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CICLo AGOSTINIANo di Enderle a Lauingen

La leggenda del Te Deum nel ciclo della chiesa di S. Agostino a Lauingen

La leggenda del Te Deum

 

 

JOHANN BAPTIST ENDERLE

1791

Chiesa degli Eremitani di Lauingen

 

La leggenda del Te Deum

 

 

 

Una scena del ciclo di Enderle fa esplicito riferimento all'episodio leggendario del Te Deum. Non vi compare nè la figura di Agostino né quella di Ambrogio, ma una scritta sul piedistallo che regge una chiesa da cui emanano dei fitti raggi di luce.

Il Te Deum viene indicato a volte come Himnus ambrosianus, altre volte Hymnus in honorem sanctae trinitatis e ancora Imnum in die dominica.

L'attribuzione tradizionale ad Ambrogio ed Agostino risale all'859 quando Hincmar di Rheims (arcivescovo di Reims, nato nel 806 e morto a Epernay il 21 dicembre 882) pubblicò il testo sulla predestinazione nel quale riferisce questa tradizione: A maioribus nostris audivimus tempore baptismatis sancti Augustini hunc hymnum beatus Ambrosius fecit et idem Augustinus cum eo confecit.

La tradizione fu avvalorata nella Historia Mediolanensis di Landolfo Senior del secolo XI: in quibus fontibus prout Spiritus sanctus dabat eloqui eis Te Deum Laudamus decantantes, cunctis qui aderant audientibus et videntibus simulque mirantibus, in posteris ediderunt quod ab universa ecclesia Catholica usque ad hodie tenetur et religiose decantatur.

La datazione critica del Te Deum fa risalire la sua composizione al 400-450.

 

Il giorno di Pasqua Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.

E in tal modo rispondendosi composero quest'inno, come narra anche Onorio nel suo libro Lo specchio della Chiesa.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Oggi gli specialisti attribuiscono la redazione finale a Niceta, vescovo di Remesiana (oggi Bela Palanka) alla fine del IV secolo.