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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Quattrocento > Historia Augustini > Funerali di MonicaCICLo AGOSTINIANo della Historia Augustini
Funerali di Monica
HISTORIA AUGUSTINI
1430-1440
Manoscritto 78A 19a Kupferstichkabinett di Berlino
Funerali di Monica
Il miniaturista affronta la scena dove narra il funerale. Monica è avvolta in un sudario col viso scoperto. L'espressione del viso rivela una grande serenità e una morte vissuta con consapevolezza e gioia. Una croce processionale domina il gruppo di monaci che stanno intorno al feretro. Fra di essi Agostino prega con le mani giunte, mentre altri monaci celebrano l'Officio dei Morti leggendo un libro liturgico. Due candelabri riversano una fioca luce sulla scena.
30. Che cos'era dunque che mi faceva così male dentro, se non la ferita appena aperta con l'improvvisa rottura di quella dolcissima e carissima consuetudine di una vita condivisa? Mi era grata la sua testimonianza, la carezza che era stata per me, durante l'ultima malattia, fra le attenzioni che avevo per lei, sentirmi chiamare figlio buono e ricordare con grandissima tenerezza che mai aveva udito dalla mia bocca una parola pungente o offensiva nei suoi confronti. Ma che cos'era mai, Dio mio creatore nostro? Non c'era proporzione fra quel po' di onore che io le avevo reso e la vita da schiava che lei aveva fatta per me. Era un conforto grande quello che ora mi abbandonava. L'anima ne era abbattuta e la mia vita come fatta a pezzi, perché era diventata una sola con la sua.
- 31. Soffocato dunque il pianto di quel ragazzo, Evodio afferrò il Salterio e intonò un salmo. E tutta la nostra casa gli rispondeva: Ti canterò tutta la tua dolcezza / tutta la tua giustizia, mio Signore. Venuti a sapere di cosa si trattava molti fratelli e donne devote accorsero. E mentre come era costume le persone incaricate di questo si occupavano di preparare il funerale, io mi ero appartato dove il decoro suggeriva, con quelli che non se la sentivano di lasciarmi solo, e discutevo di argomenti appropriati alle circostanze: era quello il balsamo di verità con cui mitigavo il mio tormento, che tu vedevi bene, ma che essi ignoravano.
E mi ascoltavano attentamente e mi credevano immune dal dolore. Ma io parlandoti all'orecchio, in modo che nessuno di loro poteva udire, mi rimproveravo al contrario per la mia sensibilità eccessiva e reprimevo un fiume di tristezza, e quello si ritirava appena davanti a me: poi di nuovo cresceva con impeto sempre più violento. E tuttavia non rompeva nel pianto, non arrivava ad alterarmi il viso. Ma so ben io cosa serravo in cuore. E poiché mi mordeva anche il rammarico che avessero tanta presa su di me le vicende umane, pur necessarie nell'ordine debito e secondo la condizione che abbiamo ricevuta in sorte, al mio dolore se ne aggiungeva un altro, e doppiamente mi consumavo di tristezza.
- 32. Il corpo viene sepolto: andiamo, torniamo senza lacrime. Neppure durante le preghiere che ti rivolgemmo offrendoti per lei il sacrificio del nostro riscatto, come vuole l'usanza del luogo, col feretro accanto al sepolcro, prima che vi sia deposto: neppure durante quelle preghiere piansi. Ma per tutto il giorno rimasi segretamente oppresso dal peso della tristezza, e con la mente confusa ti chiedevo, come potevo, di guarirmi da quel dolore: e tu non lo facevi, credo, per consegnare alla mia memoria almeno con questa prova la forza del vincolo che abbiamo verso ogni consuetudine, anche a dispetto di una mente che ha smesso di nutrirsi di illusioni. Mi venne perfino in mente di andare ai bagni, perché - come avevo sentito dire - furono così chiamati dal greco balanion, in quanto cacciano l'angoscia. Confesso subito anche questo alla tua tenerezza, padre degli orfani, che feci il bagno e rimasi esattamente com'ero prima di farlo. Non mi fece affatto trasudare dal cuore l'amaro dell'angoscia. Poi dormii e al risveglio trovai il mio dolore non poco addolcito.
AGOSTINO, Confessioni 9, 12, 30-32