Aponal. La chiesa venne riaperta al culto nel 1928 ed affidata all'Ordine dei Servi di Maria di regola agostiniana. Successivamente l'urna di sant'Elena venne riposta nuovamente all'interno della chiesa.

La struttura dell'edificio è in stile gotico con una facciata stretta a capanna, circondata da lesene angolari a chiusura. Le finestre a bifora e il rosone centrale sono in stile gotico, mentre il portale d'entrata risale al 1476, un'opera rinascimentale di Antonio Rizzo. Al centro della lunetta la composizione ricorda il Capitano da Mar della Serenissima Vittore Cappello. La chiesa, di proprietà del Comune come l'adiacente convento, è ad una sola navata dalla struttura semplice e con una piccola cupola. L'attuale pala d'altare è una copia di quella che si trova nella chiesa dei Sette Santi Fondatori dell'Ordine dei Servi di Maria a Firenze. Originariamente la pala dell'Altar Maggiore raffigurava l'Adorazione dei Magi con sant'Elena, opera di Jacopo Palma il Vecchio, che fu trafugata nel primo Ottocento e oggi è conservata presso la Pinacoteca di Brera. Al suo interno sono ancora visibili opere di Antonio da Firenze, di Paolo Piazza e di Marco Vecellio, nipote del grande Tiziano.

 

Il convento

Dell'originario convento rimangono le ali contigue al chiostro che risalgono alla seconda metà del Quattrocento. Su tre lati si scoprono archi a tutto sesto, con l'ala contigua la chiesa caratterizzata da una loggia ad architravi. Al centro del chiostro è rimasta una vera da pozzo settecentesca. In seguito alla sconsacrazione del 1807 il convento fu in parte demolito: oggi, dopo la riconsacrazione della chiesa, è stato in parte recuperato e ricollegato alla chiesa stessa.