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CICLo AGOSTINIANo a Novara

Agostino ispirato da Dio scrive il De Trinitate

Agostino scrive il De Trinitate

 

 

GIUSEPPE NUVOLONE

1655

Collegio Nazionale di Novara

 

Agostino scrive il De Trinitate

 

 

 

Il soggetto non è nuovo nella iconografia agostiniana. Una scena simile a quella realizzata da Nuvolone era apparsa a Parigi nel 1624 in una serie di stampe con una celebre vita illustrata di Agostino. Il suo autore Schelte da Bolswert era uno dei migliori incisori della scuola di Anversa, che in quegli anni produsse molteplici Vite di Santi.

La vita di Agostino fu ordinata dal priore degli Eremitani di Malines, il frate Giorgio Maigret, che scrisse le note esplicative in fondo alle stampe. L'opera constava di 28 incisioni, assai curate, dal tratto nitido e sicuro. In questa tela il soggetto principale è ben visibile il che accresce la leggibilità della scena e dei paesaggi, belli e luminosi. Agostino è seduto a un tavolo, vestito con la cocolla nera monacale: sta scrivendo una sua opera mentre volge lo sguardo verso l'alto una raffigurazione della Trinità seduta su una nuvola.

Di eguale quiete, sia pure d'altra tonalità rispetto al bel meriggio della conversione e al procelloso tramonto della Trinità, è, in questo dipinto, la penombra dello studio dove il rigore intellettuale del vescovo filosofo intento alla stesura del De Trinitate è visitato e acceso dalla visione divina.

 

 

15. 1. Ho impiegato alcuni anni per comporre i libri su La Trinità, che è Dio. Già però nel tempo in cui non ero ancora giunto alla fine del dodicesimo e avevo trattenuto presso di me quelli già composti troppo a lungo rispetto all'aspettativa di coloro che avrebbero voluto averli, quei libri mi vennero sottratti, pur non essendo ancora corretti come avrebbero potuto e dovuto esserlo al momento in cui avessi deciso di pubblicarli. Quando me ne accorsi, visto che me n'erano rimasti altri esemplari, decisi di non pubblicarli di persona, ma di conservarli, ripromettendomi di chiarire l'accaduto in qualche altro mio scritto. In seguito però alle pressioni dei fratelli, alle quali non seppi resistere, provvidi a correggerli nei limiti che ritenni opportuno, completai l'opera e la pubblicai. Premisi al testo una lettera, indirizzata al venerabile Aurelio, vescovo della Chiesa di Cartagine, e in questa sorta di prologo esposi ciò che m'era accaduto, ciò che avevo avuto in mente di fare e ciò che in realtà avevo fatto per l'affettuosa pressione dei fratelli.

15. 2. Nell'undicesimo libro, trattando del corpo visibile ho detto: Perciò amarlo equivale a una pazzia. L'affermazione vale per quel tipo d'amore secondo il quale si pensa che, godendo dell'oggetto del proprio amore, si possa esser felici. Non è invece follia amare una bellezza sensibile in lode del Creatore e giungere così alla felicità vera godendo dello stesso Creatore. Ho ugualmente detto nel medesimo libro: Non mi ricordo di un volatile quadrupede, perché non l'ho visto, ma riesco facilmente a costruirne l'immagine aggiungendo a un tipo di volatile che ho visto oltre due altre zampe che pure ho visto. Dicendo questo non ero riuscito a ricordarmi dei volatili quadrupedi dei quali parla la Legge. Essa non annovera fra i piedi le due zampe posteriori che servono alle cavallette per saltare. Definisce inoltre queste ultime monde, distinguendole così da quei consimili volatili immondi che non riescono a saltare con quelle zampe come gli scarabei. Tutti gli animali di questo tipo son definiti nella Legge volatili quadrupedi.

15. 3. Non mi soddisfa la spiegazione da me data nel dodicesimo libro delle parole dell'Apostolo: Ogni peccato compiuto dall'uomo è fuori del suo corpo. Quanto alle parole: Chi commette fornicazione pecca contro il proprio corpo non penso vadano intese nel senso che si macchia di fornicazione colui che compie un'azione per ottenere i piaceri che si presentano attraverso il corpo e pone in questo il fine del suo bene. Tale comportamento comprende un numero ben maggiore di peccati di quello di fornicazione, che vien perpetrato in una unione illecita e del quale soltanto sembra parlare l'Apostolo nel passo citato. Quest'opera, ove si escluda la lettera, che solo in un secondo tempo ho collocato all'inizio, incomincia così: Il lettore di queste mie discussioni sulla Trinità.

AGOSTINO, Ritrattazioni, 15, 1-33