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CICLo AGOSTINIANo della Historia Augustini

Agostino insegna agli amici ed ai monaci italiani, immagine tratta dalla Historia Augustini

Agostino insegna agli amici ed ai monaci italiani

 

 

HISTORIA AUGUSTINI

1430-1440

Manoscritto 78A 19a Kupferstichkabinett di Berlino

 

Agostino insegna agli amici ed ai monaci italiani

 

 

 

Agostino prega con la mano sinistra levata. Tiene sulle ginocchia su un rotolo vergato che tradisce il senso dell'immagine Sermonibus ed libris docebat, insegnava con parole e scritti. Di fronte a lui tre amici e monaci l'ascoltano attentamente, mentre altri due, di piccolissime dimensioni pregano in ginocchio davanti ad un altare.

 

La lezione che egli fa sedimentare nel suo cuore, la consegnerà poi ai posteri nella prima opera letteraria: i Costumi della chiesa cattolica, anno 388; in essa schizza la sua maniera di concepire il monachesimo, che comincia a scrivere a Roma e che poi avrà la sua redazione definitiva a Tagaste, quando ci sarà la sua prima comunità. Tra l’altro lì fa menzione l’esempio degli usi di comunità monastiche che aveva visitato a Roma. Quando arriva a scrivere che quei monaci si sostengono con il lavoro delle proprie mani, aggiunge press’a poco un discorso come il seguente. Questi monaci praticano dei digiuni veramente incredibili, non rifocillando il corpo che una volta al giorno al fare della sera.

I rapporti fra Agostino e i suoi primi seguaci furono descritti da Possidio, che ricorda la nascita di alcuni monasteri di uomini e di donne che seguivano gli insegnamenti di Agostino. Con la costituzione dell'Ordine Agostiniano nel 1256, i primi storici dell'Ordine coltivarono la diretta dipendenza della loro Istituzione da Agostino, creando un trait-d'union fra presente e passato condito spesso da leggende.

HENRI DE FRIEMAR, De origine et progressu Ordinis fratrum Eremitarum sancti Augustini

 

5. 1. Fatto prete, subito istituì un monastero accanto alla chiesa e cominciò a vivere con i servi di Dio secondo il modo e la norma stabiliti al tempo degli apostoli. Soprattutto, in quella società nessuno doveva avere alcunché di proprio ma tutto per loro doveva essere in comune, e ad ognuno doveva esser dato secondo le proprie necessità: proprio questo egli aveva già fatto precedentemente, allorché era tornato d'oltre mare a casa sua.

5. 2. Il santo Valerio, che lo aveva ordinato, com'era uomo pio e timorato di Dio, esultava e rendeva grazie a Dio di aver esaudito le sue preghiere. Diceva che molto spesso aveva pregato che per volontà divina gli fosse concesso un uomo che fosse in grado di edificare la chiesa di Dio con la parola di Dio e con retta dottrina: infatti egli si riconosceva poco adatto a questa incombenza, in quanto era greco ed era poco versato nella lingua e nelle lettere latine.

5. 3. Egli affidò al suo prete l'incarico di spiegare in chiesa il Vangelo alla sua presenza e di predicare frequentemente, contro quella che è la consuetudine delle chiese d'Africa: per tal motivo alcuni vescovi lo criticavano.

5. 4. Ma quell'uomo venerabile e previdente, ben sapendo che nelle chiese d'Oriente così si faceva comunemente e provvedendo all'utilità della chiesa, non si curava delle critiche dei detrattori, purché fosse compiuto dal prete ciò ch'egli sapeva non poter esser fatto da lui vescovo.

POSSIDIO, Gesta Augustini 5, 1-4