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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Quattrocento > Historia Augustini > Agostino si ammala a RomaCICLo AGOSTINIANo della Historia Augustini
Agostino si ammala a Roma
HISTORIA AUGUSTINI
1430-1440
Manoscritto 78A 19a Kupferstichkabinett di Berlino
Agostino si ammala a Roma
Agostino si trova sdraiato nel suo letto con un ampio baldacchino. Ha le scarpe poste di fianco al letto. Al suo capezzale una piccola tavola rotonda regge una caraffa e un bicchiere. Attorno a lui due uomini lo assistono. Hanno i capelli lunghi e la barba appuntita: il primo sembra dare spiegazioni mentre il secondo designato dal termine: medicus è abbigliato col caratteristico cappello appuntito tipico dei pagani. La sua veste ha ampie maniche. Egli guarda in trasparenza le urine del malato contenute in un flacone.
E là mi piomba addosso la mazzata di una malattia che per poco non mi trascina all'inferno con tutto il male che avevo commesso contro di te e di me e contro gli altri, tanto e grave, oltre alla catena del peccato originale, per cui tutti moriamo in Adamo. Non una sola di queste colpe ancora mi avevi condonato nel Cristo, che ancora non aveva sciolto sulla sua croce le inimicizie nei tuoi confronti, i miei peccati. E come poteva scioglierle sulla croce con le fantasticherie che mi facevo sul suo conto? Quanto credevo falsa la sua morte carnale, tanto era vera la mia spirituale, e quanto era vera la morte della sua carne, tanto era falsa la vita di quest'anima incredula. E la febbre cresceva, e già me ne andavo.
In rovina, certo: se quella fosse stata la mia ora, dove sarei andato se non al fuoco di tormenti degni delle mie azioni, nella verità del tuo ordine. E lei non lo sapeva e pregava lontano per me. Ma tu, ovunque presente, laggiù l'esaudivi e lì dov'ero io t'impietosivi di me: tanto che recuperai la salute del corpo quand'ero ancora malato nel cuore sacrilego. Perché anche in un pericolo così grande io non volevo il tuo battesimo: ero stato migliore da bambino, quando lo avevo affannosamente richiesto alla devozione di mia madre, come ho già ricordato in questa confessione. Ma ero cresciuto a mia vergogna ed ero pazzo al punto di ridere delle ricette della tua medicina: e tu non hai permesso che morissi due volte in quello stato. Da una ferita così il cuore di mia madre non sarebbe più guarito. Non mi basta il linguaggio a dire che cosa provava per me e come fu più grande la sua angoscia nel farmi nascere allo spirito di quella che aveva provato nel partorirmi.
AGOSTINO, Confessioni 5, 9, 16