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S. Agostino a Vicenza
CHIESA DI S. AGOSTINO DI VICENZA
La storia della Badia dì Sant'Agostino è ricca delle straordinarie esperienze vissute dalle comunità che l'hanno abitata. Fu edificata tra il 1322 e il 1357 ad opera di fra Giacomo di Ser Cado, che viveva come eremita vicino all'attuale badia. Nel 1319 egli chiese e ottenne dal vescovo Sperandio di poter edificare una chiesa con annesso convento, dove fondare una comunità religiosa che professasse la regola di Sant'Agostino. Gli agostiniani, appoggiati economicamente dagli Scaligeri, i signori di Vicenza, vissero la loro massima espansione proprio negli anni di edificazione della chiesa.
Quanto all'ubicazione della badia, per la maggior parte degli studiosi fu costruita sopra l'antico sacello di S. Desiderio. Contro questa tesi lo storico vicentino Giovanni Mantese afferma che invece fu costruita iuxta S. Desiderium, basandosi su documenti che ancora nel 1429 nominano espressamente detto sacello. La facciata della chiesa ha una struttura architettonica complessa. Il frontale è diviso in tre fasce da quattro lesene: quella centrale comprende il portale, con un architrave e modiglioni sagomati, nonché un rosone con vetri circolari legati a piombo. Il tetto è a capanna e possiede due spioventi coronati nella parte inferiore da archetti ciechi. La fasciatura inferiore della muratura esterna è in conci di pietra dei Colli Berici.
La fascia alta presenta invece strati di materiale rozzo e poi mattoni. Si notano anche i resti di un portico. Sul fianco sinistro sono rimasti i basamenti su cui appoggiavano le travi del portico, che doveva essere abbastanza simile a quello che è stato ricostruito sul fianco opposto. Il campanile, di fondazione trecentesca, ha pareti in cotto innervate da due lesene angolari. Un'altra lesena corre al centro. Una fascia di archetti ciechi spezza in due lo sviluppo in altezza. Eleganti bifore si aprono su tutti i lati. L'interno della chiesa è a navata unica rettangolare, con soffitto a capriate scoperte. Chiudono la nave tre cappelle quadrangolari con scene iconografiche di origine cistercense. Ogni cappella ha una propria volta a crociera, con archi a sesto acuto e finestre gotiche sormontate, in quelle laterali, da un oculo. La cappella centrale funge da presbiterio. La navata, fino al restauro degli anni 1941-42, era attraversata da un coro pensile, costruito nel Quattrocento. La struttura fu rimaneggiata nel Seicento con gusto decisamente barocco. I restauri hanno riportato la chiesa alla sua struttura originaria, ampia ed ariosa, che richiama lo schema basilicale del gotico veneto. Purtroppo l'incuria e il tempo non hanno permesso di conservare la maggior parte degli affreschi che ricoprivano le pareti laterali della badia. All'ingresso principale, sulla destra si nota un battistero seicentesco. Lungo la parete destra della navata si sono conservati i resti di affreschi del Trecento. In fondo alla navata, nella cappella destra, è dipinto l'affresco del Cristo Re: Gesù in croce è rappresentato nella sua regalità trionfante, indossa una tunica e sotto ai piedi stanno calice e patena simboli della sua resurrezione. Altri dipinti, entrambi del XIV secolo, sono visibili sulla destra: in alto ci sono Quattro figure di Santi, in basso si trova una Madonna in trono tra il Battista e S. Giacomo. Di fronte alla cappella centrale sono visibili i pregevoli affreschi del presbiterio: sul pilastro di sinistra è raffigurata una splendida Madonna con Gesù e S. Caterina Martire mentre sul pilastro di destra c'è una immagine di S. Agostino.
Madonna in trono
Il presbiterio era un tempo interamente affrescato, come testimoniano i resti di affreschi posti dietro l'altare. Rimane quasi intatta la decorazione della volta: qui si sviluppa il tema della Vita e Gloria di Cristo. Nella parte inferiore si osservano le scene rappresentate nelle lunette. A sinistra tre momenti relativi alla nascita di Gesù: sopra l'Annunciazione, sotto la Natività e la Visita dei Magi. Nella lunetta di destra: sopra l'Ultima Cena, sotto la Lavanda dei piedi (riconoscibile il catino), Cristo nell'orto degli Ulivi, quindi la Cattura di Cristo. Nella lunetta di fondo: la Crocifissione. In cima, nella chiave di volta, è rappresentato il Trionfo di Cristo. Nelle vele si legge l'iconografia ecclesiologica: i simboli degli evangelisti si alternano a due a due con immagini di dottori della Chiesa che guardano alla Gloria, consigliate da angeli e dalle virtù teologali e cardinali. Iniziando dalle figure adiacenti all'arco d'ingresso e proseguendo in senso antiorario, osserviamo: il Leone di S. Marco e l'Angelo di S. Matteo, S. Agostino e S. Ambrogio, il Bue di S. Luca e L'Aquila di S. Giovanni, S. Gregorio Magno e S. Girolamo. Nell'intradosso dell'arco una Madonna con Bambino. Il Polittico collocato al centro del presbiterio è opera del 1404, commissionato a Battista da Vicenza da Ludovico Chiericati per celebrare la dedizione di Vicenza a Venezia. È diviso in 24 scomparti con pitture disposte su tre ordini. Al centro sta la Madonna col Bambino. Da sinistra, sullo stesso piano, entro nicchie gotiche e compiti su fondo oro, si succedono in piedi diversi Santi: Agnese, Girolamo, Paolo, Caterina d'Alessandria. Al centro dell'ordine superiore un trittico con l'Ecce Homo e ai lati Maria e S. Maria Maddalena, sopra il Padre.
Ai lati, da sinistra sono S. Quirico, gli Evangelisti e S. Giorgio. Sul basamento, al centro, S .Giovanni Battista con ai lati S. Fermo, S. Giovanni Crisostomo, S. Gregorio Papa, S. Cipriano, S. Ambrogio, S. Rustico. Risulta così evidenziata e preminente la fascia centrale verticale incentrata sul Cristo: dalla scritta in basso "Una voce grida nel deserto: preparate le strade al Signore" a quella tenuta dal Padre "Ecco l'Agnello di Dio". L'opera costituisce una delle più significative testimonianze di Battista da Vicenza, autore che attraverso gli influssi emiliani risente del grande insegnamento giottesco, pur rimanendo attardato in un prezioso goticismo. Quest'ultimo comunque, specie nella parte superiore del polittico, mostra di accogliere l'apporto rinascimentale. Iniziando la visita della parete sinistra, ammiriamo un bell'organo positivo a trasmissione meccanica del 1830, di costruttori partenopei. Più avanti, addossato alla parete, un crocifisso ligneo della prima metà del '400, davanti al quale si dice pregasse Lorenzo Giustiniani. Attorno ancora una serie di affreschi trecenteschi racchiusi da cornici, probabile opera di un'unica maestranza veronese. Enorme il San Cristoforo col Bambino che dal soffitto doveva giungere al pavimento. Lo scorcio finale del sec. XIV vide la badia contesa fra l'ordine di S. Giovanni di Gerusalemme e l'episcopio vicentino. Il vescovo Castiglione nel 1399 investì del beneficio di S. Agostino il prete riformatore Bartolomeo da Roma che, seppur poco presente a Vicenza, seppe far rifiorire la vita di comunità del passato. Nel 1401 era priore del monastero Gabriele Condulmer (poi papa Eugenio IV) e nel 1407 vi giunse, con dodici compagni, Lorenzo Giustiniani: figura fondamentale del movimento riformatore dei primo Quattrocento veneziano, divenuto poi nel 1408 priore di S. Giorgio in Alga e nel 1451 primo patriarca di Venezia. La profonda spiritualità che caratterizzò la congregazione dei canonici secolari di S. Giorgio in Alga poté così infondersi anche a Vicenza grazie alla loro presenza prima in S. Agostino e poi, dal 1486, in San Rocco.
La presenza agostiniana nei secoli successivi conobbe un lento ma inesorabile declino. Il complesso fu acquisito sul finire del sec. XVII dalla nobile famiglia Pasta e nel 1899 la chiesa divenne inagibile per pericolo di crollo. Tra il 1900 e il 1905 su iniziativa di Valentina Zamboni e di Giacomo Bedin si provvide ad un suo restauro generale. Infine nel 1920 fu istituita una curazia, e il 13 settembre 1925 fu eretta a parrocchia.