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Filmati: Duguay

Immagini dal film di Christian Duguay

Immagini dal film di Christian Duguay

 

 

 

SANT'AGOSTINO

di CHRISTIAN DUGUAY

 

 

 

Sant'Agostino, la fiction interpretata da Alessandro Preziosi e Franco Nero, che è stata proiettata su Raiuno il 31 gennaio e il 1 febbraio 2010, racconta le vicissitudini di un uomo e del suo viaggio spirituale. Il regista Christian Duguay, ci spiega perché con la fiction ha voluto raccontare la modernità del personaggio reale.

"Con Sant'Agostino cerchiamo di raggiungere un largo pubblico, sia cristiano che non. Quella che presentiamo è la storia di un uomo che è vittima del proprio narcisismo, della propria abilità oratoria e il cui carisma è tale che i peccati e i vizi della vita gli ruotano attorno. È un viaggio pieno di colpa, di rammarico, di introspezione e, a un certo punto, una serie miracolosa di eventi che porteranno alla sua conversione spirituale. Una storia personale che ha un orizzonte epico e raccontata in un modo immediato e accessibile che spero ne permetterà l'apprezzamento da parte di tutti.

Essendo stato educato da cattolico, lo conoscevo sotto il profilo religioso e spirituale, ma, essendo mio padre un avvocato, anche questo aspetto di Sant'Agostino mi ha sempre affascinato. Conoscevo il filosofo e l'oratore cortigiano che si è allontanato dal compiacimento e dall'egocentrismo derivante dal suo ovvio talento per indirizzarlo verso la fede cristiana. La ricerca e poi la rappresentazione di un uomo che ha vissuto una conversione così profonda ha avuto un marcato impatto spirituale su di me e, in un certo senso, ho percepito una specie di invito divino a presentare al pubblico qualcosa di questa esperienza personale.

Abbiamo condotto ricerche molto attente su Sant'Agostino e la maggior parte dei personaggi è basata su figure storiche. A scopi narrativi abbiamo costruito uno schema nel quale un Sant'Agostino più anziano, sull'orlo di perdere tutto quanto ha costruito sotto l'incalzare dei Vandali, riconsidera il suo passato attraverso i suoi scritti. Con questo schema narrativo abbiamo dovuto alleggerire alcune circostanze per questioni di tempo. Per esempio, non siamo entrati nel fatto che allora vi fossero due imperatori e abbiamo parlato solo di quello residente a Milano, dove Agostino era diventato oratore di corte. Ma ci siamo attenuti per la maggior parte del racconto alla verità storica.

La chiave della fiction è la sua conversione. Un ampio pubblico di cristiani e non cristiani potrà mettersi in rapporto non con un santo, ma con un uomo che fa sua l'idea molto moderna di dover fare i conti con i propri intimi conflitti e contemporaneamente con la propria vita esteriore. Un uomo che abbandonerà il proprio narcisismo, la propria avidità e i successi mondani per qualcosa di più profondo e intenso.

Come per tutti i racconti storici è stato essenziale cercare di ricostruire accuratamente l'autenticità delle scene. Siamo stati aiutati dall'aver girato negli Empire Studios in Tunisia, di cui Lux Vide è comproprietaria. Abbiamo così potuto rispettare l'autenticità dei set e delle location nonostante un budget limitato. In precedenti occasioni mi ero abituato a lavorare con budget molto più grandi e abbiamo dovuto ricorrere a tutta la nostra abilità di cineasti per realizzare una fiction di questa ampiezza.

Daniele Passani, il nostro line producer, ha sempre fornito ciò di cui avevamo bisogno, ma sempre sfruttando al massimo le risorse che ci erano consentite. Così come è stato molto bravo Paolo Zaccara, il responsabile delle visualizzazioni, un aspetto molto importante nel nostro film, che ci ha consentito per esempio, nei luoghi storici di eliminare digitalmente elementi di disturbo, o di moltiplicare la folla o gli eserciti. Anche il tempo atmosferico è stato dalla nostra parte e il produttore, Luca Bernabei, mi ha detto che in tutte le sceneggiature con un soggetto spirituale in cui è stato coinvolto ha riscontrato accadere un piccolo miracolo. Si può veramente dire che con Sant'Agostino abbiamo potuto sperimentare ogni giorno piccoli miracoli.

Grazie al buon lavoro della responsabile del casting, Teresa Razzauti, gli attori erano tutti adeguati ai personaggi che dovevano interpretare. Un esempio è la scelta di Francesca Cavallini, di solito impiegata in ruoli romantici, per il ruolo della fredda, dura, calcolatrice madre del giovane imperatore, che è riuscita anche a comunicarci una figura materna e ferocemente protettiva.

Johannes Brandrup, nella parte del giovane Valerio è stato perfetto come amico del cuore di Agostino, così come lo sono stati Gerard Alexander Held, Valerio da vecchio, e Franco Nero, nella parte di Sant'Agostino anziano. Monica Guerritore ha offerto un'interpretazione unica e delicata nel non semplice ruolo di una figura materna che non ha mai smesso di aver fiducia nella capacità di suo figlio di progredire e cambiare.

Andrea Giordana ha fornito una sorprendente interpretazione del vescovo Ambrogio, rappresentando in un modo estremamente efficace la sua capacità di vedere dentro Sant'Agostino, di cui diventa il vero mentore e colui che provoca la sua trasformazione spirituale. Al centro del film c'è la complessa relazione tra Agostino e la sua amata schiava Khalida. Serena Rossi recita con delicata grazia nella parte di questa schiava, che segue Sant'Agostino, gli dà un figlio, lo sostiene nel suo lavoro e nella sua trasformazione, fino al sacrificio finale di lasciarlo perché possa continuare nelle mani di Dio. La sua intesa sullo schermo con Alessandro dà un grande apporto alla storia, con tutti i corretti elementi del dramma.

Il punto chiave è disegnare un personaggio la cui ambizione ad un certo punto prende il sopravvento sul suo viaggio spirituale ed emotivo. Il risultato è che chi viene in contatto con lui soffre nello stesso modo in cui lui sta soffrendo, ed è così che si rende conto che non può in coscienza continuare a vivere in quel modo. Perciò si rivolge a Dio, cosciente che, sebbene cerchi il perdono, non può riparare il male del passato, ma che la sua conversione gli permetterà di fare il bene in futuro. Ho usato la metafora dei mosaici, una forma d'arte molto comune specialmente nelle chiese, piccolo pezzi che vediamo assemblare nel quadro completo di una vita spirituale e intensa. È come se ogni piccolo pezzo trattasse dei suoi peccati fino al punto in cui vediamo il mosaico della chiesa di Ambrogio e Sant'Agostino vede per la prima volta che l'immagine è il battesimo di Cristo. Sono riuscito a riunire artisticamente tutti questi elementi per aiutare il pubblico a sperimentare questo momento altamente spirituale. La musica di Andrea Guerra è stata essenziale per sostenere la realizzazione di questo difficile compito e Andrea, con le sue capacità e attraverso le voci dei bambini, ha introdotto un'aura di purezza nel panorama musicale.

Il messaggio che lascerà questo film al pubblico, alla società in cui viviamo è importante: abbiamo realizzato un film che, sebbene ambientato tra il quarto e il quinto secolo, rappresenta una storia molto attuale, alla quale il pubblico potrà facilmente rapportarsi. La storia di un uomo portato dai suoi desideri e ambizioni a una conversione spirituale che renderà la sua vita piena di significato e di scopo. È una storia che riguarda il concetto che le azioni hanno conseguenze, il perdono, la profondità delle relazioni e l'importanza dei valori familiari. È difficile trovare una storia più attuale per la nostra epoca convulsa."