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Chiesa di S. Nicolò a Camogli
CANONICI DI S. RUFO
Nel X secolo la società feudale subì una profonda crisi. Potere temporale e potere spirituale avevano svilito il messaggio cristiano. I signori feudali erano padroni di abbazie e monasteri tanto che gli abati erano diventati per lo più loro fedeli vassalli. Il chierico o canonico, in pratica, costituiva una semplice carica pubblica dotata di un beneficio stabile. Molti canonici abbandonarono la vita comune ed iniziarono la convivenza con una donna per trasmettere ai figli il proprio beneficio e la propria eredità.
La convivenza di un chierico con una donna è definita e condannata come nicolaismo mentre l'alienazione o la cessione del beneficio ecclesiastico si chiamò simonia. Anche per l'ordo monasticus la situazione è gravissima: la riforma monastica proposta ad Aquisgrana e ispirata da san Benedetto di Aniane (†821) non ebbe effetti durevoli. Molte abbazie distrutte da guerre locali erano cadute sotto il potere di abati laici che non praticavano alcuna vita religiosa regolare. I fedeli, che credevano e cercavano la povertà e la purezza iniziale della Chiesa, abbandonarono le strutture religiose che la società carolingia aveva creato e caddero in una grave crisi spirituale che mise seriamente in discussione la società cristiana. Il monastero di Cluny, fondato all'alba del X secolo, avvia una reazione forte alla precaria situazione dell'ordine, nel tentativo di ritornare alla regola.
La vita monastica proposta dall'abbazia borgognona incontra un grande favore e esercita una grande influenza in tutta Europa. Molti santi laici, appoggiati da principi e nobili, tentarono nuove esperienze per i monaci: San Romualdo (†1027) padre dei camaldolesi, San Giovanni Gualberto (†1073) dei vallombrosani, Roberto di Molesmes († 1111) dei cistercensi, San Bruno (†1101) dei certosini. Questo impulso di riforma, ebbe grande influenza anche sull'ordo canonicus.
I primi movimenti di riforma nascono nelle diocesi: è il caso dei Canonici di san Rufo. Nel 1039, quattro canonici di Avignone, ottennero dal vescovo l'approvazione per ritirarsi a vivere religiosamente nella Chiesa di San Rufo, da questa prima comunità sorgerà l'Ordine dei canonici di San Rufo. La loro esperienza trova altri esempi: nel 1048 i canonici della cattedrale di Lucca rinunciarono a tutti i loro beni, nel 1056 è il turno dei canonici di Atino, che offrono se stessi ed i loro beni personali al loro vescovo Leone, per camminare sui passi degli antichi padri. Anche l'arcivescovo di Firenze, futuro papa Nicola II (†1061), approvò nel 1058 la riforma intrapresa dai canonici di San Giovanni Battista che volevano tornare ad uno stile di vita comunitaria ad instar primitivae Ecclesiae.
Chiesa di San Niccolò
La chiesetta di San Nicolò a Camogli è un pregevole esempio di arte romanica si incontra scendendo a piedi da San Rocco per la mulattiera che raggiunge Punta Chiappa. La chiesa risale al XII secolo e fu eretta dal 1100 al 1440 dai canonici regolari della congregazione di San Rufo. Nel 1874 la chiesa venne affidata ai Padri Minimi che la tennero fino al 1890, nel 1910 divenne monumento nazionale.
Venne restaurata nel 1926. La chiesa la cui pianta è a croce latina, conserva quasi intatta l'antica struttura in pietra, con due torri a lato: una è ben visibile, mentre l'altra è incorporata nell'edificio contiguo. La facciata, a due spioventi, è mossa da una doppia scalinata che conduce alla porta d'ingresso. Nelle due nicchie laterali, nel restauro del 1926, furono inseriti motti latini, alludenti all'attività dei pescatori. La parte superiore del prospetto è arricchita da un rosone e da archetti pensili. L'abside semicircolare è affiancato da una possente torre campanaria.
In Liguria furono comunità dei canonici regolari di San Rufo:
• S. Nicolò presso Camogli 10,
• S. Salvatore in Sarzano, acropoli urbano di Genova, oggi trasformata in aula magna della Facoltàdi Architettura dell'Università 11,
• S. Michele in Fassolo, alle porte di Genova, distrutta nel secolo XIX