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Stemma dell'Ordine
ORDINE DEI CAVALIERI DI S. GIOVANNI O DI MALTA
Il simbolo di Malta, la croce ad otto punte bianca in campo rosso, è legato all'ordine di San Giovanni, che dopo il suo arrivo nell'isola divenne il "Sovrano Militare Ordine Gerosolimitano di Malta". Le vesti ripresero il colore nero con lo stendardo ancora rosso, bianco crociato. Sull'isola i cavalieri iniziarono un'opera di fortificazione che ancora oggi è ben visibile. Subito rinforzarono l'armata navale. Le agili galee dell'Ordine da quel momento, come pirati, condurranno la guerra da corsa contro i Turchi. Nel 1564 Solimano ordinò che venisse distrutto quel "nido di vipere", capace, da uno "scoglio" del Mediterraneo, "di offendere e colpire il vasto impero degli Osmanlì".
Tutto l'Islam, in armi, si rivolse contro Malta. I Cavalieri, estenuati e decimati ribatterono attacchi su attacchi e, come nel 1480, da soli sconfissero l'immenso impero degli Osmanlì. Nel 1571, l'Ordine di Malta partecipa alla potente Lega fra Spagna, Venezia, il Pontefice, il Duca di Savoia, il Granduca di Toscana, Genova, e il Regno di Sicilia, che affrontò vittoriosamente a Lepanto, sotto la guida di Giovanni d'Austria, l'armata turca, comandata da Alì Pascià.
Fu Napoleone a infrangere la neutralità dell'Ordine, attaccando l'isola e inducendo alla resa i Cavalieri, che, ligi alla vecchia regola dell'Ordine, che vietava loro di impugnare le armi contro altri cristiani, non reagirono. Dopo varie vicissitudini nel 1854 Pio IX approva la nuova regola dell'Ordine e successivamente, nel 1879, Leone XIII ripristina la carica di Gran Maestro. Dopo l'abbandono dell'isola di Malta l'Ordine è stato spesso travagliato da crisi di identità e si è andato trasformando nella sua forma esteriore, dovendosi adeguare alle mutate esigenze dei tempi. L'attuale "Sovrano Militare Ordine di Malta", con sede a Roma, proviene sostanzialmente dal Priorato di Russia, formatosi dopo la resa di Malta, che, militaristi convinti, ritennero "resa ingloriosa".
Attualmente l'Ordine è tornato alla sua antica vocazione assistenziale, ed affronta nuovamente la lotta contro le malattie, la miseria, l'ignoranza ed il disordine morale attraverso numerosi ospedali sparsi nel mondo.
L'affresco di Viterbo con l'elenco degli ordini di regola "agostiniana"
Un rappresentante dell'Ordine giovannita fu raffigurato a Viterbo nel chiostro del monastero agostiniano della SS. Trinità. Chi ha commissionato questo affresco, e siamo nel primo quarto del XVII secolo, considerava l'Ordine di San Giovanni parte della famiglia agostiniana. La regola agostiniana era stata adottata per la sua adattabilità, offrendo una base soprattutto nella strutturazione della vita comunitaria e permettendo l'aggiunta di norme e regole proprie degli ordini che l'hanno poi adottata. E' una regola aperta che non confligge con i carismi specifici (salvo quelli eremitici). Quella benedettina al contrario presuppone in modo più marcato l'aderenza alla vocazione monastica. In essa qualsiasi forma di ministero all'esterno viene vista come un'eccezione e certamente non come una condizione ideale, tuttavia è impossibile dimenticare la funzione "ospitaliera" delle abbazie nelle loro foresterie. Se da un certo punto di vista la regola agostiniana è certamente più attuabile negli ordini cavallereschi, la "dispensa" dalla vita comune che caratterizza i frati cavalieri giovanniti lascia intendere che la regola agostiniana sia stata più difficilmente applicabile, anche qualora fosse effettivamente stata la regola originariamente osservata dagli ospitalieri.
Al contrario potrebbe essere applicabile una regola monastica o eremitica: i Cavalieri hanno emesso professione religiosa, vivono del proprio lavoro, in solitudine e preghiera rispondendo ad una vocazione al soccorso dei sofferenti e alla difesa della fede. L'affresco di Viterbo, luogo di grande significato per la spiritualità agostiniana, è una manifestazione di quel tentativo già denunciato da Joseph Marie Delaville Le Roulx (1855-1911) di accreditare l'adesione dei Giovanniti alla regola agostiniana, in sostituzione di quella benedettina, ritenuta meno idonea ad un ordine ospedaliero frattanto divenuto anche militare.
Mons. Giovanni Scarabelli, in Regola e statuti di San Giovanni di Gerusalemme. Storia e Spiritualità (edizione a cura del Gran Priorato di Lombardia e Venezia del SMOM) riporta un passaggio dell'opera Rubricarum Regulae Sacrae Domus Hospitalis St. Jovannis Hier.ni Magistri Raymundi (si intenda Raymond du Puy) conservata nell'Archivio dell'Ordine di Malta presso la National Library della Valletta, dove si legge: "Bolla di Bonifacio VIII nella quale, essendosi con la perdita di Tolemaide detta Accon o Acri, smarrite le bolle originali dell'Ordine conferma la Regola del Maestro Fr. Raimondo de Podio ricavata da un particolare scritto mostratoli in forma autentica 7 aprile 1300. Vedi Bosio Histor. lib. 2. fol. 68 tom. 1 dove disinganna la dipendenza della nostra Regola da quella di St. Agostino."
D'altronde, altri ordini sono - in quest'affresco - impropriamente ricondotti alla regola agostiniana. Quanto invece al quesito concernente il manto del cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, l'impossibilità di osservare la croce nella sua interezza ci impedisce di capire se effettivamente la croce lazzarita fosse già in qualche modo modificata. Carlo Emanuele, modificò abiti e insegne dell'Ordine nei primi anni del 1600, sicuramente dopo il 1610, data di esecuzione del dipinto. Egli volle che la croce di San Maurizio prevalesse su quella di San Lazzaro. Il Cavaliere rappresentato dal dipinto, veste l'abito secondo l'uso precedente alla riforma.