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DEI E MITI DELL'Africa romana: CibelE

Ara dedicata alla dea Cibele

Ara dedicata alla dea Cibele

 

 

CIBELE

 

 

 

 

Cibele, in greco Kubelê, in latino Cibelis era una divinità anatolica, importata dalla Frigia in tutto il mondo greco-romano. Venerata come Grande Madre, dea della natura, degli animali (potnia theron) e dei luoghi selvatici, la dea impersonifica la forza riproduttrice della natura ed è venerata spesso sotto il nome di Grande Dea, Madre degli dei. Il centro principale del suo culto era Pessinunte, nella Frigia, da cui attraverso la Lidia passò approssimativamente nel VII secolo a. C. nelle colonie greche dell'Asia Minore e successivamente nel continente.

Statua della dea Cibele

Statua della dea Cibele

Presso i Greci fu associata a Rea, la madre degli dei dell'Olimpo. Il culto di Cibele, la Magna Mater dei Romani, fu introdotto a Roma il 4 aprile 204 a. C., quando la pietra nera, simbolo della dea, vi fu trasferita da Pessinunte e collocata in un tempio sul Palatino. Per celebrare tale evento, durante la Repubblica venivano organizzati dei giochi in suo onore, i Megalesia, o Ludi Megalensi. Il culto di Cibele fu legato a quello di Attis, l'amante divinizzato della dea e mantenne il carattere orientale accompagnato da riti orgiastici.

Cibele viene generalmente raffigurata seduta sul trono tra due leoni o leopardi, spesso con in mano un tamburello e con su il capo una corona turrita.

Collegato con il mito ed il culto di Cibele, era il giovane dio Attis, a volte considerato suo figlio, che in un primo momento aveva ricambiato il suo amore, ma che in seguito si innamorò di un'altra donna. Durante il banchetto nuziale Cibele, per vendetta, fece impazzire il giovane che, fuggito sui monti, si uccise evirandosi.

La tradizione vuole che Attis sia poi resuscitato. Nelle cerimonie funebri, che si tenevano in suo onore durante l'equinozio di primavera, i sacerdoti della dea, i Coribanti, suonavano tamburi e cantavano in una sorta di estasi orgiastica.

Le due divinità sono sovente raffigurate insieme sul carro divino trainato da leoni in un corteo trionfale, come nella Patera di Parabiago, piatto d'argento, finemente lavorato a sbalzo, risalente alla seconda metà del IV secolo e ritrovato nel 1907 nella cittadina in provincia di Milano.

Il culto di Cibele, la Magna Mater dei Romani, fu introdotto a Roma il 4 aprile 204 a. C., quando la pietra nera, simbolo della dea, vi fu trasferita da Pessinunte e collocata in un tempio sul Palatino. Per celebrare tale evento, durante la Repubblica venivano organizzati dei giochi in suo onore, i Megalesia, o Ludi Megalensi. 

In epoca imperiale, il ruolo di Attis, la cui morte e resurrezione simboleggiava il ciclo vegetativo della primavera, si accentuò gradualmente, dando al culto una connotazione misterica e soteriologica. In suo onore si organizzarono delle festività annuali, che prevedevano il rito del Sanguem dal 15 al 28 marzo.