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CICLo AGOSTINIANo di Morgari Luigi a Ventimiglia

Morte di sant'Agostino

Morte di sant'Agostino

 

 

LUIGI MORGARI

1922

Ventimiglia, chiesa di sant'Agostino

 

Morte di sant'Agostino

 

 

 

Sulla parete destra del presbiterio Luigi Morgari affrescò la scena della morte di Agostino, che avvenne a Ippona il 28 agosto dell'anno 430, mentre la città era sotto assedio dei Vandali. La scena è ambientata in un paesaggio medioevale che risente di spunti tratti dalla pittura dei maestri toscani del Quattrocento, che Morgari elabora liberamente.

Sulla sinistra al centro dell'attenzione di tutti i presenti è deposto il corpo esanime di Agostino che indossa il saio dei monaci agostiniani. Il capo è già avvolto dal nimbo dei santi. Su di lui si curva in ginocchio un sacerdote con in mano una croce, mentre dalla sua bocca esala una nuvola dove la sua anima viene raccolta con amorevolezza da una coppia di angeli che la portano in cielo. Altri monaci, sacerdoti e semplici fedeli sono presenti in piedi o in ginocchio intenti a pregare e a vegliare la salma del vescovo morto. In primo piano un monaco tiene nella mano sinistra una candela accesa. Poco discosto, quasi al centro della scena, un sacerdote regge un libro aperto dove si legge "Occurrite Angeli Domini Suscipientes animam ejus offerentes eam in conspectu Altissimi". La frase spiega il significato teologico del dipinto e il valore della esalazione dell'anima dalla bocca di Agostino.

 

La chiesa di S. Agostino, di stile neogotico, appartenente al complesso conventuale degli Agostiniani, sorge nel cuore della città moderna di Ventimiglia. In questa area, delimitata a ovest dalla rocca della Ventimiglia medioevale e ad est dall'antico sito della romana Albintimilium, nel XIV secolo esisteva solamente una cappella dedicata a S. Simeone, ad uso della piccola comunità insediatasi nel luogo detto Bastia. Nel 1349 il nobile Babilano Curlo, nativo di Ventimiglia, per volontà testamentaria, affida al fratello Nicolò, appartenente alla comunità degli Eremitani di S. Agostino, una somma necessaria per l'edificazione di un convento agostiniano.

Questa disposizione fu soddisfatta solo un secolo e mezzo dopo, nel 1487, quando il Vescovo Alessandro di Campofregoso concesse al Padre Giovanni Battista Poggio e a frate Angelo da Ceva la cappella di S. Simeone e il terreno annesso, per erigere la chiesa e il monastero sub vocabulo Beatae Mariae de Consolatione. Il 1 settembre 1487, il vescovo prese parte alla cerimonia di benedizione e della posa della prima pietra, concedendo indulgenze a coloro che avessero contribuito all'edificazione della chiesa. Il 22 novembre dello stesso anno i religiosi ottennero la licentia pontificia con breve del Papa Innocenzo VIII.

Grazie al contributo degli abitanti di i Ventimiglia il complesso fu costruito in capo a tre anni e venne benedetto dal vescovo nel 1490. La struttura architettonica della chiesa riprende lo stile tardo gotico degli edifici religiosi conventuali a tre navate con volte a crociera sostenute da pilastri compositi. Oltre a quello maggiore, la chiesa possedeva ben 10 altari dedicati a San Nicola da Tolentino, alla Santa Croce, alla Madonna del Rosario, Santissimo Crocifisso, a san Raffaele, a santo Stefano protomartire, a santa Maria Maddalena, a san Nonnoso, a santa Maria Addolorata e a san Cristoforo.

Di fianco al presbiterio e in testa alla navata laterale destra si alza il campanile che mette in comunicazione la chiesa con il convento. La chiesa custodisce un prezioso crocifisso del 1400. Vi si conserva anche una bella tavola di Raffaele de Rossi che raffigura sant'Agostino in mezzo al Battista e a Sant'Antonio Abate. La chiesa, che veniva detta di S. Agostino dall'ordine Agostiniano che la resse per secoli assieme all'annesso Convento, in realtà era dedicata a Nostra Signora della Consolazione. Nel 1887 il terribile terremoto che devastò gravemente l'estremo ponente ligure, danneggiò seriamente anche la chiesa di sant'Agostino che dovette essere chiusa e temporaneamente sostituita con una cappella in legno. A seguito degli interventi di consolidamento e restauro, la chiesa subì una completa trasformazione pittorica dell'interno secondo lo stile neogotico del tempo, con la mutazione del titolo di alcuni altari e l'abbattimento di altri.

Nel 1857 il can. Don Giacomo Roggeri di Taggia, direttore del Seminario, con una serie di restauri importanti, ottenne dal Vescovo Mons. Biale il titolo di parrocchia succursale della Cattedrale e nel 1882 il Vescovo Mons. Reggio la rese autonoma.

L'ultimo ingente danno venne provocato nel 1944 durante la seconda guerra mondiale, quando un bombardamento aereo minacciò la stabilità della chiesa, costringendo il parroco Don G. Orengo a chiuderla per lungo tempo. Con i lavori di restauro e ricostruzione avviati tra il 1945 e il 1958 la chiesa, pur mantenendo l'aspetto architettonico originario, ha assunto una fisionomia più recente nella decorazione e nella parte figurativa degli interni.