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Abate Sibour: Traslazione Reliquia di Agostino 

Frontespizio del libello stampato in occasione della traslazione dell'ulna del braccio destro di sant'Agostino da Pavia alla Basilica di Ippona

Frontespizio del libello stampato in occasione della traslazione

 

 

 

A. S. E. R. MONSIGNORE ANTONIO ADOLFO DUPUCH, VESCOVO D'ALGERI E D' IPPONA

Lettera pubblicata da Poujoulat in appendice al suo libro sulla Vita di sant'Agostino edito nel 1843 a Parigi

 

 

 

La notizia dell'inaspettato arrivo di V. Ecc. in questa nobile città ci cagionò a prima giunta la più viva gioia, e fummo lieti di poter venerar d'appresso nella sacra vostra persona il nuovo vescovo della risorgente chiesa di Ippona, il successore del nostro divino Agostino e, dopo di esso, il primo apostolo di tanti paesi d'Africa nuovamente sottoposti alla nostra santa religione; l'autore finalmente di tante e così splendide azioni in una Cristianità ancora nella culla. Ma fu piena la consolazione nostra, allorché, dopo tante così fervorose visite all'arca dove riposa il sacro deposito di cui ci è confidata la custodia, meta ardentemente desiderata del vostro lungo viaggio, voi accettaste l'affettuosa offerta del nostro venerabile ed amatissimo vescovo, nel degnarvi d'assistere in pompa solenne, invece di lui, sulla stessa cattedra episcopale , all'officio capitolare del venerdì santo, felice giorno, giorno di santa letizia, gloriosa epoca per noi e benedetta pei nostri successori, per questa santa chiesa di Pavia! Né anche oggi, ingenuamente lo confessiamo, per verità noi potremmo esprimere la lieta e profonda commozione, che ognun di noi sentì per così stupendo avvenimento.

Ma qual fu la sorpresa nostra, la nuova nostra allegrezza, quando, quasi subito, ci vedemmo onorati d'una lunga lettera, scritta interamente colla vostra mano, in quella stessa notte che precedette il giorno (ahi! troppo sollecito) della vostra partenza per l'Africa! In quest'eloquente lettera, che conserveremo eternamente con gelosia nei nostri archivi, come tesoro e monumento prezioso della vostra bontà, vi degnaste esporci i sacri motivi della vostra venuta fra noi; ci parlate della statua magnifica di bronzo e del monumento che è per erigersi nell'antica città d'Ippona, alla memoria del più illustre fra i padri; il cui nome la fece per sempre famosa; ci esaltaste la fraterna sollecitudine di più che ottanta vescovi della Francia per questo insigne monumento, i caldi voti della Chiesa africana, la generosa munificenza del vostro re che ha voluto soccorrere alle spese del lungo viaggio da Vostra ecc. intrapreso; viaggio che tanto l'onora e che per sempre onorerà la memoria di lui; poi, colle più umili e più vivaci parole, ci domandaste la più notevole parte che possiamo accordarvi delle sacre reliquie del santissimo vescovo d'Ippona, di cui siamo superbi essere i possessori e custodi. Venerabile Pontefice! la vostra domanda richiede da noi la più seria attenzione; ne son giuste le ragioni, santissimo n'è lo scopo.

Le vostre parole penetrarono fino al fondo del nostro cuore. I canonici e il capitolo della santa chiesa di Pavia non hanno avuto che una voce ed un cuore; lietamente vi accordano quel che chiedete; e si affrettano, dalla loro parte, di promettervi e darvi la porzione di quelle sante reliquie che avete con tanto ardore bramato. E come avremmo potuto star freddi e indifferenti all'esultanza, ai santi trasporti di tanti vescovi illustri della Francia, al segnalato favore che il re dei Francesi vi accorda per l'esecuzione dei vostri disegni, secondo le vostre affettuose e calde preghiere da lungo tempo approvate dal comune padre di tutti i fedeli, il pontefice Gregorio XVI!

Consolatevi nel Signore, novello apostolo dell'Africa, il sacro dono che con sì ardente desìo bramate voi l'avrete, e tale che alla vostra aspettazione soddisfaccia, e ai voti del vostro amatissimo gregge, a quelli della Chiesa di Francia vostra madre, a quelli del vostro sovrano. Sua Eccellenza Reverendissima, il nostro amatissimo vescovo alla cui saviezza abbiamo confidata la scelta e la designazione della parte delle sacre spoglie che doveva esservi accordata, ha voluto per divina ispirazione segnalare la sua pietà generosa, donandovi l'ulna, ossia l'osso del gomito del braccio destro, della lunghezza di circa un piede di Parigi. L'illustrissima municipalità di questa città e il capitolo di questa cattedrale, hanno del pari volonterosamente a questa scelta provvidenziale aderito.

Fortunato Pontefice! voi dunque sarete il possessore di questo braccio, sostegno dell'instancabile mano che scrisse tanti volumi così pieni della sapienza divina, di quel braccio che tante volte egli stese a benedire il suo amatissimo popolo, che così sovente alzò verso il cielo per farne scendere sull'Africa le grazie di Dio! Possa questo braccio, che già un tempo fu così forte, venire in vostro aiuto ed operare per voi miracoli nuovi! Possa incoraggiarvi nelle più difficili imprese del vostro laborioso apostolato ! ...

Noi abbiamo la dolce speranza d'aver pienamente soddisfatto alle vostre brame; e se tal speranza non è vana, Pavia si terrà fortunata d'avere offerto il più nobile ornamento d'un mausoleo, che tanti vescovi illustri delle chiese di Francia alzano al divino Agostino, sulla terra d'Ippona ritornata cristiana per opera della spada dei vostri guerrieri. E come questo prezioso dono ricorderà all'Africa, nella perpetua vicenda degli anni, la memoria del vostro santissimo predecessore e dei tempi della Chiesa primitiva; così il vostro anello pastorale, già posseduto da noi come insigne ornamento del sacro deposito, e il prezioso mosaico che così graziosamente vi degnaste offrirci per aggiunger splendore alla cappella del beatissimo Agostino, attesteranno a Pavia e al mondo intero la vostra commovente presenza in questi venerabili luoghi, la benedetta epoca in cui, dopo più di quattordici secoli d'interruzione, egli ebbe un successore, e il risorgimento della religione cattolica sovra le rovine dell'ismaelismo in quelle remote regioni tanto famose per la loro gloria e per i loro infortuni.

Di già il nostro pensiero inquieto si volge verso quel giorno d'eterne ricordanze in cui, come ce ne avete data la grata certezza, verrà un vescovo alla nostra città novellamente esultante per ricevere dalle nostre mani il sacro pegno e trasportarlo con religiosa pompa al sacro luogo destinato - Ah! possa esser concesso a qualcuno di noi d'accompagnare il felice prelato e di assistere all'augusta cerimonia a Ippona stessa Egli vi spargerebbe in quel giorno beato, in nome della chiesa di Pavia, soavi lacrime pel trionfo delle vostre prime fatiche apostoliche! Ma se il piccolo numero dei canonici di questo capitolo, se la loro vecchia età che li fa incapaci a reggere ai disagi di un lungo viaggio ciò non permettono, noi almeno a gara alzeremo dal mezzo di questo tempio, dai piedi di quest' arca santa le nostre più fervide preci a Dio, perchè espanda l'abbondanza delle sue benedizioni sul vostro novello e amatissimo gregge, sopra il zelante pastore di quello, i quali per noi saranno diventati inseparabili.

Vogliate, Eccellentissimo e Reverendissimo Signore, accogliere con bontà i nostri sinceri omaggi e i sentimenti d'una affettuosa venerazione che noi vi consacriamo. In egual tempo vi supplichiamo d'accordarci la vostra paterna benedizione e l'aiuto delle vostre calde preghiere.

 

Abbiamo l'onore d'essere Di V. E. R.

Umiliss. e devotiss. e obbedientiss. servi,

 

Il Preposto, SIRO LANDRIANI, dottore in teologia, vicario generale.

Arcidiacono, SIRO CHIESA, dottore in teologia e diritto canonico.

Arciprete, GIUSEPPE BRAMBILLA.

Primicerio, GIOVACCHINO VITOLONI, dottore nell'una e nell'altra legge.

Decano, GIOVANNI VITALI.

Canonico, professor PIETRO LANFRANCHI.

Canonico, GAETANO COPPA.

Canonico teologo, CARLO VIGONI, dottore nell'una e nell'altra legge.

Canonico, LUIGI BOPPA, dottor collegiale.

Canonico, GIOVANNI BOSISIO, gran penitenziere.

Canonico, GIOVANNI ZANINI.

Canonico ordinario, ANNIBALE FRONCONI.

Canonico ordinario, ANGELO FRANCESCO SEGAGNI.

 

Pavia, dalla sala del capitolo, 26 aprile 1842.