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L'africa romana di sant'agostino: LA CIVILTà ROMANA

Le Terme di Licinio del III sec. d. C. a Dougga

Le Terme di Licinio del III sec. d. C. a Dougga

 

 

LA CIVILTA' ROMANA IN AFRICA

 

 

 

Nell'anno 42 Claudio annetté ufficialmente la Mauretania, una vasta zona di deserti e monti, con qualche sacca di terra fertile che si stendeva dai confini della Numidia a Tangeri. Ricalcando e allargando una pista punica e prolungandola gradualmente a ovest fino a Tangeri (Tingis) e a sud fino a Rabat, gli ingegneri romani gettarono dall'Atlantico al Nilo una strada costiera ininterrotta lunga 2800 miglia, o 4480 chilometri.

E' il segno tangibile di una presenza, quella romana, che ha segnato la storia dell'Africa mediterranea per quasi otto secoli e di cui restano ancora oggi ampie tracce e resti di città monumentali che riescono ancora a fare intuire la ricchezza e la potenza che raggiunsero durante l'impero romano.

La romanizzazione di quel vasto territorio influì naturalmente anche sugli indigeni. Berberi e Cartaginesi cominciarono ad acquistare la mentalità romana e il latino diventò la lingua comune. Era già molto che l'esistenza di Cartagine preoccupava i Romani. La delegazione mandata nel 510 a.C. , in Africa con scopi commerciali li aveva informati sui famosi elefanti da combattimento e sul potere marittimo della sua rivale. «Senza il nostro permesso voi Romani», si erano sentiti dire durante i lunghi negoziati gli ambasciatori di Roma, «non potete nemmeno lavarvi le mani nel mare». Cartagine era stata fondata nell'814 a. C. da colonizzatori fenici.

Per proteggere le loro navi e il loro commercio, i Cartaginesi costruirono in un punto riparato del porto di Tunisi, su una penisola triangolare lunga sei miglia, le fortificazioni più munite che si conoscessero in quel tempo. Le loro mura erano spesse più di undici metri e alte più di trentatré, con torri ogni sessanta metri per difenderle dagli assedi.

Disponevano di stalle capaci di albergare 300 elefanti e 4.000 cavalli, e di caserme per un esercito assai numeroso.

Diventati in quel periodo anch'essi marinai, i Romani non definirono più il mare «il pascolo degli stolti». Nel 256 a.C. la loro seconda battaglia navale, al largo delle coste della Sicilia, - senza dubbio una delle più importanti della storia - mise di fronte 800 navi e 300.000 uomini concludendosi con la rovina di Cartagine.

La fonte principale della prosperità del Nord Africa era il grano della Tunisia. Ne venivano inviate annualmente a Roma un milione e mezzo di staia, quanto bastava a sostentare per un anno 600.000 persone. Il suolo profondo delle pianure tunisine era così fertile, afferma Plinio, che al tempo di Augusto il suo procuratore gli mandò un covone di grano composto niente di meno di quattrocento spighe. L'importanza della Tunisia come fornitrice di grano a Roma era riconosciuta fin dall'anno 68, quando, essendosi rivoltato contro Nerone, il proconsole Macro trattenne nei porti africani tremila navi cariche del prezioso cereale e la capitale fu minacciata per mesi dalla fame. Chiunque tiene l'Africa tiene Roma.

 

 

AFRICA AGOSTINIANA: LA CIVILTà ROMANA