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CICLo AGOSTINIANo a stampa di Collaert

La stampa di Collaert alla Biblioteca Nazionale di Parigi

La stampa di Collaert alla Biblioteca Nazionale di Parigi

 

 

ADRIANO COLLAERT

1600

Parigi, Biblioteca Nazionale

 

Agostino confuta gli ariani

 

 

 

Il titolo della scena è chiaro: Confutat Arianos. Agostino, sempre vestito con il saio agostiniano, è in piedi, di fronte a quattro eretici. Sta stendendo le braccia in gesti tipici della predicazione. Gli eretici, barbuti, con il cappello in testa, reagiscono con una certa vivacità al suo discorso.

Il primo, seduto davanti ad Agostino, porta il cappello appuntito tipico degli eretici e pare replicare con un gesto della mano alle argomentazioni del santo. Il loggiato è aperto e permette di vedere un grazioso paesaggio con alberi e colline.

 

L'arianesimo è un eresia cristologica e trinitaria di grande importanza per la storia della Chiesa nel IV secolo. Prende nome da Ario, un prete di Alessandria attivo fra fine III e inizi IV secolo (muore nel 336). Per combattere le teorie di Sabellio e dei suoi seguaci accentuò la distinzione fra Padre e Figlio, ma lo fece in senso di subordinazione : Cristo non è pari al Padre in importanza, ma è stato da lui generato nel corso del tempo, ed è pertanto a lui inferiore e subordinato. Ario fu condannato dal suo vescovo Alessandro di Alessandria (nel 318 o nel 323), ma procurò alla propria dottrina una diffusione tale che presto la questione ariana divampò, con vicende assai complicate, in tutto il mondo cristiano. L'arianesimo fu condannato nel concilio di Nicea (325) che impose la cosiddetta formula dell'homousios, cioè del Figlio «uguale» (homos) al Padre quanto a sostanza (homousios «identico per sostanza»).

Nel 428, a Ippona, Massimino affrontò Sant'Agostino in una pubblica discussione di cui possediamo il resoconto stenografico.

 

Replicando con la risposta dovuta alla dissertazione di Massimino, vescovo degli Ariani, la cui prolissità ha occupato lo spazio di un giorno, durante il quale noi presenti discorrevamo, devo assolutamente rivolgermi proprio a lui, sia che pensi ancora che mentre legge deve confutare, sia che, grazie all'azione mirabile del Signore nel suo cuore, acconsenta alla verità manifesta. O ariano, perché ti è sembrato opportuno dire tante cose senza dir nulla sul tema di cui discutiamo, come se poter rispondere sia la stessa cosa di non poter tacere? Prima pertanto dimostrerò che tu non hai potuto confutare quello che ho detto: poi, a mia volta, confuterò, per quanto sarà necessario, quello che hai detto tu stesso.

AGOSTINO, Contro Massimino vescovo ariano, 1, 1