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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Quattrocento > Ms. 1483 di Boston > Agostino piange la morte di un amicoCICLo AGOSTINIANo della VITA SANCTI AUGUSTINI IMAGINIBUS ADORNATA
Agostino piange un suo amico morto
VITA SANCTI AUGUSTINI IMAGINIBUS ADORNATA
1450-1490
Ms. 1483, Boston, Public Library
Agostino piange un suo amico morto
L'amico di Agostino, citato nelle confessioni, giace disteso sul suo letto. Agostino, piuttosto disperato per quanto sta accadendo, se ne sta ritto in piedi con le mani giunte. La scena è alquanto spoglia: solo qualche vaso, una caraffa e una terrina ai piedi del letto conferiscono maggior vivacità all'insieme.
Ibi dulcissimus et amantissimus super omnes suauitates huius vite amicus Augustini fere dimidium anime sue arripuit febrius et moritur. Propter quod estuabat suspirabat atque amarissime flebat, horreba<n>t omnia et quitquit non erat quod ille erat preter gemitum et lacrimas, in quibus aliquantula requies, improbum et odiosum sibi erat; eciam tedium viuendi habebat grauissimum et cum hoc a moriendi metum; mirabatur tamen se viuere illo mortuo quem dilexerat. Et sic tandem fugit de patria et de Tagastensi oppido et venit Chartaginem, ubi paulatim de die in diem propter alias spes et memorias recedebat <dolor>.
Hec ex 4° Confessionum. Capitulum XVI.
In quegli anni, in cui avevo cominciato a insegnare nella mia città natale, m'ero fatto un amico che gli studi comuni mi rendevano particolarmente caro, mio coetaneo e come me nel fiore della giovinezza. Da bambini eravamo cresciuti insieme, insieme eravamo andati a scuola e insieme avevamo sempre giocato. Ma così amici come allora non eravamo stati mai - un'amicizia, certo, che non era ancora quella vera, perché vera è solo quella che tu stringi fra persone unite a te dall'amore diffuso nei nostri cuori tramite lo Spirito Santo, che ci è stato dato. Eppure era così dolce, come fusa nel fuoco di studi tanto simili.
Perché io lo avevo perfino distolto dalla vera fede, che professava da ragazzo benché senza profonda convinzione, per introdurlo a quelle favole ossessive e nefaste che facevano piangere mia madre. Ormai la mente di quella persona andava errando con me, e non poteva stare senza lui, il mio cuore. E all'improvviso tu c'eri alle spalle e la fuga era vana, Dio delle vendette e insieme fonte di accorate tenerezze, che ci converti a te per vie mirabili: e l'hai spazzato via da questa vita quando durava solo da un anno la nostra amicizia, dolce per me più di ogni altra dolce cosa di quegli anni.
AGOSTINO, Confessioni 4, 4, 7