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San Rocco

 Scene della vita di san Rocco di Van Orly (1491-1542) allo Stedelijke Musea di Bruges

Scene della vita di san Rocco di Van Orly (Bruges)

 

 

SAN ROCCO

 

 

Nel perimetro del cimitero che si sviluppava attorno alla chiesa medioevale di santa Brigida, nel Cinquecento e forse ancora per alcuni anni nel Seicento, esisteva una cappella dedicata a san Rocco.

La sua presenza si spiega con lo straordinario sviluppo che ebbe il suo culto in Europa quale taumaturgo della peste che periodicamente affliggeva le popolazioni del continente.

Pochi santi sono stati famosi come lui fra il Trecento e il Seicento, quando il suo culto si diffuse in tutti i paesi europei e in tutti gli strati sociali. La sua fama postuma si scontra con la misteriosità della sua vita di cui si conosce ben poco. Nella venerazione che si andò creando attorno alla sua figura si è probabilmente concretizzata l'angoscia degli uomini di fronte alla malattia e alla morte che li minacciava quotidianamente.

Negli uomini di quel tempo viveva altresì la fede per l'intercessione di un povero pellegrino che Dio aveva miracolosamente guarito dalla terribile peste, attribuendogli il potere di liberare da questa malattia quanti si ponevano sotto la sua protezione. Contemporaneo della peste nera e della danza macabra, san Rocco fu l'ultimo rifugio di una umanità decimata dalle pestilenze.

Secondo quanto racconta la sua biografia più attendibile, nota come Acta Breviora e composta in Lombardia verso il 1430, Rocco sarebbe nato nel Trecento a Montpellier grazie a un voto fatto dai suoi genitori che si dolevano di non avere figli. Rimasto orfano vendette tutti i suoi averi e andò in pellegrinaggio a Roma. Lungo il cammino si fermò ad Acquapendente in Toscana dove prestò assistenza ad alcuni malati di peste cominciando ad operare guarigioni miracolose. Passò quindi a Cesena e infine raggiunse Roma dove guarì un cardinale.

Tre anni dopo prese la via del ritorno passando per Rimini e Piacenza. In quest'ultima città contrasse la peste e fu costretto a ritirarsi in un bosco dei dintorni, dove venne alimentato dal suo cane  che andava a rubacchiare del pane nelle case vicine. Il comportamento del cane colpì un nobile, un certo Gottardo Pollastrelli, che lo seguì fino nel bosco scoprendo Rocco. Lo raccolse, lo curò e ne condivise la vita. Qualche tempo dopo apparve un angelo che lo guarì miracolosamente. Rocco decise di ritornare in patria, ma ad Angera fu arrestato con l'accusa di essere una spia e condotto a Voghera davanti al governatore. Gettato in carcere vi morì dopo cinque anni.

Intorno al suo corpo si manifestarono molti prodigi e venne sepolto solennemente in una chiesa di cui non si conosce l'ubicazione. Sulla sua tomba a Voghera cominciò subito a fiorire il culto al giovane Rocco, amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri.

La nascita e lo sviluppo del suo culto in Occidente coincidono con le grandi epidemie che si abbatterono sull'Europa a partire dal 1346. Spesso Rocco fu associato da fedeli e artisti a san Sebastiano, che fino ad allora era stato il principale protettore degli appestati. Nella Francia settentrionale, dalla Normandia alla Champagne, si invocava molto anche sant'Adriano, che sovente fu rappresentato al fianco di Rocco. Nel mezzogiorno Rocco è accompagnato da sant'Antonio di Viennois, patrono degli antonini che si dedicavano ai malati colpiti dal fuoco sacro (ergotismo da segale) o ai santi medici Cosma e Damiano. Ma a partire dalla fine del Quattrocento Rocco si emancipa da queste compagnie e offusca tutti gli altri santi protettori dalla peste. Venerato sempre più, la stessa Chiesa Romana ne approva il culto nel 1629 con papa Urbano VIII.

Alla fine del Quattrocento la Repubblica di Venezia, gravemente colpita dalle epidemie di peste, si appropriò del culto di san Rocco. Venne innalzato un santuario in suo onore e poi, nel Cinquecento, a lato, un suntuoso Palazzo che divenne la sede della Scuola di san Rocco, arciconfraternita che divenne un focolaio d'arte e di opere caritatevoli.