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L'africa romana di sant'agostino: Tagaste

Immagine dell'olivo millenario detto di sant'Agostino a Tagaste

L'olivo cosiddetto di sant'Agostino

 

 

TAGASTE

 

 

 

La città romana

Costruita dai Romani attorno al I sec. a. C. Tagaste è sorta nello stesso luogo dove si estende oggi l'attuale cittadina di Souk Ahras.

Le tracce delle vestigia d'antichità purtroppo sono ancora sotto terra o sono state distrutte dalle nuove costruzioni. Secondo l'archeologo M. Bergugger, nel 1850, la parte più importante delle rovine della città romana è situata fra l'odierna città di Diar Zerga e una zona dei vecchi sobborghi.

Questa tesi fu sostenuta anche dal Dottor Rouquette, un esploratore che visitò Tagaste nel 1903. Senza tuttavia specificare dove e come, egli lasciò scritto: "sotto le macerie di antiche costruzioni furono scoperte oggi le terme pubbliche di Tagaste e tutto intorno dei muri di abitazioni ornate di frammenti di mosaico e altri oggetti di metallo e d'argilla."

 

  APPROFONDIMENTI

Il piccolo Municipium di Tagaste in Numidia ma poco lontano dai confini dell'Africa proconsolare, sorgeva sulle colline lungo la riva a sinistra del Bagradas (Medjerda): i colli, a non grande distanza, s'innalzano a vere montagne, fino ai 1400 metri, e il fiume con le sue inondazioni periodiche rende feconda la vallata. Era un piccolo centro, ma posto all'incrocio di due strade che dal mare raggiungevano, a Naraggara a sud-est e a Tipsa a sud-ovest, la grande via interna per Cartagine a Cirta. Ai Numidi che abitavano la regione si erano da tempo mescolati i Fenici, e il punico era sopravvissuto, come e forse più che in tante regioni dell'Africa, anche alla dominazione romana. Questa aveva portato con sè il latino, come lingua non solo ufficiale e della gente colta, ma del commercio e degli usi quotidiani; se abbondano le iscrizioni bilingui (come del resto quelle libiche) sta di fatto che tra gli uditori di Agostino nella non lontana Ippona ve n'erano parecchi che conoscevano il punico.

E se i nomi punici abbondano, non sono rari quelli latini: spesso il medesimo personaggio dimostra, nei diversi elementi del suo nome, la mescolanza delle razze e delle culture.

Tagaste era un piccolo centro, in mezzo a una regione agricola, e discretamente popolosa. Il dominio romano aveva rispettato i suoi diritti cittadini, e per lo meno li aveva ristabiliti abbastanza presto: se la città aveva certamente amministrazione autonoma al tempo di Settimo Severo, il fatto che Plinio il Vecchio la nomini come una delle trenta città libere dell'Africa, fa ritenere che Tagaste fosse già Municipium al tempo di Traiano, e forse ottenne questo diritto da lui.

  APPROFONDIMENTI

     Numidia romana

 

Aveva già un vescovo sotto Massimiano e Diocleziano; ma non sembra che il cristianesimo vi dovesse fiorire molto prima di Costantino, se verso la metà del secolo vi si trovavano ancora numerosi pagani, che continuavano ad adorare le vecchie divinità fenicie, confuse o identificate col nome e, almeno in parte, nel culto, con quelle di Roma dominatrice. Doveva essere un centro molto tranquillo, che non attirava l'attenzione delle autorità supreme: abitato da una popolazione di carattere tradizionalista, come sono per lo più i piccoli proprietari, senza velleità novatrici di nessun genere e senza ambizioni (da A. Pincherle, Sant'Agostino d'Ippona vescovo e teologo, ed. Laterza 1930, 6-7).

 

 

La Casa di Agostino

Oggi non è possibile individuare esattamente la posizione della casa di proprietà di Patrizio, dove Agostino visse da giovane e dove ritornò dopo il suo viaggio in Italia.

Alcuni archeologi la pongono a est della città attuale, in un'area compresa fra il Mausoleo di Sidi Messaoud e l'ospedale centrale. E' una zona costeggiata dall'oued Zerga, uno degli affluenti della Medjerda, il fiume principale di questa regione che in età punica si chiamava Bagradas. Di lì passa la strada che porta a Bou-Hadjar, l'antica località romana di Lamy.

Iscrizione cristiana proveniente dalla basilica di Tagaste

Iscrizione cristiana proveniente dalla basilica di Tagaste

 

 

L'olivo di sant'Agostino

A Tagaste si conserva un gigantesco olivo che da tempo è oggetto di culto e che viene chiamato, secondo la tradizione, l'olivo di sant'Agostino. Sfidando il tempo e gli anni i suoi rami continuano a fiorire e perpetuano il suo ricordo, resistendo all'oblio. Nel 2006 in occasione dei 750 anni di fondazione dell'Ordine agostiniano, da Tagaste è partita una fiaccolata internazionale che ha toccato Ippona, Cartagine (Tunisi), Malta, Roma, Allumiere, Ostia, Cagliari, Genova, Casei Gerola, Cassago, Milano e Pavia, tutte località legate alla vita del santo.

In tale circostanza il sindaco di Tagaste ha staccato un ramo da questo olivo per farlo consegnare a ogni sindaco dei paesi toccati dalla fiaccolata come simbolo di pace e di dialogo.

 

 

Il Museo di sant'Agostino

Il Museo che porta il suo nome è alloggiato nella cripta di una vecchia chiesa e conserva alcuni interessanti reperti archeologici. Ci sono delle statue in marmo che raffigurano Esculapio, Ercole e il dio Silvano.

Si possono osservare anche alcune stele votive dedicate al dio Saturno ornate da curiosi basso rilievi e varie iscrizioni funerarie, oltre a utensili di metallo o d'osso e alcuni gioielli.

 

 

Iscrizione cristiana

A Tagaste è stata rinvenuta una lapide cristiana che testimonia lo sviluppo del cristianesimo anche in questa cittadina romana di cui divenne vescovo Alipio, l'intimo amico di Agostino. L'iscrizione proviene dalla basilica di Tagaste e riporta la scritta:

BEATAM ECCLESIAM CATOLICAM EX OFICINA FORTUNATIM.