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Africa romana: le Guerre puniche

I resti del Foro romano sulla collina di Byrsa a Cartagine

I resti del Foro romano sulla collina di Byrsa a Cartagine

 

 

LE GUERRE PUNICHE

 

 

 

L'invasione dell'Italia da parte di Annibale e la sua sconfitta definitiva in Africa lasciarono su Roma un segno indelebile accelerando la creazione di un vasto sistema di viabilità. Roma avrebbe dovuto espandersi naturalmente verso il nord dell'Italia, - come dimostrano la costruzione della Via Aurelia diretta a Pisa e quella della Flaminia, che univa Roma all'Adriatico.

Ma le guerre annibaliane ritardarono il prolungamento di queste strade obbligando i conquistatori a costruirne invece altre in Africa. Lasciata con 90.000 uomini e 32 elefanti la Spagna, Annibale aveva attraversato le Alpi per schiacciare Roma, e per poco non c'era riuscito. Doveva rimanere in Italia diciassette anni senza mai subire sconfitte, combattendo e saccheggiando le città romane. Prima di essere richiamato a Cartagine nel 202 a. C. fece collocare a ricordo delle sue imprese nel tempio greco di Crotone una targa di bronzo.

Sbarcato in Africa impegnò battaglia con Scipione l'Africano, che giunto da alcuni mesi in Tunisia minacciava Cartagine, e fu sconfitto a Zama. L'Africa, che aveva arricchito Cartagine, sconcertò Roma.

Esitando troppo a lungo a deciderne il futuro dopo la grande vittoria riportata nel 202 a. C. da Scipione, il Senato lasciò alla rivale il tempo di risorgere. Invano, durante questo periodo, Catone balzò in piedi dopo ogni dibattito dei senatori per ripetere, come sanno perfino gli scolaretti del ginnasio, il suo famoso monito: «Carthago delenda est!». La grande nemica di Roma fu infine così ferocemente distrutta che secondo un romano dell'epoca scomparvero perfino le sue rovine.

Nel 30 a. C. Augusto mandò nel Nord Africa la III Legione Augusta, - un corpo di 12.000 soldati, più gli ausiliari indigeni, - che nei tre secoli seguenti doveva controllare più di un milione e mezzo di miglia quadrate di quell'enorme territorio. In nessun'altra parte dell'Impero è così evidente l'opera civilizzatrice delle legioni. Pacificarono le tribù e costruirono strade e città portando ordine e pace perfino nei vasti spazi vuoti del deserto. I 30.000 coloni arrivati nel 19 a. C. a Cartagine con l'ordine di ricostruirla, si aprirono con cautela tipicamente romana, dopo aver gettato strade lungo le coste, un varco nell'interno ricalcando le vecchie piste puniche e riorganizzando le antiche colonie libiche e puniche.

Il territorio smisurato dell'Africa romana si stendeva in quell'epoca dalle Sirti ai confini dell'Egitto e lungo tutto il Mediterraneo fino alle colonne d'Ercole che difendevano l'accesso all'Atlantico. A sud delle province romane dell'Africa e di una parte della Numidia (Algeria) sorgeva la catena impervia del Mons Aurasius. Qui nell'anno 14, sotto gli ordini di Tiberio, l'esercito romano riuscì a controllare i valichi che scendevano con dolci pendii fino alle pianure della Tunisia. Non lontano dal sito di un'antica fortezza numida già occupata da Cartagine, le legioni fecero sorgere la città di Teveste.

All'incirca in quel tempo fu anche costruita la prima grande strada romana che andava da Teveste alle pianure della Tunisia, attraversando il deserto fino all'oasi di Gafsa per concludersi a Gabes sul mare.