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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Simone II BaschenisPITTORI: Simone II Baschenis
L'abside della chiesa di San Vigilio a Pinzolo dipinta da Simone Baschenis
SIMONE II BASCHENIS
1539
Pinzolo, chiesa di san Vigilio
Agostino Dottore della Chiesa
L'affresco si trova in un arco dello splendido catino absidale che fu affrescato da Simone II Baschenis nel 1539 nella chiesa di S. Vigilio a Pinzolo. Questa sua straordinaria realizzazione presenta ormai forme spiccatamente rinascimentali e un raffinato uso del colore, mentre si sta progressivamente staccando dalle stereotipe forme gotiche quattrocentesche. Simone appartiene ad una famiglia di pittori che per più generazioni tennero bottega dipingendo numerose chiese specialmente della bergamasca.
La famiglia Baschenis era originaria di Averara in Val Brembana e a partire dal 1461 operò per settant'anni dipingendo nelle Valli Giudicarie, nella Val di Non e nella Val di Sole. Agostino ed Ambrogio sono stati raffigurati nello stesso riquadro, forse per la comunanza della loro storia che li vide entrambi protagonisti a Milano. Ambrogio è stato raffigurato con un libro in mano che sta leggendo con attenzione. un angelo ai suoi piedi porta nel cartiglio la scritta Ambrosius. Il santo indossa i vestiti vescovili, il suo viso è quello di un vegliardo con folta barba grigia. Ancora più folta e lunga è la barba di Agostino che se ne sta seduti con dei libri in mano. Anch'egli indossa gli abiti vescovili. Stranamente è stato dipinto più vecchio di Ambrogio: è un errore del pittore che quasi certamente non sapeva che Agostino era più giovane di Ambrogio di vent'anni.
Simone II° Baschenis (1490-1555)
Figlio di Cristoforo II°, è considerato il pittore di affreschi più qualificato di tutta la dinastia, in quanto la sua produzione presenta una certa impronta rinascimentale e un gusto creativo personale. Tra i dipinti vanno ricordati senz'altro l'assemblea dei Santi e Dottori della Chiesa a Commezzadura (1512), la leggenda di Carlo Magno e le Storie di Santo Stefano nell'anonima chiesa di Carisolo (1519), l'Annunciazione e altri affreschi sul protiro della chiesa della Natività a Pellizzano (1534), la grande Crocefissione di Santa Maria Javrè (1543) e la decorazione degli interni di quello splendido gioiello che è la chiesa di San Vigilio a Pinzolo (1539), dove tra l'altro è possibile ammirare la rappresentazione dei Vizi capitali, una Crocefissione, un Cristo Pantocratore con i Quattro Evangelisti e i Dottori della Chiesa e Scene della Vita di San Vigilio. A San Vigilio si trova certamente l'opera più famosa di tutta la produzione artistica dei Baschenis e una delle più interessanti, in quanto rivela l'atteggiamento nei confronti della vita e della morte della cultura medievale. La chiesa cimiteriale, dedicata a San Vigilio, assunse l'attuale fisionomia nei primi anni del 1500 grazie alle decorazioni che vi dipinse Simone Baschenis assieme ai suoi collaboratori. Lungo la parete esterna, subito sotto il cornicione, dipinse una famosissima Danza Macabra datata 1539. L'affresco presenta una teoria di personaggi illustri, come imperatori, signori e cardinali, e umili come mendicanti, monache e soldati, intervallati da scheletri beffardi. Le immagini sono corredate da versetti simili a ritornelli popolari che ricordano l'ineluttabile fine di ogni uomo, impossibilitato per sua natura a sfuggire alla morte. I dipinti di Pinzolo sono preceduti da una esperienza pittorica che Simone condusse nel 1536 nella quattrocentesca chiesa di S. Lucia .che proprio in quel periodo assunse al ruolo di centro o sede della Curazia di Sopracqua. La chiesa di chiara ispirazione gotica riceve l'impronta prestigiosa del pennello di Simone Baschenis che orna l'interno del presbiterio e del coro, nonché la parete esterna meridionale. Su quest'ultima, secondo l'Alberti, sarebbero stati dipinti i temi della Danza macabra e dei peccati capitali, già dal pittore delineati a Carisolo e Caderzone, e che avrebbero toccato il vertice dell'espressione artistica nel 1539 sulla chiesa di san Vigilio a Pinzolo. Purtroppo gli ampliamenti a questa chiesa, ormai da tempo centro riconosciuto della cura d'anime di tutta l'alta valle (Sopracqua), fecero uno scempio degli affreschi di Simone. Negli anni 1590 - 1592 infatti fu prolungata la navata, sacrificando purtroppo le vecchie superfici murarie, affrescate nel 1536 da Simone Baschenis. Grande è il rammarico per la distruzione così repentina di una opera d'arte che doveva testimoniare il passaggio di Simone dalle prime esperienze giovanili (Carisolo) ai capolavori della piena maturità (Pinzolo e Javrè).
Il santo viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.
8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.
8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.
8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.
8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.
8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.
8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.
POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6