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CICLo AGOSTINIANo della Historia Augustini

Agostino chiama i monaci fratelli carissimi, immagine tratta dalla Historia Augustini

Agostino chiama i monaci fratelli carissimi

 

 

HISTORIA AUGUSTINI

1430-1440

Manoscritto 78A 19a Kupferstichkabinett di Berlino

 

Agostino chiama i monaci fratelli carissimi

 

 

 

L'immagine occupa un grande spazIo a sottolineare l'eccezionale importanza storica attribuita alla scena. Agostino in piedi tiene in mano un rotolo che indica le prime parole del suo discorso: O fratres mei o filioli mei o Ieticia cordis o gaudium meum et corona mea o dimidium anime mee o vinea mea electa gote plantavi. Sei monaci inginocchiati davanti a lui ascoltano il suo discorso con grande attenzione, mentre lo snodarsi del rotolo sembra ritmare il discorso di Agostino.

 

A differenza di tutti i monasteri dell'oriente che non si preoccupano minimamente di fornire nuovi preti alle varie chiese (Pacomio e Basilio, infatti, non ammettono che pochissimi monaci al servizio liturgico), per il monachesimo occidentale i monasteri si possono quasi considerare dei vivai di futuri preti. Agostino per primo riesce a collegare la vita ascetica con l'apostolato. Un altro ed alto esempio di ciò è anche il monastero di San Paolino di Nola, il quale intrattiene un rapporto epistolare di venticinque anni circa con Agostino e con alcuni suoi carissimi amici, tra cui Alipio e Licenzio, ma conosce anche Romaniano, che spesso è proprio colui che gli porta le lettere di Agostino.

Tra gli scritti di Paolino di Nola troviamo la lettera XXX ad Agostino, che è di particolare interesse nel discorso che sto facendo. «In quel momento egli [Paolino] era ancora sacerdote. Verso la fine della Lettera scrive: Tu sai quanto siano alti i premi che l'Altissimo promette al fratello che aiuta il proprio fratello. Se vorrai ricambiarmi con qualche dono della grazia che ti è stata elargita, potrai farlo tranquillamente tramite Romano ed Agile, che vengono da parte nostra (cioè di Paolino e di sua moglie Terasia). Essi sono insieme con noi, vorrei che mi credessi, un cuore solo ed un'anima sola nel Signore […]» .

Per Luc Verheijen la lettera XXX è del 391, ciò significa che l'idea dell'unità intesa come comunità Agostino la prende da Paolino, visto che la data più probabile della stesura della Regola è il 397, quando Agostino viene consacrato vescovo e deve abbandonare il monastero d'Ippona, così lascia ai suoi confratelli almeno delle regole scritte per poterli guidare in sua assenza; ma inizialmente Agostino concepisce l'unità quale unità individuale. Nella sua Lettera XXXI, in risposta a quella di Paolino, Agostino gli fa sapere che è stato appena consacrato vescovo e dice: «Romano e Agile sono stati per noi come una seconda vostra lettera, ma una lettera che ascoltava e parlava […]. Una lettera scritta non può fare quanto essi hanno fatto. C'era in quello che dicevano di voi tanta gioia che con inesprimibile gaudio potevamo leggervi, scritti nel loro cuore. […]. Questa tenace insistenza di Agostino sull'armonia dei cuori e delle anime tra Paolino, Terasia e lui stesso con la sua comunità, e ciò tramite Romano e Agile, mostra fino a che punto Agostino fosse rimasto colpito dalla dimensione fraterna data da Paolino ad Atti, 4,32a » .

Tuttavia, altri sostengono che non è affatto facile datare le opere e le lettere di Paolino di Nola, in quanto contengono pochi riferimenti storici precisi, o sono avvenimenti essi stessi poco noti e di conseguenza non databili con certezza assoluta. L'unica certezza che abbiamo è che Agostino e Paolino sono stretti da un forte vincolo di amicizia fraterna e pur non essendosi mai incontrati fisicamente vi sono reciproche influenze nel concepire e nel guidare la vita di comunità.