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CICLo AGOSTINIANo della Historia Augustini

Ponticiano parla ad Agostino ed Alipio di sant'Antonio, immagine tratta dalla Historia Augustini

Ponticiano parla ad Agostino ed Alipio di sant'Antonio

 

 

HISTORIA AUGUSTINI

1430-1440

Manoscritto 78A 19a Kupferstichkabinett di Berlino

 

Ponticiano parla ad Agostino ed Alipio di sant'Antonio

 

 

 

Agostino, Ponticiano ed Alipio sono seduti attorno ad una tavola rotonda con un libro aperto. Agostino e Ponticiano, nominato Pontianus, parlano fra loro con animazione. Sopra di loro il busto di S. Antonio aureolato in mezzo agli angeli appare in visione, anima sancti antonii. Il miniaturista ha inoltre disegnato una copia di asceti, maschio e femmina che aleggiano nel cielo. Altra gente sopraggiunge a pregare. Si tratta dei fidanzati di Treviri che hanno rinunciato al matrimonio per farsi monaci eremiti.

 

6. 14. Un certo giorno ecco viene a trovarci, Alipio e me, né ricordo per quale motivo era assente Nebridio, un certo Ponticiano, nostro compatriota in quanto africano, che ricopriva una carica cospicua a palazzo. Ignoro cosa volesse da noi. Ci sedemmo per conversare e casualmente notò sopra un tavolo da gioco che ci stava davanti un libro. Lo prese, lo aprì e con sua grande meraviglia vi trovò le Lettere dell'Apostolo cristiano e battezzato ... Ci raccontò la storia di Antonio, un monaco egiziano, il cui nome brillava di chiara luce fra i tuoi servi, mentre per noi fino ad allora era oscuro.

Quando se ne avvide, si dilungò nel racconto, istruendoci sopra un personaggio tanto ragguardevole a noi ignoto e manifestando la sua meraviglia, appunto, per la nostra ignoranza. Anche noi eravamo stupefatti all'udire le tue meraviglie (Ps 144,5) potentemente attestate in epoca così recente, quasi ai nostri giorni, e operate nella vera fede della Chiesa cattolica. Tutti eravamo meravigliati : noi, per quanto erano grandi, lui per non essere giunte al nostro orecchio.

6. 15. Di qui il suo discorso si spostò sulle greggi dei monaci, sulla loro vita, che t'invia soavi profumi, e sulla solitudine feconda dell'eremo, di cui noi nulla conoscevamo. A Milano stessa fuori dalle mura della città esisteva un monastero popolato da buoni fratelli con la pastura di Ambrogio senza che noi lo sapessimo. Ponticiano infervorandosi continuò a parlare per un pezzo, e noi ad ascoltarlo in fervido silenzio. Così venne a dire che un giorno, non so quando ma certamente a Treviri, mentre l'imperatore era trattenuto dallo spettacolo pomeridiano nel circo, egli era uscito a passeggiare con tre suoi camerati nei giardini contigui alle mura della città. Lì, mentre camminavano accoppiati a caso, lui con uno degli amici per proprio conto e gli altri due ugualmente per proprio conto, si persero di vista. Ma questi ultimi, vagando, entrarono in una capanna abitata da alcuni tuoi servitori poveri di spirito, di quelli cui appartiene il regno dei cieli (Mt 5,3), e vi trovarono un libro ove era scritta la vita di Antonio. Uno dei due cominciò a leggerla e ne restò ammirato, infuocato. Durante la lettura si formò in lui il pensiero di abbracciare quella vita e abbandonare il servizio del secolo per votarsi al tuo. Erano in verità di quei funzionari, che chiamano agenti amministrativi. Improvvisamente pervaso di amore santo e di onesta vergogna, adirato contro se stesso (Cf. Sal Ps 4,5), guardò fisso l'amico e gli chiese : "Dimmi, di grazia, quale risultato ci ripromettiamo da tutti i sacrifici che stiamo compiendo ? Cosa cerchiamo, a quale scopo prestiamo servizio ? Potremo sperare di più, a palazzo, dal rango di amici dell'imperatore ? E anche una simile condizione non è del tutto instabile e irta di pericoli ? E quanti pericoli non bisogna attraversare per giungere a un pericolo maggiore ? E quando avverrà che ci arriviamo ? Invece amico di Dio, se voglio, ecco, lo divento subito (Jdt 8,22 Jc 2,23)". Parlava e nel delirio del parto di una nuova vita tornò con gli occhi sulle pagine.

 A mano a mano che leggeva un mutamento avveniva nel suo intimo, ove tu vedevi, e la sua mente si svestiva del mondo, come presto apparve. Nel leggere, in quel rimescolarsi dei flutti del suo cuore, a un tratto ebbe un fremito, riconobbe la soluzione migliore e risolse per quella. Ormai tuo, disse all'amico suo : "Io ormai ho rotto con quelle nostre ambizioni. Ho deciso di servire Dio, e questo da quest'ora. Comincerò in questo luogo. Se a te rincresce d'imitarmi, tralascia d'ostacolarmi". L'altro rispose che lo seguiva per condividere con lui l'alta ricompensa di così alto servizio. Ormai tuoi entrambi, cominciavano la costruzione della torre, pagando il prezzo adeguato (Cf. Lc Lc 14,28), e cioè l'abbandono di tutti i propri beni per essere tuoi seguaci (Cf. Mt Mt 19,27 Lc 5, 11, Lc 28). In quella Ponticiano e l'amico che con lui passeggiava in altre parti del giardino, mentre li cercavano giunsero là essi pure, li trovarono e li esortarono a rientrare, visto che il giorno era ormai calato (Cf. Lc Lc 24,29 Lc 9,12).

Ma i due palesarono la decisione presa e il proposito fatto, nonché il modo com'era sorta e si era radicata in loro quella volontà. Conclusero pregando di non molestarli, qualora rifiutassero di unirsi a loro. I nuovi venuti persistettero nella vita di prima, ma tuttavia piansero su di sé, come diceva Ponticiano, mentre con gli amici si felicitarono piamente e si raccomandarono alle loro preghiere, per poi tornare a palazzo strisciando il cuore in terra, mentre essi rimasero nella capanna fissando il cuore in cielo. Entrambi erano fidanzati ; quando le spose seppero l'accaduto, consacrarono anch'esse la loro verginità a te.

7. 16. Questo il racconto di Ponticiano. E tu, Signore, mentre parlava mi facevi ripiegare su me stesso, togliendomi da dietro al mio dorso, ove mi ero rifugiato per non guardarmi (Cf. Sal Ps 20,13), e ponendomi davanti alla mia faccia (Cf. Sal Ps 49,21), affinché vedessi quanto era deforme, quanto storpio e sordido, coperto di macchie e piaghe. Visione orrida ; ma dove fuggire lungi da me ? (Cf. Sal Ps 138,7 Lucr., Nat, Ps 3,44 s.; Hor., Carm, Ps 2, 16, Ps 19 s.; Sen., De tranq, an, Ps 2,14). Se tentavo di distogliere lo sguardo da me stesso, c'era Ponticiano, che continuava, continuava il suo racconto, e c'eri tu, che mi mettevi nuovamente di fronte a me stesso e mi ficcavi nei miei occhi, affinché scoprissi e odiassi la mia malvagità (Cf. Sal Ps 35,3). La conoscevo, ma la coprivo, la trattenevo e me ne scordavo.

AGOSTINO, Confessioni 8, 6, 14 - 8, 7, 16

 

Nello stesso tempo venne d'Africa un tal Ponziano, amico di Agostino, che gli parlò della vita e dei miracoli di Antonio che era morto da poco in Egitto.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Ponticiano? Chi era costui? In effetti molti di noi hanno sentito parlare del vescovo Ambrogio, forse anche della madre di Agostino e (sicuramente meno) di Simpliciano. Di Ponticiano, invece, probabilmente non sappiamo proprio nulla. Eppure nel racconto de Le Confessioni trova largo spazio e non è esagerato dire che anch'egli ha contribuito alla conversione di Agostino. Se la familiarità con Ambrogio e Simpliciano (senza dire di quella con sua madre) era durata a lungo, l'incontro con questo giovane appare quasi del tutto casuale e ristretto nel tempo. In seguito, nel racconto de Le Confessioni, quel personaggio non apparirà più. Ma la grazia passa da dove vuole, anche dagli incontri occasionali e brevi.