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Percorso : HOME > Cammino di sant'Agostino > Genova > Il pellegrino raccontaIl Cammino di sant'agostino: I Pellegrini
La partenza dei pellegrini
L'ESPERIENZA DEL CAMMINO DI SANT'AGOSTINO
di Vittorio Motta
Da Genova a Pavia
Eccomi giunto all'ultima parte del Cammino di Sant'Agostino.
Con tanto entusiasmo e ansioso di intraprendere questo nuovo e misterioso pellegrinaggio "Christus Totus - L'unità del Corpo di Cristo".
Scendo dal treno che mi ha portato a Genova. Aspetto impaziente l'arrivo di Renzo, proveniente da Merano, che giunge, anche lui in treno, in perfetto orario. Assieme, in pochi minuti arriviamo alla bellissima chiesa di Nostra Signora della Consolazione, punto di ritrovo e di partenza per questo nuovo cammino. Un Padre agostiniano ci accoglie nel monastero, adiacente alla chiesa, e ci accompagna in una sala ove già stavano gli altri pellegrini, provenienti da varie città. Fatte le ovvie presentazioni, lo stesso Padre ci mostra la vicina sala dove passeremo la notte e ci raccomanda la partecipazione alla Santa Messa delle 18,30.
Mi affaccio alla finestra di questa sala e noto il sottostante e grandissimo Mercato Orientale, che occupa, sulla destra della chiesa, l'unico grande chiostro del monastero, trasformato da Napoleone in scuderie e dopo alcuni decenni in mercato. Purtroppo i Padri agostiniani non riuscirono nel tempo a rivendicare la loro originale proprietà.
Giunto nella chiesa, edificata tra il 1684 e il 1706 dagli agostiniani in tre navate e con abbondanti decorazioni, con qualche minuto d'anticipo, mi soffermo ad ammirare le sue meraviglie. Tra le più importanti: un monumento detto grande macchina d'altare, con Madonna e i Santi Agostino e Monica, gruppo marmoreo di Bernardino Schiaffino. Poi il magnifico Crocifisso ligneo che perpendicolarmente sovrasta l'altare maggiore, anch'esso opera dello Schiaffino (del 1718). A un certo momento vengo distratto dal vociare di molte persone che stanno per prendere posto e assistere, anche loro, alla Santa Messa. Pochi attimi dopo, mi stupisco nel vedere salire all'altare il celebrante con altri sei concelebranti. Un compagno vicino a me, sussurra che trattasi di una celebrazione solenne. Attentamente ascolto e seguo, con devozione, il corso della Santa Messa.
Con altrettanta attenzione ascolto le parole dette nel momento dell'omelia, che evidenziano l'Amore, non come sentimento ma come virtù, proponendoci tale argomento quale guida e meditazione per il nostro prossimo pellegrinaggio.
Da quelle parole incomincio a capire la solennità di quella Santa Messa, dedicata in modo particolare al nostro pellegrinaggio di Genova - Pavia. Prima della conclusione, ci sentiamo chiamati, io e gli altri pellegrini, a salire nel presbiterio per ricevere, dal celebrante, l'investitura simbolica al pellegrinaggio, con la consegna a ciascuno, di un foulard e di un cappellino da portare lungo il percorso che intraprenderemo, quale segno di identificazione agostiniana. Terminata la celebrazione, non poteva mancare la fotografia ricordo, davanti all'altare, con i celebranti e un emozionante applauso da parte di tutti i presenti alla Santa Messa. Usciti dalla chiesa passando dalla sacrestia, ci accingiamo ad andare, accompagnati da tutti i Padri, nel salone refettorio per consumare la cena. Strada facendo, apprendo che il celebrante della Santa Messa, è il Priore Generale dell'Ordine degli Agostiniani "Padre Robert Prevost".
E' giunto dall'America (sua nazione) per le celebrazioni. Dopo questa, andrà a Roma e poi a Pavia per la settimana commemorativa di Sant'Agostino. Degli altri Padri concelebranti, tre saranno con noi lungo il pellegrinaggio, gli altri resteranno nella loro sede a svolgere le quotidiane attività. Lo stupore non cessa mai. Ci accomodiamo in una bellissima sala (detta del Refettorio) con arredi del XVIII secolo: ammiro una notevole quadreria: tra i pezzi di maggiore pregio, Madonna coi Santi Agostino, Rocco e Sebastiano; Ultima Cena di notevoli dimensioni; e altri. Tutti di autori molto conosciuti di quel tempo (1500-1600). Durante la cena, tra le varie discussioni, apprendiamo che padre Robert ci farà il piacere, con la sua presenza, di effettuare la prima tappa del Cammino assieme a noi. Terminata l'ottima cena, abbiamo assistito alla proiezione, in un'altra sala del monastero, di un filmato "La Fiaccola del Dialogo" di rievocazione del percorso delle spoglie di Sant'Agostino (Algeria - Tunisia - Malta - Roma - Cagliari - Genova - Milano - Cassago Brianza - Pavia).
La prima giornata si concludeva con l'augurio di una buona notte e buon cammino per l'indomani. Al mattino seguente, dopo un'abbondante colazione, sempre nella sala del Refettorio, prima di incamminarci per Sampierdarena, ammiriamo il Portale bronzeo centrale della chiesa, raffigurante Sant'Agostino e San Tommaso da Villanova, e soffermandoci anche per una fotografia di gruppo. Giunti a Sampierdarena nella chiesa di Santa Maria della Cella e San Martino, siamo accolti da Don Matteo, diocesano e parroco della stessa chiesa. Ha un aspetto buffo, piccolo di statura ma grande in simpatia e ospitalità. Visitiamo la bellissima chiesa, risalente al 1200 e posta su tre navate e quasi rifatta con la costruzione della cupola nella prima metà del seicento: dimora di alcune tombe dei Doria. Ammiriamo nella volta sopra il presbiterio, dieci medaglioni coi Misteri di Maria, e sull'altare maggiore il gruppo marmoreo raffigurante l'Assunta e poi altre bellissime testimonianze d'arte che ora mi sfuggono.
Con grandissima emozione e devozione visitiamo l'adiacente chiesetta di Sant'Agostino, risalente probabilmente all'VIII secolo. Ha rozza muratura, mentre l'absidiola semicircolare è suddivisa in cinque arcatelle di cui due con finestrina a strombo. Si notano alcune opere di modesto e recente restauro. Tutti assieme, in questa piccola chiesa, recitiamo le Lodi del mattino, soffrendo già di buon mattino un caldo micidiale, dovuto anche per la mancanza di aerazione della chiesetta. Terminate le preghiere e salutato Don i Matteo, ci incamminiamo verso la fermata dell'autobus che ci porterà nei pressi della stazione per Casella. Da qui con un trenino caratteristico e a scartamento ridotto, dopo un'ora di viaggio suggestivo e panoramico, arriviamo a Casella. Dopo aver consumato un abbondante spuntino sotto due alberi del parco civico, ci incamminiamo di nuovo, sotto un sole cocente, per arrivare dopo circa due ore a Savignone.
Arrivati a Savignone, quasi tutti disidratati per l'eccesivo caldo estivo, riusciamo a dissetarci bevendo a una fonte di acqua sorgiva, considerata dai locali ottimo rimedio a tutti i mali, anche quelli morali.
Dopo la meritata rinfrescata, siamo prima ricevuti dal parroco, che gentilmente ci offre la canonica per le varie esigenze, quali doccia e servizi, e accompagnati in oratorio. Qui, ci viene fatta visita dal Sindaco e successivamente dall'Assessore alla cultura. Queste persone coi loro modi caramellosi, si congratulano con noi e per la bella iniziativa di questo pellegrinaggio. Prima di cena visitiamo la modesta chiesa parrocchiale soffermandoci d'innanzi alla statua di Sant'Agostino. Recitiamo i Vespri e ascoltiamo l'immediata Santa Messa. Alla fine, alcune donne del luogo incuriosite per la nostra insolita presenza si soffermano a chiacchierare con noi, evidenziando in modo assai strano di essere più devote a Sant'Agostino che non all'Apostolo San Pietro loro patrono cui è dedicata la chiesa parrocchiale. Finalmente, rientrati in oratorio con un certo appetito, troviamo una tavola imbandita apposta per noi, preparata da alcune gentili signore, parrocchiane volontarie, e consumiamo una deliziosa e abbondante cena. Terminata con soddisfazione, volgiamo un particolare e caloroso saluto con abbracci e ringraziamenti a Padre Robert, che per motivi ecclesiastici ci deve lasciare, e farsi accompagnato a Genova da Padre Vittorio. All'indomani proseguirà per Roma. La notte la passiamo senza alcun problema, accucciati nella sala giochi dell'oratorio.
Al mattino di buon ora, dopo aver consumato, al bar vicino, una frugale colazione e recitate le Lodi del mattino, sempre nella chiesa parrocchiale, ci incamminiamo per Crocefieschi. Dopo una mattutina e fresca passeggiata, valicando il monte Maggio, arriviamo a Crocefieschi, località molto nota per le origini della famiglia dei Fieschi, e anche per la città natale di Pruzzo, giocatore di calcio del Genoa, della Roma e della Nazionale degli anni 70/80. Mentre ci dirigiamo verso il centro della città, mi stupisco nel constatare che in realtà Crocefieschi più che una città sembra un borgo di pochi abitanti sperduto sull'Appennino genovese. Oltrepassato il piccolo centro storico, saliamo leggermente per giungere alla parrocchia di Santa Croce, chiesa di tre navate edificata alla fine del 1700, per recitare le Lodi del mattino e ascoltare la Santa Messa celebrata dal nostro Padre spirituale, Padre Michele. Terminate le celebrazioni, troviamo ristoro sotto gli ombrosi faggi nel vicino piccolo Parco civico. Approfittiamo per consumare la colazione al sacco e per un breve riposo, per alcuni anche una scappatine al bar per un caffè. Riprendiamo il nostro percorso proseguendo per Busalla e Arquata Scrivia, utilizzando un autobus di linea e il treno.
... Dalla stazione di Arquata Scrivia, camminando per circa dieci minuti, arriviamo all'oratorio parrocchiale. Qui riceviamo un'ottima accoglienza da parte di alcuni volontari dell'oratorio, che oltre a mostrarci le sale per passare la notte e i relativi servizi, ci intrattengono per consumare assieme la cena, già preparata per noi. Terminata la cena, molto soddisfatti, ci rechiamo, come prestabilito, all'appuntamento con il parroco, in una vicina chiesetta, dedicata a Sant'Antonio abate. Qui recitiamo i Vespri e meditiamo sui concetti prefissati riguardanti la virtù dell'Amore. Alla fine di quei momenti interessanti, ritorniamo in oratorio per trascorrere la notte. Al mattino seguente, di buon ora e più in forma che mai, consumiamo, sempre in oratorio di Arquata Scrivia, una ricca colazione, prima di intraprendere il proseguo del Cammino per Cantalupo Ligure.
Cantalupo Ligure si trova nel mezzo della Val Borbera, caratterizzata e circondata da montagne di formazione arenaria. Fatta visita alla chiesa locale e dopo aver recitato le Lodi del mattino, nella stessa, ci incamminiamo per raggiungere, nel pomeriggio, San Sebastiano Curone. Oltrepassata la prima metà del percorso odierno, facciamo sosta in un piccolo gruppo di case, con una chiesetta, in località di Bregni: luogo molto isolato e sperduto sull'Appennino. Ottima l'opportunità per la celebrazione della Santa Messa. Assieme a quei pochi abitanti ascoltiamo e partecipiamo, con canti accompagnati dal suono delle chitarre di Maria Luisa e Bismark, alla Santa Messa celebrata da Padre Michele, lasciando una buona immagine del nostro pellegrinaggio.
Alla fine della Santa Messa, come prestabilito e con molto appetito, ci organizziamo per consumare la nostra colazione al sacco, ma veniamo preceduti da una inaspettata generosità da parte di quelle poche persone che con alcuni piatti di generi alimentari ed anche con bottiglie di vino ci offrono la loro modesta disponibilità. Con grande emozione accettiamo i loro doni e con un certo imbarazzo porgiamo i nostri ringraziamenti. La generosità non è ancora finita, in quanto, dopo poco tempo siamo invitati a gruppetti di tre persone, nelle loro case, a prendere il caffè e per chi lo desidera un goccetto di limoncello. Ringraziando ripetutamente, quasi tutta la popolazione di quel borgo, con molte strette di mano e arrivederci per un'eventuale prossimo anno, riprendiamo il cammino, sotto un sole cocente, in direzione di San Sebastiano Curone.
Finalmente, dopo circa due ore, e pensando ancora alle gentilezze manifestateci dagli abitanti di Bregni, arriviamo a destinazione, e cioè a San Sebastiano Curone. Giunti in piazza della chiesa, incontriamo il parroco del paese, Don Claudio, che ci accoglie, con tanta simpatia, nella chiesa. Dopo aver letto i Vespri e scambiato qualche parola con alcune persone, partecipanti anch'esse alle nostre preghiere, Don Claudio ci conduce in un locale bar, dove aveva fatto preparare per noi una merendina. Con grande piacere e forte desiderio di bere, e facendo finta di dimenticare quanto abbiamo mangiato poche ore fa, ci apprestiamo ad accettare l'offerta. Con grande stupore constatiamo che non si tratta di una merendina: ci sono alcuni tavoli imbanditi con molti piatti appetitosi di diverso genere, oltre a un singolo tavolo ricco di varie bevande fresche. Alcune ragazze, sorridenti, si prestano a servirci tutte quelle buone cose, elogiandoci per il nostro pellegrinaggio.
Terminiamo con coppe di gelato, la cosiddetta merendina, e sazi a crepapelle, ripetiamo le solite e un po' imbarazzanti cerimonie di ringraziamento e saluti.
Saliti su alcune vetture guidate sicuramente da volontari parrocchiani, veniamo trasportati sino a Voghera, proprio davanti al Monastero delle Suore Agostiniane. Davanti al portone d'ingresso, prima di entrarvi, leggo la targa affissa sulla destra: "Istituto Suore Agostiniane Serve di Gesù e Maria"; e mi si desta un ricordo. Malgrado la bella esperienza vissuta a Leon (Spagna), durante il mio Cammino di Santiago de Compostela quando fui ospitato, per passare la notte, nel monastero delle suore benedettine de Santa Maria de Carbajal, sento ancora un certo imbarazzo che definirei quasi una soggezione, nell'entrare in un convento, in quanto ho sempre avuto un concetto, sicuramente sbagliato, della quasi inviolabilità di queste ultime. Assieme ai miei compagni entro ugualmente e quel momentaneo imbarazzo passa immediatamente al vedere il radioso sorriso di Suora Rita, che con tanta semplicità e fraternità ci accoglie.
Pochi minuti dopo ci viene incontro Madre Battistina, Badessa del monastero, congratulandosi con noi per il nostro pellegrinaggio spirituale verso Pavia. Tra una parola e altre, ci fa accomodare in una saletta del porticato e ci disseta offrendoci diverse bevande fresche. Dopo il graditissimo ristoro, ci viene mostrato il loro bellissimo giardino ricco di fiori e con quattro pini quasi secolari. Dopo di che, la sala con i relativi servizi, nell'adiacente complesso scolastico e di asilo, dove trascorreremo la notte. Rifocillati dall'intensa giornata di cammino, molto calda, ma sopportata da inaspettate offerte gastronomiche e merendine varie, ci presentiamo nel porticato, dove facciamo conoscenza di Suora Elisabetta, Suora Agostina, Suora Regina e l'ultima suora, cuoca del convento, che mi sembra si chiamasse Suora Anna. Ci accomodiamo, tutti insieme, nella sala da pranzo, e dopo la preghiera detta da Madre Battistina, ci viene servita un'appetitosa cena. Terminata la cena veniamo intrattenuti sulle panche del porticato per conversare e assaporare il caffè accompagnato da un loro gradevolissimo liquorino fatto con semi di mela.
L'interessante e piacevole conversazione, a volte allegra e spensierata, si protrae sin a quasi mezzanotte, e dopo l'augurio di una buona notte ci ritiriamo nei nostri alloggi. Al mattino seguente, dopo colazione, facciamo due passi nel centro di Voghera, e visitiamo il bellissimo Duomo dedicato a San Lorenzo. Tornati al monastero verso le undici, come d'accordo, assieme alle suore, nella loro chiesetta, recitiamo le Lodi del mattino, meditando sul nostro tema del cammino, cioè l'Amore, e terminando nell'ascoltare la melodiosa voce di Suora Rita, espressa durante i canti. Conclusesi le preghiere anche coi nostri canti, accompagnati dalle chitarre di Maria Luisa e di Bismark, purtroppo, ma volentieri pranziamo ancora con le suore.
Sicuramente Suora Anna ha dato il massimo nel prepararci l'appetitoso pranzo. Prima di lasciare il monastero e la graditissima compagnia, ci vengono offerte fette di anguria fresca, sentendoci dire da Madre Battistina, che per il pomeriggio molto caldo che dovremo affrontare, sono molto dissetanti e rinfrescanti. I saluti e i ringraziamenti sono molto cordiali e un poco commoventi, abbracci e strette di mano, manifestano tutta la loro carità e la nostra soddisfazione, sicuri anche che per qualche giorno saremo nelle loro preghiere. Il radioso sorriso di Suora Rita lo porterò nel mio cuore come un dolce ricordo.
Prima di iniziare il proseguo del cammino, facciamo conoscenza con "Daniela", giovane ragazza che ci accompagnerà fino a Casei Gerola, inviataci appositamente come guida, quale primo segno dell'ospitalità, dalla Comunità di Casei Gerola. Dopo circa due ore arriviamo a Casei Gerola, dove inaspettatamente veniamo accolti, al suono di campane a festa, nella piazzetta della chiesa parrocchiale, gremita di persone, in un quasi interminabile applauso. L'emozione è forte e non riusciamo a renderci conto di tutto quanto.
Il parroco Don Maurizio, il sindaco e alcune persone ci vengono incontro e manifestano l'accoglienza della loro Comunità. Dopo qualche minuto, veniamo assegnati a gruppi di due a delle famiglie che ci ospiteranno nelle loro case sino al mattino dopo. Io e Renzo veniamo presentati a una gentile signora "Daniela", sorridente e allegra, che ci ospita nella sua casa. Nel breve cammino, prima di giungere a casa, ci dice di avere due figlie già sposate e quindi ha la disponibilità di offrire le loro due camere per un'occasione a lei molto gradita. Entrati nella casa e saliti al piano superiore, constatiamo di trovarci in una casa accogliente e bella e ben arredata. Nel soggiorno facciamo conoscenza col marito "Giuse", molto appassionato di calcio e tifoso juventino.
La loro ospitalità è eccezionale, nella camera assegnataci troviamo ogni comodità e anche nel bagno, adiacente, set d'asciugamani per ospiti. Dopo una rilassante doccia e abbigliati decentemente, scambiamo ancora qualche parola coi nostri gentili ospitanti. Purtroppo dobbiamo interrompere l'appassionata conversazione perché l'orario ci impone di andare in oratorio per la cena. Di nuovo ci ritroviamo tutti noi, in compagnia di altre signore e consumiamo l'offerta ottima cena, terminata con un fuori programma, consistente in una rumorosa cantata e suonata di chitarra da parte di Bismark, che ha intonato il motivetto latino americano .. La Bamba ", surriscaldando gli umori, finiti in un quasi delirio, delle signore che ci avevano gentilmente servito l'ottima cena. Tornati alla normale serietà, siamo andati in parrocchia per la celebrazione della Santa Messa, a solenne ricorrenza della morte di Sant'Agostino e della nostra significativa rappresentazione del pellegrinaggio a Lui dedicato. Notiamo una grande presenza di gente e anche il loro Sindaco con la consueta fusciacca delle grandi occasioni.
Al termine della Santa Messa ci incamminiamo in processione con quasi tutta la popolazione del luogo con fiaccole colorate e recitando il Santo Rosario, sino a raggiungere la chiesetta di Sant'Agostino, situata al di fuori del paese. Celebrate le preghiere della sera a suffragio del Santo Dottore della Chiesa e ammirato gli affreschi che lo rappresentano, lasciamo il Santuario per ritornare in oratorio, come prestabilito per un rinfresco, offerto da Don Maurizio, e scambiare qualche parola con un po' di gente di Casei Gerola. Conclusa la meravigliosa serata, accompagnati dalla nostra ospitante, rincasiamo per la notte. Al mattino i Signori Daniela e Giuse ci preparano una semplice e gustosa colazione e ci accompagnano al raduno, in oratorio, per la partenza con destinazione San Nazzaro de' Burgundi. Prima di lasciare l'Oratorio, notiamo il formarsi di diversi gruppi di gente, e ci incamminiamo, tutti quanti, come se fosse un'altra processione, sino alla chiesetta di San Bartolomeo, poco distante dal centro del paese. Arrivati a questa chiesetta, ci stringiamo per poter starci tutti a recitare le Lodi del mattino.
Padre Michele, alla fine di una breve omelia, quale ringraziamento a tutta la Comunità di Casei Gerola, fa dono a Don Maurizio del quadretto raffigurante l'Arca dove giacciono le spoglie di Sant'Agostino in Pavia e un foulard del pellegrino. All'uscita dalla chiesetta, nella piazzetta d'innanzi, si manifestano una infinità di abbracci, strette di mano, saluti, ringraziamenti e buon proseguimento nel pellegrinaggio. In modo più cordiale, io e Renzo salutiamo "Daniela" la gentile signora che ci ha ospitato in questa breve permanenza a Casei Gerola e per suo desiderio ci facciamo fotografare assieme.
Inoltre, con tanto piacere apprendiamo, da diverse voci, che: Don Maurizio (parroco), Pasquale (assessore alla cultura), Pinuccia (maestra), Daniela (giornalista) e Nicoletta (studentessa) ci accompagneranno per otto chilometri sino alla riva del Po. Questa gradita compagnia, organizzata come da programma di accoglienza di noi pellegrini, dalla Comunità di Casei Gerola, rappresenta l'emulazione dei cittadini dell'epoca (nel lontano 700), quando scortarono a protezione da briganti e malfattori, i pellegrini che portarono l'Urna contenente le spoglie di Sant'Agostino, sino alle rive del Po; al di là di questo fiume furono successivamente sostituiti, a protezione, dalle milizie del Re longobardo Liutprando.
Mentre camminiamo, con cuori allegri, tra i campi coltivati a pomodori, patate, cipolle e barbabietole, il bravo Pasquale ci documenta, con cenni storici, la vita passata e presente di quella loro zona. Arrivati, appunto, a Cornale (frazione di Casei), ci soffermiamo ad osservare il monumento dedicato ai lavoratori nelle fornaci produttrici di mattoni, rappresentato da una carriola con sopra dei mattoni e con delle scritte in dialetto locale, che il buon Pasquale, traducendole ci raccontano un po' della storia passata e faticosa di questi lavoratori. Subito dopo arriviamo alla chiesa della Natività di Maria, dove facciamo una breve visita e recitiamo tutti assieme un' Ave Maria. Lasciato Cornale, ormai siamo quasi giunti al Po, da lontano scorgiamo il ponte di ferro che tra poco percorreremo. Ancora non mancano emozioni nel salutare coi più calorosi abbracci ed anche qualche bacetto la nostra scorta, che oltre ad accompagnarci, ci ha eruditi di interessanti storie.
Percorriamo, in fila indiana tutto il lungo ponte sul grande fiume, e dopo circa un'ora, quasi all'inizio di San Nazzaro de' Burgundi, trovato un angolino ombroso, facciamo sosta e consumiamo la nostra colazione al sacco. Terminata la soddisfacente sosta e anche ben dissetati, ci incamminiamo per l'attraversamento di San Nazzaro de' Burgundi (cittadina conosciuta per una grande raffineria, forse la più grande d'Italia), e arriviamo alla chiesa principale, luogo d'appuntamento con il parroco. Attendiamo qualche minuto il suo arrivo. Nel frattempo, Maria Luisa e Bismark, con le loro chitarre, ci cantano e suonano alcune canzonette e anche noi, un po' stonati, cerchiamo di canticchiarle. Arrivato quasi subito, l'atteso parroco, anziché farci entrare in chiesa, ci fa accomodare nel vicino oratorio comunicandoci che la celebrazione della nostra Santa Messa quotidiana potremmo effettuata alle 17,00, ovvero dopo un paio d'ore. La permanenza in oratorio è assai gradita, per il fatto che l'ambiente è fresco e ventilato, mentre fuori ristagna un'afosa calura. L'amico Renzo, trovato il gioco della dama, sfida tutti a giocare, compreso Padre Michele, contro di lui, manifestando una eccessiva superiorità nel vincere tutte le partite. Io per consolare gli amici perdenti, rendo noto che i bravi giocatori di dama, hanno imparato e si sono affermati, giocando continuamente per far passare il tempo, in galera o nelle celle di rigore durante il servizio militare; soggiungendo che io non so giocare. Tra questa storia e altre passiamo le due ore in allegria e ci prepariamo per la celebrazione della Santa Messa.
Avvenimento buffo, alla fine, Padre Michele per ringraziare il parroco dell'ospitalità, vuol fargli dono di un quadretto e del foulard, ma il parroco non c'è più, se n'è andato via, tra qualche risatina di stupore, lasciamo il dono al sacrestano, diamo un'occhiata all'interno della chiesa ed usciamo a prendere un po' di caldo. Con l'ausilio di un autobus di linea, arriviamo a Cava Manara, dove d'innanzi alla chiesa ci aspetta Don Mario, parroco di quella Comunità. Rammaricato di non poterci offrire dei servizi, perché mancanti in oratorio, organizza un andirivieni con la sua vettura e a gruppi di quattro, ci porta al civico campo sportivo, dove negli spogliatoi dello stesso possiamo fare la doccia. Terminate le operazioni igieniche, torniamo in oratorio dove troviamo pronta la cena. Dopo tutto questo traffico assai salutare, con grande appetito, ci troviamo seduti a una grande e bella tavolata, nel salone del bar, dove diverse suore oltre che a prepararla ci servono l'abbondante cena.
Al termine di questa, sazi e con tanta calma, ci rechiamo in chiesa per recitare i Vespri. La chiesa dedicata a Sant'Agostino, patrono del paese, è assai bella e decorata con affreschi rappresentanti alcune vicende vissute dal Santo Dottore della Chiesa. Ritornati in oratorio, dopo ennesime bevute rinfrescanti, passiamo la notte nella sala giochi dell'edificio. Alla mattina seguente, Don Mario ed il curato Don Luca, ci offrono la colazione, cappuccino e briosch, nella saletta del bar vicino. Subito dopo ci conducono, assieme alle suore conosciute la sera prima, in chiesa per leggere le Lodi del mattino. Terminiamo come di solito con ringraziamenti e saluti.
... Siamo in cammino dell'ultima tappa e stiamo per arrivare a Pavia. In meno di un'ora arriviamo alla cittadina di San Martino Siccomario, e dopo pochi minuti ci troviamo davanti all'imbocco del Ponte vecchio sul Ticino. Sostiamo sulla parte destra per scattare qualche fotografia e osservare il curioso monumento, sporgente dalla riva, dedicato alla lavandaia. Poi in fila indiana percorriamo l'antico ponte fino all'altra sponda, attraversiamo il centro della città e in un batter d'occhio giungiamo nella Piazza di San Pietro in Ciel d'Oro. Finalmente siamo arrivati a destinazione, e le campane suonano l'ora con dodici rintocchi, siamo stati oltre che bravi anche puntuali. Ci soffermiamo qualche minuto davanti alla Basilica per ammirare la bella facciata dimostrante l'edificazione su tre navate. Prima di entrarvi, ci mettiamo d'innanzi al portale per una memorabile foto ricordo.
Entriamo con molta emozione, scendiamo i pochi gradini e percorriamo tutta la navata centrale per poi risalire con altri pochi gradini al presbiterio, dove è situata l'imponente Arca. Con devozione compio un semplice segno di croce e mi inginocchio davanti all'Urna contenente i resti delle ossa di Sant'Agostino, appositamente esposta sull'altarino dell'Arca, per le commemorazioni dedicate al Santo. Su segnalazione di Padre Giovanni, ci mettiamo davanti all'Arca per la fotografia di rito che segnerà l'avvenuta conclusione del nostro pellegrinaggio. Subito dopo andiamo in sacrestia, e con grande piacere incontriamo Padre Vittorio che ci sollecita a uscire e andare all'ingresso del vicino monastero, in quanto è già ora di pranzo, e ci aspettano tutti per pranzare assieme. Appena varcata la soglia del monastero, stranamente sento chiamare Vittorio. Al momento penso che chiamino Padre Vittorio ma capisco subito che il richiamo è rivolto a me. Con grande gioia scopro colui che mi ha chiamato, è Padre Giancarlo che sorridente mi chiede di presentargli il mio amico Renzo.
Chiamo Renzo e tutti e due ci presentiamo d'innanzi a lui; a Renzo stringe la mano e manifesta il piacere di conoscerlo, e dopo con un amichevole abbraccio mi saluta dicendomi che mi aspettava e richiamando l'attenzione di tutti gli amici dice che ci siamo conosciuti quindici giorni fa. Lasciati provvisoriamente gli zaini all'ingresso, tutti insieme ci avviamo, io e Padre Giancarlo in coda e più lentamente, alla sala da pranzo. Una brevissima preghiera, serviti da due signore apprezziamo il buon cibo offertoci. Terminato il pranzo, recuperiamo gli zaini. Padre Giovanni ci conduce alle stanze, dove potremo fare la doccia e passare la notte. Prima di lasciarci in libertà, ci raccomanda di farci trovare in chiesa alle ore 18,00 per recitare i Vespri e assistere alla Santa Messa. Dopo le necessarie attività igieniche, ci siamo ritrovati nella piazza fuori dal monastero per una passeggiata nel centro di Pavia. Abbiamo visitato le parrocchie di San Michele e di Santa Maria del Carmine, abbiamo ammirato almeno tre delle cento torri della città, ed abbiamo gustato una fresca birra seduti al bar dell'Università. Nel percorso di rientro, siamo passati davanti al Castello Visconteo e con grande meraviglia abbiamo notato che tra le feritoie delle sue mura, anziché vedere dei consueti piccioni, abbiamo visto innumerevoli pappagalli di colore azzurro e verde.
... Ritornati alla Basilica di Sant' Agostino, con buon margine d'anticipo, ci siamo organizzati sia per i canti che per le letture quale nostra partecipazione durante la celebrazione della Santa Messa. Durante la recita dei Vespri ci accorgiamo di un notevole afflusso di gente che va ad accomodarsi in attesa di ascoltare la Santa Messa. Puntualmente ha inizio. La celebrazione è di Padre Vittorio, vestito con casula di color rosso. Quali concelebranti vi sono: Padre Giovanni, Padre Giancarlo e il nostro Padre spirituale Padre Michele. Questa cerimonia è solenne perché celebra l'avvenuto pellegrinaggio Genova - Pavia. Ho ancora molta emozione. Alla conclusione di questa bellissima Santa Messa, veniamo chiamati davanti all'altare e riceviamo, come segno d'ammirazione un lungo applauso dai presenti. Noi compiaciuti rispondiamo gesticolando e cantando una canzone in diverse lingue. Finisce così il nostro meraviglioso e spirituale Cammino di Sant' Agostino. L'accoglienza dei Padri agostiniani non è finita. Ritorniamo alla sala da pranzo per gustare un'ottima cena e raccontare un po' delle esperienze vissute durante il pellegrinaggio, agli altri Padri. Salutiamo le gentili signore, ringraziandole per tutto quello che ci hanno preparato. I Padri, come d'accordo li saluteremo all'indomani mattina prima di lasciare Pavia. Data la serata molto calda, decidiamo di andar in qualche bar per bere qualcosa di fresco, prima di andare a dormire, e Padre Giovanni ci fornisce le chiavi per rientrare più tardi nel monastero. Riusciamo a trovare una birreria, abbastanza tranquilla, dove passiamo circa un'ora bevendo in allegria.
Rientriamo in ora decente e senza fare rumore, augurandoci la buona notte e rimandando i saluti definitivi alla mattina seguente. La mattina di buon ora andiamo In chiesa e precisamente in sacrestia, dove troviamo tutti i Padri, formuliamo i nostri ringraziamenti e saluti, recitiamo un'ultima preghiera e lasciamo la bellissima Basilica di San Pietro In Ciel d'Oro. Al di fuori della Basilica, con molta commozione ci abbracciamo e ci salutiamo, contenti della bellissima esperienza fatta assieme.
Ognuno va per la sua destinazione. Reverendi Padri, carissimi compagni e amici, è stato per me un dono, veramente un dono, condividere con voi questa esperienza del Cammino di Sant'Agostino e la devota sosta presso la sua tomba in San Pietro in Ciel d'Oro. La vostra presenza ha dato al mio pellegrinaggio: un più concreto senso spirituale, e insegnamento di vita. Ripartiamo da qui, portando nel cuore la gioia di essere discepoli dell'Amore. Ci accompagni sempre la Vergine Maria la cui materna protezione sia sempre su di noi, mentre, con grande affetto vi ringrazio e fraternamente vi saluto.
Vittorio
Canta e cammina con la pace nel cuore,
canta e cammina nel bene e nell'amore,
canta e cammina, non lasciare la strada,
Cristo cammina con te.