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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Quattrocento > Ms. 1483 di Boston > Agostino e Fausto di MileviCICLo AGOSTINIANo della VITA SANCTI AUGUSTINI IMAGINIBUS ADORNATA
Agostino si incontra con Fausto di Milevi
VITA SANCTI AUGUSTINI IMAGINIBUS ADORNATA
1450-1490
Ms. 1483, Boston, Public Library
Agostino si incontra con Fausto di Milevi
Faustus è soprannominato episcopus manicheorum. Le due figure di Fausto di Agostino sono l'una di fronte all'altra e discutono con calma. L'episodio nel manoscritto di Boston presenta un colloquio fra i due particolarmente spontaneo e fortemente ricco di eloquenza. Nell'analogo manoscritto di Berlino la scena ha una caratterizzazione diversa: qui i due discutono con pacatezza. L'episodio è narrato da Agostino nelle Confessioni.
Hic Augustinus disputat cum Fausto laqueo dyaboli magno, quem nimis extento desiderio multo tempore expectauerat. Qui in deliciis suis minime satisfaciens et in responsionibus deficiens, cepit iam desperare posse dura que in eorum libris et secta apparebant, a ceteris eorum doctoribus aperiri atque dissolui, quando iste qui ita nominatus et famosus erat, defecit. Et sic miris occultisque modis Deus egit cum eo, quod Faustus ille, qui multo rum laqueus extiterat mortis, suum laqueum, quo captus erat, relaxare jam ceperat nec uolens nec sciens. Jam conuertebantur errores sui ante faciem suam ut "videret et odiret". Hoc ex quinto d libro Confessionum. Capitulum XVIII.
Agostino nella sua gioventù conobbe il vescovo manicheo Fausto. In Conf. 5, 3, 3 lo definisce un gran lacciuolo del diavolo, in cui si lasciava impigliare molta gente ammaliata dalla dolce favella. A Cartagine attende con ansia e desiderio l'arrivo di Fausto per nove anni ma non trova in lui quanto cercava. Fausto disattende le sue aspettative e con lui muoiono in Agostino i legami con il mondo manicheo.
E parlerò al cospetto del mio Dio di quell'anno, il mio ventinovesimo. Era arrivato a Cartagine un vescovo manicheo di nome Fausto, gran laccio del demonio: molti vi incappavano, attratti dalla soavità del suo eloquio. E anch'io la ammiravo, distinguendola però dalla verità sostanziale, che ero avido di apprendere: perciò non badavo al recipiente del suo ragionamento ma al contenuto di conoscenza che quel Fausto, di cui parlavano tanto i suoi seguaci, aveva da offrire alla mia fame. La sua fama lo annunciava come uomo assai esperto negli studi letterari e dottissimo nelle discipline liberali.
E poiché avevo letto molte pagine dei filosofi e le avevo imparate a memoria, ne confrontavo qualcuna con le lunghe favole dei manichei, e mi pareva più plausibile, il pensiero di quelli che furono capaci di calcolare il corso del mondo, anche se non di trovare il suo Signore. Perché sei grande, Signore, e posi lo sguardo sulle cose vicine alla terra, e quelle eccelse le osservi da lontano, e non ti avvicini che a un cuore avvilito e dai superbi non ti fai trovare, neppure se la loro avida scienza sa contare le stelle e i grani della sabbia e misurar gli spazi siderali e investigare le strade degli astri.
AGOSTINO, Confessioni 5, 3, 3
1. Ci fu un certo Fausto di stirpe africana, cittadino di Milevi, piacevole nel conversare, avveduto per natura, seguace della setta manichea e, per conseguenza, corrotto da un nefando errore. Ho conosciuto di persona quest'uomo, come ricordo nei libri delle mie Confessioni. Costui pubblicò un volume contro la retta fede cristiana e la verità cattolica. Il volume giunse nelle mie mani e fu letto dai fratelli. Questi a loro volta espressero il desiderio e insistettero, per il diritto derivante loro dall'amore che mi lega al loro servizio, perché fornissi una mia risposta. Mi accingo pertanto a quest'impresa nel nome e con l'aiuto del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo in modo che tutti coloro che leggeranno si rendano conto che non hanno nessun valore un ingegno acuto ed un eloquio fluente se i passi dell'uomo non sono guidati dal Signore. Questo privilegio fu concesso a molti, benché tardi e deboli d'ingegno, grazie ad un segreto atto di amore da parte della provvidenza divina, mentre molti altri, forniti d'acutezza d'ingegno e di abilità oratoria, ma abbandonati dall'aiuto divino, si volsero verso questo errore con prontezza e pertinacia allontanandosi per largo tratto dalla via della verità. Ritengo quindi utile riportare a nome di Fausto le sue precise parole e a nome mio la mia risposta.
AGOSTINO, Contro Fausto Manicheo 1, 1