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La Chiesa Parrocchiale di Santa Brigida di Kildare

La parrocchiale di Cassago dopo l'ampliamento del 1930

La parrocchiale di Cassago dopo l'ampliamento del 1930

 

 

LA CHIESA DI S. BRIGIDA VERGINE E S. GIACOMO MAGGIORE APOSTOLO PARROCCHIALE DI CASSAGO

di Luigi Beretta

 

 

La dedicazione

La chiesa parrocchiale di Cassago porta il titolo di S. Brigida Vergine, monaca irlandese del V secolo, fondatrice del doppio monastero di Kildare. E' molto probabile che questa titolazione si possa riferire all'età carolingia od ottoniana, quando monaci irlandesi percorsero l'Europa evangelizzando intere popolazioni.

Questa dedicazione si trova nell'elenco delle chiese milanesi redatto dal Bussero nel suo Liber Notitiae Sanctorum Mediolanensis nello scorcio finale del XIII secolo. Al primitivo titolo fu aggiunta nel XIV-XV secolo la dedicazione a S. Giacomo Maggiore Apostolo, per analogia alla medesima del monastero benedettino di Pontida, di cui era diventata una dipendenza fra il XII e il XV secolo. In età carolina questa chiesa diventò la chiesa parrocchiale di Cassago. Fu sempre una chiesa povera senza redditi propri.

 

La fondazione

L'attuale edificio della chiesa parrocchiale di Cassago dei Santi Brigida Vergine e Giacomo Maggiore Apostolo non corrisponde alla originaria chiesa medioevale, che sorgeva nel perimetro del castro medioevale. Quella chiesa fu demolita fra il 1758 e il 1759, quando era parroco don Giuseppe Beretta, in base a un accordo fra la Comunità di Cassago e i nobili Pirovano-Visconti stipulato nel 1756.

La nuova chiesa venne ricostruita poco più a valle nell'attuale ubicazione. Nel corso del Convocato generale della Comunità di Cassago e suoi Uniti del 28 aprile 1756, il conte don Francesco Antonio Pirovano Visconti in cambio della chiesa medioevale, ormai fatiscente, e della casa parrocchiale, cedeva un terreno di 4 pertiche a prato e orto "attraversato d'alcuni muri dirocati e antichi " dove sarebbe stato possibile costruire la nuova fabbrica della chiesa.

Consegnò inoltre a fine agosto 1759 alla Comunità di Cassago una casa, la cosiddetta "casa della torre", che fu riammodernata a sue spese, da adibire ad abitazione del parroco. Il 5 agosto 1756 venne gettata la prima pietra della fondamenta della nuova chiesa dal Conte mons. don Vincenzo Visconti. Il 28 novembre 1758 furono evacuati i sepolcri della chiesa medioevale e il 29 dicembre si diede inizio alla sua demolizione. Il 13 febbraio si concludono i lavori di demolizione della chiesa e della canonica parrocchiale annessa, mentre si finisce di estrarre le ossa dei morti, trovate in grande quantità sopra la piazza davanti alla nuova chiesa. Nelle rovine della chiesa medioevale viene scoperta una lapide in serizzo di forma semicircolare "della lunghezza di tre braccia circa", con la seguente iscrizione:

MARILLA / R. OMINI F(austo) / O(ptimo) V(iro) M(onumentum) F(ecit) (MOMMSEN, CIL V, 5662).

La costruzione della nuova chiesa e la ricerca dei finanziamenti necessari furono affidati all'architetto Carlo Giovanni Sangalli. I lavori proseguirono rapidamente fino al 1759, quando problemi finanziari notevoli bloccarono la costruzione. Gli interventi del curato don Viganò di Bernareggio e del card. Pozzobonelli permisero infine di riprendere i lavori ad agosto 1761. La chiesa fu completata dal Capo mastro Tommaso Molteno di Rogeno in breve tempo con un costo di poco più di 15.000 lire dell'epoca e il 23 dicembre di quello stesso anno la chiesa venne benedetta dal Prevosto di Missaglia Luca de Damiani dopo una esplicita richiesta al cardinale Giuseppe Pozzobonelli arcivescovo di Milano.

Alla nobile famiglia Pirovano-Visconti venne concessa un'entrata personale oltre ad una stanza dove seguire privatamente le funzioni religiose: una lapide ricorda questo privilegio concesso al conte Francesco Antonio Pirovano-Visconti e suoi eredi da papa Clemente XIII:

CLEMENTE XIII P.O.M. / LARGIENTE PERPETUO / SIBI SUIS ET CONTUBERNALIBUS / SACRIS HUJUS TEMPLI ADESSE / FRANCISCUS ANTONIUS / COMES VICECOMES PIROVANUS / CONCLAVE ASYLI IMMUNE / EXSTRUXIT APERUIT / A. MDCCLXIII.

 

L'architettura

La chiesa fu realizzata su progetto dell'architetto Carlo Giovanni Sangalli che si diede molto da fare per portarla a compimento. Il disegno prevedeva una sola navata centrale, un ampio presbiterio rialzato e tre altari laterali, che furono dedicati alla Beata Vergine (già esistente nella chiesa medioevale), a S. Agostino e al S. Crocifisso (la richiesta di benedizione di quest'ultimo altare e la relativa autorizzazione risalgono al 1767-1768). Il presbiterio, realizzato su un piano rialzato a forma di emiciclo, era sormontato da una semi cupola. Nei piloni laterali che sostenevano la cupola centrale del diametro di 11 metri circa furono ricavate delle nicchie dove trovarono posto le statue di S. Ambrogio e S. Monica. La capienza e le dimensioni della nuova chiesa erano più che quadruplicate rispetto alla chiesa medioevale. A destra dell'altare maggiore fu costruito un palco con accesso privato, dove potevano accomodarsi i membri della famiglia dei nobili Pirovano-Visconti durante le funzioni religiose.

 

La parrocchiale di Cassago prima dell'ampliamento del 1930

La parrocchiale di Cassago prima dell'ampliamento del 1930

L'interno

Nell'anno 1765 si provvide a realizzare l'ancona per la statua della Madonna. Nel 1767 era ormai ultimato l'altare dedicato a Cristo Crocefisso secondo le norme ecclesiastiche, per cui fu chiesta la sua benedizione al card. Pozzobonelli, che concesse l'autorizzazione incaricandone il curato di Barzanò don Ambrogio Maria Ferrario cancelliere della pieve di Missaglia. Il 13 aprile 1779 il cardinale Pozzobonelli da Milano autorizzava la benedizione anche dell'altare in marmo costruito in onore della Beata Vergine del Santo Rosario. Alla cerimonia fu preposto il Vicario Foraneo don Baldassarre Ferno prevosto della prepositurale di Missaglia. Del 1787 è la richiesta del parroco Antonio Boracchi alla Commissione Ecclesiastica di Milano di alcune balaustre e di campane. Le prime provenienti dal monastero della soppressa chiesa di S. Ambrogio de' Disciplini non furono utilizzate tuttavia nella chiesa parrocchiale, ma finirono a Oriano. Furono utilizzate a Cassago invece le campane provenienti dal soppresso monastero di Cremella e andarono a sostituire quelle della vecchia chiesa medioevale. Nel 1792 fu seppellito nella chiesa il primo cadavere: il 21 luglio fu inumato Francesco Antonio conte Pirovano Visconti marchese Modrone, che era stato uno degli artefici della costruzione della nuova chiesa. Il suo corpo fu seppellito sotto l'altare del Santo Crocefisso. Nel 1815 si provvide a realizzare l'ancona di marmo dell'altare di S. Agostino, che fu affidata al signor Olgiati di Viggiù. Poco dopo nel 1839 la statua del santo venne restaurata dal signor Bianchi Costante di Como, che provvide anche a scolpire la statua della Madonna, che fu posta nell'altare a lei dedicato.

 

Il campanile

Le difficoltà finanziarie non avevano permesso l'erezione del campanile contestualmente alla fabbrica della chiesa. Si era riusciti a costruirne solo le fondamenta. Nel 1795 la situazione finanziaria cambia e si fanno le richieste per concludere la costruzione del campanile, che era stata sospesa in attesa di fondi. Fu ancora Tommaso Molteno di Rogeno il capo mastro incaricato di eseguire l'opera.

Nel suo progetto il campanile, la cui base quadrata era già stata costruita con pietre vive della larghezza di 6 braccia milanesi per ogni facciata, doveva alzarsi di altre 25 braccia milanesi prima di completare la lanterna dove riporre le campane. I quattro spigoli furono progettati e poi realizzati in serizzo lavorato da scalpellino. Sopra l'ultima zoccolatura fu infine posta una balaustra con 5 colonnette per ogni facciata che ingentilisce il sopralzo della lanterna. La perizia prevedeva una spesa di £ 3822, una cifra che era nelle disponibilità della fabbriceria, per cui si riuscì a ottenere il consenso della Commissione Ecclesiastica e della Camera de' Conti dell'amministrazione austriaca. L'edificio venne rapidamente completato.

 

Le campane e l'organo

Durante l'occupazione francese la chiesa di Cassago riesce a dotarsi di nuove campane e di un organo. Entrambe provengono dalla chiesa del convento francescano della Misericordia di Missaglia, dove Giuseppe Perogalli le aveva acquistate da Lorenzo Sormani per 2000 lire. Con un contratto furono cedute a Francesco Nava, agente dei Visconti Modrone, che le diede gratuitamente in uso alla parrocchia. Le tre campane nel novembre 1798 furono poste in sede sulla lanterna del campanile, mentre l'organo fu sistemato in chiesa. Con una convenzione dell'aprile 1804 Carlo Visconti Modrone cedette infine al parroco e alla Fabbriceria a titolo definitivo sia le campane che l'organo, che suo fratello il marchese Giuseppe Visconti Modrone, aveva fatto acquistare al Nava. Nel settembre 1805 il marmorino Francesco Rossi vende alla fabbriceria due balaustre di marmo di 3 braccia con cimosa in marmo nero, i suoi pilastrini e la colonnetta in marmo broccatello rosso.

 

La parrocchiale di Cassago prima dell'ampliamento del 1930

La parrocchiale di Cassago prima dell'ampliamento del 1930

L'altare maggiore

Nel 1809 si fanno i primi progetti per la costruzione dell'altare maggiore. A maggio il signor Nicola Pirovano propone all'attenzione del cugino Giuseppe Perogalli ben tre disegni: il Perogalli sceglie quello contrassegnato dal n. 1, lo stesso disegno che sarà poi approvato dalla Fabbriceria a luglio di quello stesso anno. L'incarico della realizzazione dell'altare in marmo in verde di Varallo viene affidato ai signori Francesco Monzini di Borgo Vico a Como e Giorgio Olgiati di Viggiù per un costo di 2302 lire italiane pari a 3000 lire milanesi. L'altare viene inaugurato durante la festa di Pentecoste del 1810. Il disegno prevedeva lo zoccolo al piano terra di maccia vecchia di Arzo, con un piccolo zoccoletto di Barambana. Il piedistallo era in bardiglio di Torino con i sfondati di diaspro di Sicilia con intorno la goletta di giallo di Verona. Lo zoccolo sopra la mensa doveva essere in saravezza, i gradini dei candelieri di bordiglio, saravezza, majolica e verde di Varallo, il ciborio in broccatello di Spagna e bianco statuario di Carrara, lo zoccolo del tempietto in saravezza, le colonne in verde di Varallo, l'architrave in majolica, il fregio in verde di Varallo con cornicione a dentelli di majolica. Nel maggio 1812 vengono acquistati due angioletti genuflessi dalla Bottega dello scultore Camillo Marzorati per abbellire l'altare maggiore.

 

Alcuni interventi di manutenzione

Un inventario degli arredi sacri della chiesa redatto nell'ottobre 1827 dà un quadro esauriente della situazione esistente: il presbiterio dell'altare maggiore era isolato da un cancello a due ante in ferro, l'organo a tre mantici era ormai logoro, due confessionali in noce avevano tendine in seta, c'era un pulpito in noce con croce di legno, un grande Crocefisso era posto sopra l'architrave, in sagrestia esisteva un armadio di noce a due ante, dove si conservava un baldacchino di damasco, esistevano 4 busti di santi in rame argentato, sei candelieri di rame, un calice d'argento, un ostensorio di rame argentato barocco, un grande quadro di santa Brigida oltre a panche, tovaglie, croci, camici, cotte, pianete e altri oggetti annessi al culto. Con l'unità d'Italia i nuovi consigli comunali di Cassago e di Oriano deliberano di concedere un concorso di spese nell'acquisto di un nuovo organo per la chiesa parrocchiale. Un altro aiuto viene dato alla parrocchia dai due Comuni anche in occasione della rifusione di una campana che si era rotta nel 1831 e quando verso il 1854 si dovette provvedere a cambiare il castello delle campane. Nel 1876 la signora Angela Morganti sorella del defunto parroco don Carlo Morganti fece dono alla chiesa di Cassago di una nuova Via Crucis che fu acquistata presso la Ditta Crivelli e Cogliati di Milano. I quadri furono benedetti con una cerimonia di grande effetto: dopo una predica e una esposizione ai fedeli, furono portati in processione per tutto il paese con l'accompagnamento della banda. Nello stesso anno si provvide a vari lavori alla Cappella del santo Crocefisso, fra cui un vasto lavoro che permise la pittura delle sue pareti.

 

L'ampliamento del 1930

All'inizio del Novecento a causa del continuo aumentare della popolazione, prende corpo l'idea di ampliare la fabbrica della chiesa. L'impresa verrà tuttavia avviata solo dopo la fine della prima guerra mondiale. La redazione del progetto di ampliamento fu affidato dal parroco don Enrico Colnaghi e dalla Fabbriceria all'architetto Giovanni Barboglio di Bergamo. Per realizzarlo fu necessario modificare il tragitto di una strada comunale e ampliare la piazza. Nella costruzione fu impiegato essenzialmente ceppo, una pietra locale che si estraeva ai Campi Asciutti, dove poi si sviluppò la Cementeria. Il progetto dell'arch. Barboglio prevedeva un allargamento del presbiterio arrotondando l'emiciclo a nord un sostanziale allungamento della chiesa verso sud per una lunghezza di 19 metri. Alla navata centrale furono affiancate d'ambo i lati quattro nicchie, dove trovarono posto la nuova cappella del Crocefisso, la cappella di S. Teresina, il fonte battesimale e i Confessionali. Furono aperte due nuove entrate laterali, mentre, a motivo della pendenza del terreno, fu necessario costruire una scalinata d'accesso, che ingentilì il complesso della chiesa. L'ampliamento si armonizzò architettonicamente con il preesistente creando un complesso elegante per quanto sobrio.

 

L'organo ristrutturato e la pittura della chiesa

Nel 1950 il parroco don Giovanni Motta su insistenza dei parrocchiani provvide a restaurare l'organo, che fu affidato alle cure della ditta Costamagna. Nell'aprile 1952 l'organo fu collaudato dal Maestro Picchi della Cappella del Duomo di Como e dal Maestro Consonni del Seminario di Venegono. Nello stesso periodo don Motta diede incarico ad un giovane pittore, il signor Velasco, di dipingere la chiesa, per poterla presentare abbellita in occasione del XVI centenario della nascita di sant'Agostino nel 1954, quando sperava di fare consacrare la chiesa stessa all'arcivescovo di Milano. Purtroppo il card. Schuster morì e l'incombenza della consacrazione fu del nuovo arcivescovo Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI.

Il parroco don Motta predispose un piano organico per il pittore: il tema centrale doveva essere costituito dalla devozione al Sacro Cuore di Gesù, che egli voleva strettamente connesso alla vita eucaristica e alla gloria della Trinità. Partendo dal fondo della chiesa fece dipingere le sante confidenti del Sacro Cuore: la scena di Gesù nell'orto, la pratica del primo venerdì del mese con S. Margherita Alacoque, i santi e i pontefici devoti al Sacro Cuore. Una grande didascalia centrale, che richiama il cuore di Gesù al cuore immacolato di Maria, congiunge idealmente la navata al presbiterio, dove sono simbolicamente rappresentati i sacrifici di Abramo e di Melchisedec. La prima cappella decorata fu quella della Madonna, seguì quella di S. Agostino, i cui temi furono indicati da don Giulio Oggioni (poi vescovo di Bergamo). Verso la fine del 1950 fu realizzata la pittura della cappella di S. Teresina e di quella del Crocefisso.

Nel 1953 fu terminato il presbiterio. Lo stesso parroco don Motta provvide la chiesa di un impianto audio. Seguì infine la realizzazione di un impianto termico di riscaldamento. L'architettura della chiesa non fu più toccata se non marginalmente in due occasioni: il restauro della scalinata d'entrata e la messa in opera di un locale per servizi.