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CICLo AGOSTINIANo della VITA SANCTI AUGUSTINI IMAGINIBUS ADORNATA

Agostino si ammala a Roma, immagine tratta dalla Vita sancti Augustini

Agostino si ammala a Roma

 

 

VITA SANCTI AUGUSTINI IMAGINIBUS ADORNATA

1450-1490

Ms. 1483, Boston, Public Library

 

Agostino si ammala a Roma

 

 

 

Agostino si trova sdraiato nel suo letto con un ampio baldacchino. Ha le scarpe poste di fianco al letto. Al suo capezzale c'è un uomo che lo assiste. Probabilmente è il medicus ed è abbigliato col caratteristico cappello appuntito tipico dei pagani. La sua veste ha ampie maniche. Egli guarda in trasparenza le urine del malato contenute in un flacone.

Il testo recita:

Ibi Augustinus Rome existens arripitur febribus et graviter infirmatur, pro quo mater rogat et absens, et sanatur. Et nisi filius sanatus fuisset, mors filii utique transverberasset viscera dilectionis matris. Non est enim bene explicabile quam intenso et sincero amore dilexerit filium et quantum maiori sollicitudine pertinebat spiritu quem carne pepere<r>at. Hoc ex quinto libro Confessionum. Capitulum XXI.

 

E là mi piomba addosso la mazzata di una malattia che per poco non mi trascina all'inferno con tutto il male che avevo commesso contro di te e di me e contro gli altri, tanto e grave, oltre alla catena del peccato originale, per cui tutti moriamo in Adamo. Non una sola di queste colpe ancora mi avevi condonato nel Cristo, che ancora non aveva sciolto sulla sua croce le inimicizie nei tuoi confronti, i miei peccati. E come poteva scioglierle sulla croce con le fantasticherie che mi facevo sul suo conto? Quanto credevo falsa la sua morte carnale, tanto era vera la mia spirituale, e quanto era vera la morte della sua carne, tanto era falsa la vita di quest'anima incredula. E la febbre cresceva, e già me ne andavo.

In rovina, certo: se quella fosse stata la mia ora, dove sarei andato se non al fuoco di tormenti degni delle mie azioni, nella verità del tuo ordine. E lei non lo sapeva e pregava lontano per me. Ma tu, ovunque presente, laggiù l'esaudivi e lì dov'ero io t'impietosivi di me: tanto che recuperai la salute del corpo quand'ero ancora malato nel cuore sacrilego. Perché anche in un pericolo così grande io non volevo il tuo battesimo: ero stato migliore da bambino, quando lo avevo affannosamente richiesto alla devozione di mia madre, come ho già ricordato in questa confessione. Ma ero cresciuto a mia vergogna ed ero pazzo al punto di ridere delle ricette della tua medicina: e tu non hai permesso che morissi due volte in quello stato. Da una ferita così il cuore di mia madre non sarebbe più guarito. Non mi basta il linguaggio a dire che cosa provava per me e come fu più grande la sua angoscia nel farmi nascere allo spirito di quella che aveva provato nel partorirmi.

AGOSTINO, Confessioni  5, 9, 16