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2017: Sigilli pontifici

Il sigillo con la scritta BG che va letta capovolta GB

Il sigillo con la scritta BG che va letta capovolta GB

 

 

SIGILLI PONTIFICI E DELLA FAMIGLIA BORBONI

 

 

 

 

In questa sezione vengono mostrati alcuni sigilli utilizzati nella prima metà dell'Ottocento per autenticare documenti.

Sono sostanzialmente relativi all'ambiente pontificio all'epoca di papa PIO IX: in particolare sembra siano stati destinati all'uso della famiglia Borboni.

Vi si possono riconoscere le sigle AMG, BF, GB e BE, dove la lettera B sembra indicare l'iniziale di Borboni.

Alquanto interessante è anche l'ìmpugnatura del sigillo.

 

Il sigillo, termine che deriva dal latino sigillum, diminutivo di signum, cioè "segno", è un marchio che è utilizzato per garantire la autenticità di un documento. Questa attestazione permette di poterlo divulgare o di dichiarare la sua alterazione.

Con il medesimo termine viene indicata anche la matrice, che generalmente viene prodotta in metallo o in pietra, sulla cui superficie sono incisi simboli o iniziali, grazie ai quali si ricava l'impronta. Si possono distinguere i sigilli in due grandi categorie: quelli ad inchiostro, che venivano utilizzati in tempi remoti in Asia orientale per firmare documenti cartacei, e quelli in rilievo che si ottengono mediante la pressione con un modello su un materiale morbido che si indurisce rapidamente, quale l'argilla bagnata, la cera riscaldata alla fiamma oppure il piombo.

 

I sigilli a forma cilindrica sono attestati in Mesopotamia fin dai tempi preistorici e vennero prodotti utilizzando generalmente argilla, su cui era inciso un disegno in rilievo, che garantiva l'identità della persona che aveva redatto il documento. Sigilli in argilla furono utilizzati anche nell'antico Egitto imprimendoli su papiro o su tavolette d'argilla. Sulle pareti della tomba di Tutankhamon sono stati trovati sette tipi di sigilli differenti impressi mediante "timbri" probabilmente realizzati in ligneo. Il soggetto riprodotto dal timbro è molto personale. In epoca romana è noto il caso dell'imperatore Augusto che utilizzò, per sigillare i suoi documenti ufficiali e le lettere, inizialmente l'immagine della sfinge, poi l'effigie di Alessandro Magno, e da ultimo la sua stessa immagine. Quest'ultima rimase per secoli il sigillo ufficiale adottato anche dagli imperatori che seguirono. Augusto inoltre in tutte le sue missive indicava anche l'ora del giorno o della notte in cui partivano.

Dal IV secolo si affermò l'utilizzo di sigilli al piombo e dal XII secolo quelli con la cera d'api. Nel Medioevo, il sigillo, oltre a garantire la riservatezza di un messaggio, divenne l'elemento che testimoniava l'autenticità del documento.

 

In epoche più recenti venne utilizzata anche la ceralacca, che è una miscela di resine e pigmenti colorati che fonde col calore e che diventa di nuovo solida quando si raffredda. La ceralacca più pregiata è costituita da gommalacca, trementina veneta, cariche incolori e pigmenti colorati. Una buona ceralacca deve fondere senza bruciare anche a contatto diretto con la fiamma. Inoltre deve rimanere sufficientemente plastica per un certo periodo di tempo in modo da potervi imprimere il sigillo. Ulteriori qualità richieste sono l'aderenza al supporto e la capacità di raffreddarsi lasciando intatto il sigillo senza formare crepe. L'uso della ceralacca era molto diffuso fino all'inizio del XX secolo, poi è stata sostituita da metodi più pratici.