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CICLo AGOSTINIANo della Historia Augustini

Agostino combatte gli eretici Felice, Pascenzio e Fausto, immagine tratta dalla Historia Augustini

Combatte gli eretici Felice, Pascenzio e Fausto

 

 

HISTORIA AUGUSTINI

1430-1440

Manoscritto 78A 19a Kupferstichkabinett di Berlino

 

Agostino combatte gli eretici Felice, Pascenzio e Fausto

 

 

 

Per la terza volta Agostino è seduto in cattedra. Questa volta però discute con tre eretici disposti nel margine estremo di destra. L'ultimo di questi porta una spada alla cintura.

 

La fine della controversia donatista coincise pressappoco con l'inizio di una nuova disputa teologica che impegnò Agostino fino alla sua morte. L'Africa, dove Pelagio ed il suo discepolo Celestio si erano rifugiati dopo il sacco di Roma da parte di Alarico, era diventata il principale centro di diffusione del movimento pelagiano. Già nel 412 un concilio tenuto a Cartagine aveva condannato i Pelagiani per le loro opinioni sulla dottrina del peccato originale, ma, grazie all'attivismo di Agostino, la condanna dei Pelagiani, che avevano avuto il sopravvento in un sinodo tenuto a Diospolis in Palestina, fu reiterata dai successivi concili tenuti a Cartagine e a Milevi. Un secondo periodo di attivismo pelagiano si sviluppò a Roma; papa Zosimo, dopo essere stato convinto da Agostino, nel 418 pronunciò una solenne condanna contro i Pelagiani.

 

Questi errori ... cercavamo di confutarli ... allo scopo che anche Pelagio, venendone a conoscenza, li correggesse senza essere attaccato personalmente: in tal modo sarebbe stata eliminata la sua funesta dottrina e gli sarebbe stata risparmiata la confusione ... Furono pertanto inviati alla Sede Apostolica dai due Concili di Cartagine e di Milevi rapporti concernenti tale questione prima che arrivassero in mano nostra o nell'Africa i verbali del processo ecclesiastico in cui si afferma che Pelagio si sia giustificato davanti ai vescovi della Palestina.

AGOSTINO, Lettera 186, 2 a Paolino

 

1. Nel sesto anno di consolato di Onorio Augusto, il settimo giorno delle idi di dicembre,

AGOSTINO, vescovo della Chiesa cattolica della regione di Ippona Regia, ha detto: Sai bene di aver affermato ieri che puoi difendere le scritture di Mani, e hai asserito che contengono la verità; se ti sembra ragionevole fare ciò anche quest'oggi, o presumi di esserne in grado, parla.

FELICE manicheo ha detto: Io non nego di avere dichiarato che difendo la mia legge, a condizione che vengano presentati pubblicamente gli autori della mia legge. Allora il vescovo Agostino, portata la Lettera di Mani, che chiamano del Fondamento, disse: " Se avrò letto da questo codice, che mi vedi portare, la Lettera di Mani che chiamate del Fondamento, puoi riconoscere se sia questa? ".

FELICE: La posso riconoscere. AGOSTINO: Prendilo tu stesso, e leggi. Preso il codice, Felice lesse: Mani apostolo di Gesù Cristo per la provvidenza di Dio Padre. Queste sono le parole salvifiche dalla fonte viva e perenne: colui che le avrà ascoltate, e in primo luogo avrà creduto ad esse, quindi avrà custodito ciò che comunicano, mai sarà soggetto a morte, ma godrà di una vita eterna e gloriosa. Infatti, si deve senza dubbio giudicare beato, colui il quale sarà istruito da questa divina conoscenza, mediante la quale liberato permarrà in una vita sempiterna.

AGOSTINO vescovo: Hai riconosciuto senza alcun dubbio la lettera del vostro Mani?

FELICE: L'ho riconosciuta. AGOSTINO: Dimostraci dunque in che modo questo Mani sia apostolo di Gesù Cristo. Infatti, nel Vangelo non leggiamo in alcun luogo che egli sia annoverato tra gli Apostoli: conosciamo chi sia colui che sarebbe stato ordinato al posto del traditore Giuda, vale a dire il santo Mattia 1; e chi sia colui che in seguito è stato chiamato dal cielo dalla voce del Signore - sto parlando dell'apostolo Paolo 2 - tutti lo sanno. Provaci dunque che questo Mani sia l'apostolo di Cristo, titolo che egli osò porre al principio della sua lettera.

AGOSTINO, Contro Felice 1, 1