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Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Settecento > WeyarnCICLo AGOSTINIANo di Zimmermann a Weyarn
Agostino lava i piedi al Cristo pellegrino: particolare del servitorello
JOHANN BAPTIST ZIMMERMANN
1729
Chiesa parrocchiale di S. Pietro e Paolo a Weyarn
Agostino lava i piedi al Cristo pellegrino
Questo soggetto, che appare a partire dal XV secolo, conobbe una grande diffusione nel XVII secolo soprattutto grazie all'album di incisioni di Bolswert. La scena descritta da Zimmermann è nuova nella impostazione. La scena si svolge in una camera dignitosamente arredata, con due ampie finestre e una grande porta di accesso. Agostino è inginocchiato ai piedi del Cristo che appare in forma di pellegrino e gli lava i piedi in una bacinella. Dal lato opposto della stanza entra di corsa un giovane servitore con fra le mani un cesto pieno di pane per rifocillare il pellegrino affamato.
Questa leggenda mette in luce la carità di Agostino e divenne molto cara agli Eremitani ed ai Canonici. Secondo M. Aurenhammer, che lo affermò nel suo Lexikon der christlichen Ikonographie (Vienna, 1953), la leggenda sarebbe stata elaborata in Spagna, dove in effetti appare per la prima volta. Da lì si diffuse nelle Fiandre.
Probabilmente fu estrapolata da qualche frase di Giordano di Sassonia, che nel suo Liber vitasfratrum scrisse: "Unde in Vitaspatrum legitur, quod sanctus Apollonius fratribus suis praecipiebat attentius, ut advenientes fratres quasi Domini susciperent adventum: "Nam et adorari adventantes fratres propterea", inquit, "traditio habet ut certum sit in adventu eorum adventum Domini nostri iesu Christi haberi, qui dicit: Hospes fui et susceptistis me". Et hoc sumpta est illa laudabilis observantia Ordinis, ut fratres hospites recipiantur cum genuflexione et manuum deosculatione."
N. CRUSENIUS nel suo Monasticon Augustinianum, I, 7 pubblicato a Vallisoleti nel 1623 a sua volta scrive: "Ad interiora deserti secedens, Christum hospitio suscipit, pedes lavat et audit: 'Augustine, Filium Dei hodie in carne videre meruisti; tibi commendo Ecclesiam meam.' S. Prosper et alii ", dove questi alii sarebbero Ferdinando vescovo di Tarragona e Jean Maburn canonico regolare.
Il primo a produrre questo tema iconografico fu Huguet, ma sarà Bolswert con le sue incisioni a diffonderlo ampiamente. La valenza di questo soggetto è teologicamente importante sia perchè abbondano i testi agostiniani che sottolineano il valore dell'ospitalità al pellegrino, e perchè Agostino stesso diede molta importanza all'ospitalità nei suoi monasteri. Già nelle Costituzioni Agostiniane del 1290 si trova il passo che stabilisce per i pellegrini la possibilità di lavarsi i piedi nel monastero. Nel 1686 si ribadisce che bisogna lavare i piedi dei pellegrini come se fossero la persona di Cristo.
Il tema di Agostino che lava i piedi al Cristo ha un grande valore anche teologico, poiché secondo la tradizione degli agostiniani eremitani, Agostino quando era monaco a Tagaste si sarebbe ritirato in un eremo con finalità di pura contemplazione. L'apparizione di Cristo in forma di pellegrino, gli avrebbe imposto di ritornare al mondo per testimoniare con la parola e le opere la vita cristiana.
Spesso la scena è accompagnata dal testo "O grande padre Agostino, ti affido la mia Chiesa", tratto da un apocrifo ambrosiano. E' un chiaro segno per giustificare la vita mista fra contemplazione e azione propria degli eremitani, con l'invito a seguire l'esempio del santo fondatore.
Johann Baptist Zimmermann
Johann Baptist Zimmermann (nato nel 1680 a Gaispoint vicino a Wessobrunn e morto nel 1758 a Monaco di Baviera) è stato un pittore e stuccatore tedesco vissuto in piena età barocca. Come il fratello Dominikus Zimmermann discende da una famiglia di artisti della Scuola Wessobrunner. Lavorò come pittore di corte a Monaco, ma fu soprattutto un decoratore di interni di chiese; l'invenzione del modello della decorazione interna delle chiese svevo-bavaresi, splendenti di colori luminosi, si deve quasi esclusivamente a Zimmermann. Collaborò spesso con il fratello Dominikus (Wessobrunn 1685-Wies 1766) che iniziò la carriera come stucchista ma divenne poi uno dei maggiori architetti tedeschi del periodo. Le due opere più celebri a cui lavorarono insieme sono le decorazioni dei santuari di Steinhausen (1727-33) e di Wies (1746-1754). Il primo santuario è stato descritto come la prima chiesa interamente rococò della Baviera, mentre il secondo, la cui facciata, semplice e bianca, nasconde un interno ricco di decorazioni dorate e di ariose visioni in colori pastello, segna uno dei punti più alti del rococò in Baviera. A Johann Baptist si devono gli affreschi dei soffitti di entrambi i santuari. La sua opera migliore come stucchista è l'apparato decorativo dell'Amalienburg, il padiglione di caccia dello Schloss Nymphenburg di Monaco (1734-1739). Altri membri della famiglia Zimmermann furono pittori e stucchisti.
La chiesa parrocchiale di Weyarn, un piccolo paese a sud di Monaco, conserva un bel ciclo agostiniano commissionato dai Canonici agostiniani. Gli edifici attuali furono ricostruiti a nuovo fra il 1687 e il 1695 dall'architetto Lorenzo Sciasca quando era priore Gelasius Herloss. La decorazione della chiesa fu intrapresa nel 1729 in occasione dei 600 anni di fondazione della abbazia. Gli affreschi furono eseguiti da Johann Baptist Zimmermann (1680-1758) che in quel periodo era all'apice della carriera.