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Il Cammino di sant'agostino: S. Pietro in Ciel d'Oro

La chiesa di sant'Agostino a Cava Manara

La chiesa di sant'Agostino a Cava Manara

La chiesa di sant'Agostino a Cava Manara

Agostino risana gli infermi in san Pietro in Ciel d'Oro a Pavia

L'urna di sant'Agostino nella Basilica di san Pietro in Ciel d'Oro a Pavia

L'urna di sant'Agostino nella Basilica di san Pietro in Ciel d'Oro a Pavia

 

 

IL CAMMINO DI SANT'AGOSTINO

Cava Manara e Pavia

 

Basilica di san Pietro in Ciel d'Oro

 

 

 

 

Cava Manara

Fino al 1817 la parrocchia di sant'Agostino appartenne alla diocesi di Pavia. Qualche storico sostiene che nel 1441 Cava Manara era una chiesa chiericata dipendente da San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia; mentre dagli atti della visita pastorale compiuta nel 1460 dal vescovo di Pavia monsignor de Fossulanis risulta essere alle dipendenze dell'arciprete di Sommo.

Nel 1565 la chiesa di Cava Manara risultava abbandonata e cadente, tanto che nel 1575 venne unita alla parrocchia di san Pietro in Torre dei Torti. La parrocchia venne istituita il 24 novembre 1616 con decreto di monsignor Biglia vescovo di Pavia, con il titolo di rettoria e i parroci di Cava Manara ebbero la dignità di prevosti dal 1824. Nel 1817 la parrocchia venne aggregata alla diocesi di Vigevano e rimase inserita nel vicariato di San Martino Siccomario. Dagli atti della visita pastorale del 1845 del vescovo di Vigevano monsignor Vincenzo Forzani, si ricava che la popolazione della parrocchia di sant'Agostino, di patronato del marchese Olevano, era composta da 159 famiglie per un totale di 1.204 persone.

Si ha notizia che nel 1845 era istituita in parrocchia la confraternita di Sant'Agostinetta. Nel 1971 venne assegnata alla zona pastorale est, con decreto 6 gennaio 1971 del vescovo di Vigevano monsignor Luigi Barbero; dal 1972 diventa vicariato di Cava Manara, con decreto 1 gennaio 1972 del vescovo di Vigevano monsignor Mario Rossi.

La chiesa parrocchiale di Cava, dedicata a sant'Agostino, sorge sulle rovine dell'antico Oratorio dei martiri Cosma e Damiano e si trova proprio nella piazza del paese. La tradizione vuole che in epoche remote il santo sia apparso di fronte a quaranta pellegrini di passaggio a Cava e che dopo questo avvenimento gli abitanti del paese l'abbiano scelto come santo Patrono.

 

 

Pavia, San Pietro in Ciel d'Oro

La Basilica attuale, dalle forme romanico-lombarde, risale al secolo XII ed è stata consacrata dal Papa Innocenzo II nel 1132. Viene ricordata da Dante, Petrarca e Boccaccio e la definizione con cui è nota di di "ciel d'oro" le viene dal soffitto ligneo della chiesa paleocristiana, che aveva le volte erano affrescate di blu e ricoperte di stelle in foglia d'oro. Tradizione vuole che la basilica sia sorta sul luogo di martirio e di sepoltura di Severino Boezio, ucciso nel 524 per ordine di re Teodorico. La tradizione vuole altresì che la Basilica sia stata eretta su ordine del re longobardo Liutprando per ospitare le spoglie di sant'Agostino, che aveva comprato in Sardegna da pirati saraceni, dove erano state trafugate da Ippona a Cagliari.

Nel convento annesso alla basilica da giovane studiò e si formò come monaco Paolo Diacono, storico e poeta dei Longobardi. In epoca comunale, dopo il 1000, i monaci abbandonarono il cenobio pavese a causa dei disordini politici e civili e si trasferirono sull'Appennino ligure, dando vita al monastero di Pietramartina di Rezzoaglio. Successivamente la Basilica con il convento passarono ai canonici e ai monaci di regola agostiniana che si contesero a lungo l'amministrazione religiosa del luogo.

Ai lati della chiesa si trovavano ben due conventi; quello a nord era occupato dai canonici lateranensi, quello a sud dai monaci agostiniani. Alla fine prevalsero i monaci agostiniani, il cui Ordine era stato fondato nel 1256. Nel 1796 le truppe al seguito di Napoleone Bonaparte entrarono in città e spogliarono la chiesa, che fu sconsacrata e usata come stalla o deposito, mentre i frati venivano cacciati ed i conventi affidati ai militari.

Quasi un secolo dopo, nel 1884, la "Società Pavese per l'arte Sacra" trattò il riacquisto della Basilica e dell'antico convento degli agostiniani. I lavori di restauro durarono molti anni e si conclusero nel 1901, con la riconsacrazione della basilica.

Le spoglie di sant'Agostino, che erano state trasferite nel Duomo, furono riportate nella chiesa, assieme all'arca trecentesca destinata a conservarle. Attualmente la chiesa è officiata dai monaci agostiniani, che sono tornati ad occupare l'antico convento.

Da un punto di vista architettonico la basilica presenta una facciata a capanna scandita da due contrafforti che la dividono in tre zone, corrispondenti alle navate interne.

La facciata, alquanto asimmetrica, è in arenaria grigia e cotto. Su di essa si apre l'unico portale, in pietra arenaria, riccamente scolpito con motivi cari al repertorio dei maestri comacini.

All'interno si trovano quattro campate, coperte da volte a crociera, tranne la prima, coperta da una volta a botte. Dopo l'arco trionfale, si apre il transetto, che non sporge rispetto al corpo principale, ma occupa la profondità delle tre navate.

Sorretta da 24 colonne, la cripta occupa lo spazio del presbiterio e del coro ed è collegata alla navata principale ed alle due laterali da quattro scale. Si tratta di un ambiente semplice, chiuso ad est da un'abside, scandito da colonne che reggono volte a crociera, le quali sostengono, a loro volta, il pavimento dei due ambienti superiori. Sia la cripta che la navata destra non sono originali, ma sono rifacimenti in stile del tardo Ottocento. Qui, in un elegante stile bizantino-ravennate, riposa il corpo di Severino Boezio, il grande console, senatore e filosofo, vittima nell'anno 525 della crudeltà del re Teodorico ariano.

A destra della cripta, nel piedistallo che regge il grande pilastro, giace il corpo di Liutprando, re dei Longobardi, benemerito per lo splendore che egli assicurò a questa Basilica trasferendo dalla Sardegna, nel 724, le sacre reliquie di Agostino. Queste reliquie, scoperte nella cripta nel 1695, giacciono attualmente dentro un'urna d'argento, ai piedi dell'Arca marmorea.

Nel presbiterio, prima del coro, si trova l'Arca di sant'Agostino, un capolavoro marmoreo del Trecento, scolpito dai maestri comacini. Si tratta di un'opera gotica, divisa in tre fasce: in basso, uno zoccolo contenente l'urna con i resti del santo abbellito dalle statue di santi e dalle Virtù; al centro, una fascia aperta, con la statua di sant'Agostino dormiente e, in alto, l'ultima fascia, poggiata su pilastrini e coronata da cuspidi triangolari che narrano episodi della vita del Santo. L'intera opera è decorata da più di 150 statue, che raffigurano angeli, santi, vescovi e da formelle con miracolia del santo.

Della presenza del corpo di Boezio presso San Pietro in Ciel d'Oro tratta Dante nel canto X del Paradiso, ove si scrive:

« Lo corpo ond'ella fu cacciata giace

giuso in Cieldauro; ed essa da martiro

e da essilio venne a questa pace »

Notevole è pure la sacrestia nuova, ritornata ai religiosi nel 1920. Di struttura rinascimentale, ha volte a vela con affreschi a grottesca di ottima mano. Una delle nicchie della sacrestia ospita una tela del Tassinari che rappresenta sant'Agostino e san Gerolamo.

 

 

L'ARCA DI SANT'AGOSTINO

Nel presbiterio, sopraelevato su cripta, domina l'Arca marmorea di Sant'Agostino, scultura lombarda del Trecento. L'arca è un vero e proprio capolavoro marmoreo del Trecento, scolpito dai maestri comacini; ornata da 95 statue e 50 bassorilievi, l'opera fu commissionata dal pavese Bonifacio Bottigella, Priore degli Agostiniani, poi Vescovo di Lodi.

Trattasi di un'altissima opera del periodo gotico, suddivisa su tre registri: in basso, uno zoccolo racchiudente l'urna con i resti del santo; al centro, una fascia dischiusa, con la statua di Sant'Agostino dormiente e, in alto, l'ultima fascia, posata su pilastrini e circondata da guglie triangolari. L'intera opera è decorata da più di cento statue, che rappresentano; angeli, santi, e vescovi, e da formelle con la vita del Santo. Essa è una piccola illustrazione enciclopedica della fede delle virtù teologali, cardinali e monastiche. Sono inoltre rappresentati alcuni episodi della vita di Sant'Agostino, il Grande Dottore della Chiesa: la sua con versione, il battesimo amministrato da Sant'Ambrogio, i miracoli dopo la morte nel 430 d. C. e la traslazione delle sue reliquie a Pavia. Dietro l'Arca, nel pavimento, è una porzione di mosaico ottagonale, proveniente dalla Cattedrale dell'antica Ippona, di cui Agostino era Vescovo 395/430 d. C. raffigurante un "nodo di Salomone", simbolo dell'unione e della comunione fra cielo e terra.

 

 

LA CRIPTA

Lo spazio occupato dalla cripta corrisponde al soprastante presbiterio e coro ed è collegata alla navata principale ed alle due laterali da quattro scale. Possiamo notare una favorevole sobrietà, un ambiente semplice, chiuso ad oriente da un'abside, cadenzato da colonne che reggono volte a crociera, le quali sorreggono, a loro volta, il pavimento dei due ambienti superiori. Sia la cripta che la navata destra non sono originali, ma sono rifacimenti in stile del tardo Ottocento. Sorretta da 24 colonne, è stata ricostruita alla fine del seco lo scorso sulle tracce esistenti.

Qui, in un elegante sarcofago di stile bizantino ravennate, riposa il corpo di Severino Boezio.