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Percorso : HOME > Africa agostiniana > Africa romana > Settimio SeveroAfrica romana: SETTIMIO SEVERO DI Leptis Magna
L'imperatore Settimio Severo (193-211 d. C.)
SETTIMIO SEVERO DI LEPTIS MAGNA
Fu Settimio Severo a dare la sua forma definitiva al limes africano che nascendo sul Mediterraneo misurava in tutta la sua lunghezza 1200 miglia. Nato a Leptis Magna nel 146 d. C. da un padre che sebbene africano era diventato famoso a Roma come oratore, Severo, che aveva studiato legge, era stato nominato pretore nell'anno 178, aveva comandato un esercito in Pannonia e Illiria e fu eletto imperatore dopo l'assassinio di Pertinace.
Nel 197 d. C. marciò su Roma e un anno dopo diresse una brillante campagna contro i Parti, fissando definitivamente i limites del deserto di Siria. Tornato a Leptis nel 203 d. C. per organizzare le difese africane, abbellì e arricchì splendidamente la sua città natale.
Furono costruite tre fortezze: la Nu Ugem, per difendere la strada Leptis-Fezzan; El-Gheria El-Garbia, che proteggeva quella da Oea-Tripoli a Germa; e il forte Ghadames (Cydamus) che controllava l'accesso alle strade carovaniere del centro del Sahara. Proseguendo a ovest, poiché la difesa in profondità dei Romani comportava una serie di fattorie fortificate, s'incontravano altre fortificazioni simili. In questa zona, arroccate sui punti più alti dei gebel e affacciate sugli uidian del deserto, si trovano le rovine romane forse più impressionanti dei deserti libici, così numerose che sebbene i limites siano stati oggetto di studi speciali non si è mai potuto determinare esattamente il numero dei forti e degli accampamenti fortificati. Ai veterani delle legioni romane venivano distribuiti lotti di queste terre semideserte, - dove case coloniche e abitazioni dovevano essere costruiti in pietra e fortificate, - e per aiutarli a coltivare intensamente i loro terreni si costruivano dighe, sbarramenti e cisterne.
Questi limites sopravvissero allo sfacelo di Roma grazie all'introduzione nel deserto libico del cammello. Le tribù del deserto acquistarono cosi una mobilità che permise loro di aggirare quel sistema difensivo basato sugli spostamenti della cavalleria, dei buoi e degli elefanti sulle rotte tradizionali provviste di cisterne e abbeveratoi a intervalli fissi. Appena poterono difendersi efficacemente, Leptis Magna e le altre città costiere degli emporia si svilupparono in fretta, e le strade romane dell'hinterland libico vennero regolarmente provviste di miliari. In tutta questa zona non è stato ancora scoperto - fuori delle città - un sol tratto di antiche strade lastricate. Gli archeologi italiani e più tardi quelli inglesi hanno rinvenuto finora soltanto un numero sorprendentemente piccolo di miliari, quasi tutti del tempo di Settimio Severo e di suo figlio Caracalla.
Sotto Vespasiano (che era stato proconsole in Africa) fu costruito a Leptis Magna il Tempio della Magna Mater. Dopo l'avvento di Traiano e il completamento della strada costiera, la Via di Nerva, (che si estendeva a est di Cartagine), la città ebbe il titolo e i privilegi di una colonia. Un arco trionfale a quattro facciate dedicato a Traiano fu eretto nel suo mercato nel 109 d.C., raccogliendo i fondi necessari con una pubblica sottoscrizione. Fori, mercati, terme, templi, un circo, una palestra, teatri e ville sorsero come per incanto. La città era ornata di tante colonne di marmo che perfino dopo mille anni le sabbie del deserto non sono riuscite a inghiottirle tutte. Ne furono portate via più di 600 per abbellire la Versailles di Luigi XIV.
Il macellum-mercato di Leptis Magna
Nel 203 e 204 d. C., durante il soggiorno di Settimio Severo a Leptis, dov'era nato, la città raggiunse il colmo della sua importanza e della sua bellezza. Costruito un grandioso arco di trionfo, Severo aveva cominciato col donarle il centro Severiano, che comprendeva una strada orlata di colonnati, un foro, una basilica e un nymphaeum. Ma furono le sue opere di utilità pubblica a rendere famoso quest'imperatore, a cui, per ringraziarlo, la popolazione dedicò un arco trionfale imponente. Dopo aver canalizzato l'Uadi Lebda, Settimio fece creare sul litorale a poche miglia a est di Leptis, un lago artificiale per ricevere le acque dell'Uadi Caam (l'antico fiume di Cipro) portate a Leptis da un acquedotto sotterraneo.
Il progetto grandioso del porto severiano comprendeva dighe e sbarramenti, chiuse e cascate. Il bacino naturale, l'imboccatura dell'Uadi Lebda, fu trasformato in un poligono irregolare largo e largo 400 metri. I lati verso il mare erano difesi da enormi blocchi rettangolari di pietra che arrivavano a pesare ciascuno una tonnellata. Il promontorio che protegge a nord l'imboccatura dell’Uadi fu prolungato di 300 piedi nel mare rafforzandone la base con altri blocchi mantenuti insieme da morse di bronzo. Alla estremità di questa diga sorgeva un enorme faro ottagonale. Sul molo sud, protetto da una diga artificiale e da opere di sabbia e terra, c'erano i docks principali, un tempio-faro e una serie di magazzini.
Gran parte di queste opere sono ancora molto bene conservate. Dopo il 300 le pietre di Leptis Magna ammutoliscono. Come tutto il resto dell'Africa, anche questa città era in crisi. Mentre nell'interno divampava la lotta fra i cristiani e la setta scismatica dei Donatisti, i nomadi, - aggirati dal deserto con un corpo di cammelli i limites, - minacciavano la città. Nell'anno 163 Leptis era assediata e la sua guarnigione si rifiutava di difenderla prima di aver ricevuto i salari arretrati. Una delegazione salpò in fretta per Cartagine, per difendere la propria causa davanti a Romanus, comes Africae, che chiese a sua volta un anticipo di 4000 cammelli: intendeva forse usarli per inseguire i predoni nomadi, forniti ormai anch'essi delle stesse veloci cavalcature.
Non fu possibile accontentarlo e Leptis venne saccheggiata. La strada continuava lungo la costa sabbiosa a est della città fino all'alta Libya Pentapolis, passando sotto l'arco dei Philaeni che segnava il confine tra Cartagine e la Cirenaica occupata dai Greci. Qui, dopo aver superato una costellazione di città fondate e ingrandite fin dal sesto secolo dai Greci, la strada romana attraversava Benghazi (Berenice), Tocra, Ptolemais e Apollonia (Marsa Susa), a ovest della moderna Derna, l'emporio di Cyrene (che si trova molto più nell'interno).