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PITTORI: Gian Paolo Cavagna

 Trinità e Santi

Trinità e Santi

 

 

CAVAGNA GIAN PAOLO

1610-1620

Peia, chiesa S. Antonio da Padova

 

Trinità e Santi

 

 

 

Questo dipinto, recentemente restaurato in occasione di un centenario di fondazione della Parrocchia di Peia, costituisce uno dei più importanti quadri conservati nella chiesa parrocchiale. L'opera, di Gian Paolo Cavagna, raffigura la SS. Trinità adorata da Santi. Firmata ma non datata, la tela trae la sua origine dal contesto della Controriforma, quando si moltiplicarono le committenze di dipinti sacri. Cavagna in tale panorama fu un vero e proprio protagonista che operò nella vasta diocesi bergamasca dal nono decennio del Cinquecento fino al 1627, anno della sua morte.

Gian Paolo Cavagna si era formato nella bottega di Baschenis il Vecchio, e lavorò anche a Piacenza, Cremona, Brescia. Tra i suoi lavori più importanti vanno ricordati gli affreschi della cupola di Santa Maria Maggiore a Bergamo. Nelle sue opere si possono notare gli influssi della scuola cremonese e di quella veneziana. La severità e l'essenzialità che spesso caratterizzano il suo stile fanno pensare ad un influsso di Gian Battista Moroni.

L'opera di Peja vede un grande affollamento di personaggi che dal basso verso l'alto mirano la SS. Trinità. In primo piano a destra è raffigurato un Santo Vescovo con sant'Antonio Abate a sinistra. il solo che è rivolto verso lo spettatore e gli indica la direzione dove guardare.

Antonio è raffigurato come un vegliardo dalla lunga barba, avvolto nell'ampio saio monastico accompagnato dai suoi attributi classici: il fuoco (simbolo della venerazione popolare che faceva ricorso a lui contro la peste, contro i morbi contagiosi e contro il cosiddetto “fuoco di Sant'Antonio”), il bastone (un vero e proprio pastorale che, insieme alla mitria posta ai suoi piedi conferiscono al santo la dignità di Vescovo, nonostante fosse abate) e il campanello, forse per ricordare il suono di campanelli che annunciavano di lontano l'arrivo dei questuanti dell'ordine antoniano.

Ad un secondo livello sulla sinistra troviamo, aperta dalla Madonna, una schiera di santi fra cui si riconoscono san Paolo (raffigurato con la spada, strumento del suo martirio), san Nicola da Tolentino (agostiniano venerato a Barzizza, raffigurato con i gigli e con una stella sul petto, simbolo della stella cometa che apparve in cielo al momento della sua nascita), mentre il santo a fianco di san Nicola, rappresentato come soldato, potrebbe essere sant'Alessandro, patrono di Bergamo. o anche san Defendente, altro santo della tradizione bergamasca o ancora sant'Antimo, di cui Peia conserva le reliquie. A chiudere la sequenza troviamo un altro santo Vescovo, che molto verosimilmente è sant'Agostino, autore del De Trinitate. La sequenza di sante sulla destra inizia con San Giovanni Battista. Si tratta di sante martiri, tutte rappresentate con i simboli del loro martirio: Lucia, con gli occhi; Agata con i seni su di una patena: Apollonia con un paio di tenaglie che reggono un dente; Caterina d'Alessandria con la ruota spezzata.

In alto è rappresentata la SS. Trinità, verso cui è spinto lo sguardo dell'osservatore dalle linee di forza oblique e circolari della composizione, dalla posizione simmetria dei santi e dallo spazio vuoto centrale. La luce che diffonde dallo Spirito Santo conduce lo sguardo dello spettatore verso l'alto, verso Dio che, secondo le riflessioni agostiniane, è colui che ama Gesù, l'amato, con lo Spirito Santo.

 

La chiesa parrocchiale è dedicata a sant'Antonio da Padova, anche se l'originaria dedicazione portava il titolo di sant'Antimo. La sua costruzione risale al 1429 e l'edificio venne sottoposto ad un primo ampliamento nel 1738. La facciata esterna, mossa da linee settecentesche, presenta quattro nicchie entro le quali vi sono le statue, intagliate da Emilio Bettinelli nel 1906, dei santi Antonio, Giuseppe, Nicola e Lucia. L'interno è arricchito da stucchi e dorature, nonché da tele e dipinti tra i quali ricordiamo anche la Crocifissione di Gian Giacomo Pandolfi (1612), la Deposizione di Francesco Zucco (1626) e l'Estasi di sant'Antonio di Ponziano Loverini.