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Marilla R. Omini F. O.V.M.F.

L'anotazione del Sangalli con la scritta Marilla R. Omini.O.V.M.F.

L'annotazione del Sangalli con la scritta Marilla

 

Marilla R. Omini F. O.V.M.F.

 

 

L'abbreviazione O. V. M. F. si trova soltanto su due lapidi attestate a Cassago. Una di esse è nota dalla metà del '700, grazie ad una nota del Mommsen e riportata in C. I. L., V, 5662 ( MARRILLA / ROMINI F. /O.V.M.F.). Lo stesso Mommsen scrisse inoltre di essa "cum ecclesia antiqua diruta est et absumpta in turri campanaria facienda ".

In realtà la lapide non fu incorporata nel campanile, ma, riutilizzata, rimase murata nel pilastro di S. Giacomo nella nuova chiesa parrocchiale fino al 1930 quando, come lasciò scritto Vincenzo Confalonieri, "dal parroco con scarso senso civico fu interrata nel rifacendo pavimento."

"Pare fosse di sasso scuro ed era posta a circa m 6 da terra nel pilone di S. Giacomo, all'interno della parrocchiale." Così si legge in una postilla del signor Vincenzo Confalonieri a una lettera autografa di don Rinaldo Beretta, studioso appassionato di storia locale. Nello scritto, datato gennaio 1930, il Confalonieri riferisce che il sasso fu rinvenuto nel 1929 durante i lavori per l'ampliamento della chiesa (che era stata costruita nel 1760 con materiale proveniente dalla demolita chiesa medioevale di S. Brigida di Kildare) e fu poi rotto e buttato sotto il pavimento della stessa. Il Confalonieri segnalò l'accaduto ma non gli fu prestato ascolto. L'archivio dell'Associazione S. Agostino conserva la lettera in esame, secondo la quale sarebbero state interrate altre tre lapidi non meglio definite ma, ci assicura il Confalonieri, da lui viste di persona. Del testo di questa lapide, che esprime la presenza in epoca romana di una certa Marrilla, esistono tuttavia varie versioni e diverse interpretazioni da ascrivere principalmente a Carlo Sangalli, l'architetto-ingegnere che curò la demolizione della vecchia chiesa medioevale e la costruzione della nuova nel 1759-1760, a Seletti e a mons. Luigi Biraghi. Il Sangalli il 13 febbraio 1759 annotò che "nelle rovine di detta chiesa si è trovato le infrascritte iscrizioni sopra una lapide di sasso ciericcio di figura semicircolare di lunghezza di Braccia 3 circa: MARILLA R(ecepto) OMINI F(austo) O(raculo) V(eneris) M(onumentum) F(aciebat)."

Non sono mancati studi e interessanti osservazioni relative a questa iscrizione, alcuni in verità troppo fantasiosi, ma tutti concordi nella difficoltà di assegnare un senso convincente all'abbreviazione O. V. M. F.  Il Biraghi (Sant'Agostino a Cassago di Brianza sul Milanese in ritiro di sette mesi, edito a Milano nel 1854, al Capo VI che tratta di "Cassago e suoi dintorni frequentati dai Romani") studiò questa lapide in un contesto più ampio e ricordava che: "nell'anno 1756 nel demolirsi della vecchia e cadente chiesa parrocchiale venne alla luce una antica e lunga pietra di serrizzo, e in essa a bei caratteri l'elegante epigrafe seguente":

 

MARRILLA

R. OMINI F.

O. V. M. F.

 

Fu letta dallo studioso Marrilla R(ubrii) Omini(i) F(ortunati) (uxor) O(ptimo) V(iro) M(onumentum) F(ecit). Si ignora la provenienza e la funzione del sasso, la cui lunghezza doveva essere di circa m 1,50. Se si scioglie l'abbreviazione seguendo il suggerimento del Biraghi è immediato pensare a un dedicante, del resto chiaramente attestata sull'epigrafe di serizzo MARRILLA o MARILLA.