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Percorso : HOME > Africa agostiniana > Itinerari agostiniani > RosiITINERARI AGOSTINIANI: IPPONA LA SEDE ARCIVESCOVILE DI S. AGOSTINO
Ippona: la Basilica di S. Agostino
IPPONA
LA SEDE ARCIVESCOVILE DI S. AGOSTINO
di Vittorio Rosi
in ETERIA n. 37 ottobre-dicembre 2003
Il centenario della nascita di S. Agostino (384-2004) nato esattamente 1650 anni fa può essere l'occasione per rivisitare i luoghi legati a questo grande santo che sicuramente rimane non solo un fondamentale pilastro della teologia della Chiesa cattolica, ma anche uno dei più grandi geni dell'umanità. Della sua vita conosciamo le varie tappe dalla crescita alla conversione, oltre che tanti tratti del suo pensiero, grazie a un'opera del tutto eccezionale che egli scrisse, cioè "Le Confessioni".
Un'opera in cui egli stesso narra della sua vita da giovane e soprattutto del lungo, tormentato nonché appassionato cammino di conversione. Ma i luoghi geografici che sono legati a queste vicende, anch'essi ben conosciuti, destano rara curiosità. Non dobbiamo sorprenderci se qualche estimatore di S. Agostino sente il bisogno di andare a Tagaste o Cartagine e soprattutto a Ippona ove egli svolse il ruolo prima di monaco (vi giunse nel 391), e poi di Vescovo (396-430) per oltre trent'anni (391-430).
Ad Ippona (oggi Annaba) in Algeria, non molti chilometri di là dal confine della Tunisia (Km 120) ci accoglie una bella campagna verde che fa da sfondo lungo tutto il tragitto: bellissimi campi di frumento, orzo, fave in fiore, erbaggi. E Ippona, una città moderna, un poco disorganica nel suo crescere recente, accoglie con un bel mare dal colore turchese intenso, con una costa meravigliosa e frastagliata, un paesaggio rasserenante. "Un luogo adatto per meditare e scrivere", ricordando l'immensa opera di scrittore svolta in quel luogo da S. Agostino. A ricordare il grande santo e pensatore che ha reso famosa Ippona nel mondo, c'è oggi una grande chiesa su un colle che sovrasta la città.
La chiesa tenuta da monaci agostiniani, è ancora aperta e funzionante, ma i cristiani sono ben pochi: alcuni religiosi e qualche europeo che per lavoro o di passaggio si reca colà. Oltre al convento con 2 o 3 monaci agostiniani, dall'altro lato della chiesa vi è un istituto che accoglie anziani bisognosi, una specie di casa di riposo, gestito da un gruppetto di suore di diversa nazionalità, e anche un po' su con gli anni, ma molto attive e impegnate. La chiesa, eretta nel 1881, fu consacrata il 29 marzo del 1990, combina uno stile arabo-moresco e bizantino romano, come a sottolineare l'incontro di diverse culture attorno alla grande figura di S. Agostino.
Tagaste: olivo di sant'Agostino
L'architetto fu Don Puquet, un sacerdote della diocesi di Avignone, che ha dato all'edificio una grande maestosità e solennità, su un colle ove forse era anticamente l'acropoli della città di Ippona. Vi si conserva, come reliquia, l'avambraccio dello stesso S. Agostino, ottenuta da Pavia. Una bella statua, nell'abside lo ricorda morente. La chiesa è custodita e officiata da un gruppo di monaci agostiniani originari dell'isola di Malta chiamati là nel 1933.
Esiste ancora una Ippona antica con resti archeologici abbastanza significativi. Anzitutto si può vedere un bel tratto di strada romana ancora ben pavimentata, e possiamo immaginare S. Agostino che per quella stessa strada, con passo deciso, passava per recarsi al Foro. Infatti poco dopo troviamo una bella piazza ampia e solenne: con resti di colonne rimesse in piedi, era il Foro romano, con resti di un tempio (poche tracce) - di cui non è definibile la dedicazione - soprattutto si possono ritrovare le rovine di una chiesa protocristiana con un magnifico battistero.
Ippona: lapide cristiana
Probabilmente si tratta della "Basilica Maior ad dominum" citata da S. Agostino. E una chiesa a tre navate, con abside rivolta a Oriente, mentre il Battistero, incorporato in altro edificio, si trova nella parte antistante la chiesa, con tre gradini che scendono nella vasca battesimale da ovest a est. Una testimonianza importante della presenza di quella comunità cristiana a cui con tanta passione rivolgeva le sue prediche e cure pastorali il Vescovo Agostino. Vi è anche un piccolo museo, che raccoglie alcuni reperti trovati in loco e alcuni mosaici. Gli scavi risalgono all'occupazione francese: poco sta facendo il governo algerino. A Madaura, la città romana ove Agostino fece i suoi studi giovanili, il governo algerino si è già mosso.
Il sito archeologico ha un custode e all'entrata era in via di completamento un centro per accogliere i turisti, con bagni, un bar. Anche qui, comunque, seguendo le sommarie indicazioni del custode, abbiamo ritrovato una chiesa paleocristiana, resti di un tempio, il foro con tante altre abitazioni e costruzioni non sempre di certa attribuzione. Il sito è interessante, e l'esservi giunto in primavera, ha reso la visita una piacevole escursione. Purtroppo è interdetto fotografare. Più deludente è invece la visita di Tagaste, il luogo ove S. Agostino è nato. Oggi conosciuta con il nome di Souk-Ahras, è una grande cittadina agricola, cresciuta troppo in fretta per poter curare il piano regolatore.
APPROFONDIMENTO
Si vede poco della città antica, ancora tutta da scavare e facilmente sotto alle costruzioni moderne. La guida porta a vedere un vecchio olivo il cui ceppo pluricentenario si dice risalga ai tempi di S. Agostino, ma credo sia ben difficile dimostrarlo. Ad ogni modo è sempre una piccola testimonianza, ricorda che ti trovi sul luogo della sua nascita, anche se ti rendi conto che il tempo e l'opera dell'uomo hanno trasformato ogni cosa. Diversa è la situazione di Cartagine, ove Agostino si recò già grande e dove fece la sua prima esperienza di maestro di retorica. Oltre alle antiche (e scarse) rovine dell'epoca fenicia, si conserva qualche testimonianza dell'epoca romana e cristiana.
Non molto in verità, ma pur sempre almeno un "segno" del tempo di S. Agostino. Di queste memorie cartaginesi ne abbiamo già parlato nel numero scorso. Sant'Agostino è e resta una gloria di questa Chiesa d'Africa, sicuramente il personaggio più famoso e più conosciuto: questo fatto da solo è l'occasione per una rivisitazione, dei luoghi legati alla sua memoria.