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Disputa sulla Immacolata Concezione con i quattro Dottori della Chiesa
LUTERI GIOVANNI detto DOSSO DOSSI
1541
Berlino, Staatliche Museen
Disputa sulla Immacolata Concezione con i quattro Dottori della Chiesa
La tavola tratta della questione della Immacolata Concezione che viene qui esaminata dai quattro grandi Dottori della Chiesa, qui di fronte l'uno all'altro da sinistra verso destra: Gerolamo, Agostino, papa Gregorio Magno e Ambrogio.
I quattro personaggi stanno discutendo fra di loro in modo pacato riuniti attorno a un tavolo su cui sta scrivendo san Gerolamo. Sullo sfondo si vede un paesaggio lontano con alcune case e un palazzo in primo piano. Nel cielo una serie di nuvole si accalcano una sopra l'altra con tonalità fra il chiaro e lo scuro.
Sulla sinistra san Gerolamo scalzo è seduto ad uno scrittoio e sta scrivendo con una penna. Ai suoi piedi è accovacciato un leone, di cui si vede la testa e che costituisce un distintivo carattere iconografico di questo santo.
Dietro di lui in piedi si osserva la figura di Agostino, visto di spalle con le mani inguantate che volge lo sguardo verso Gregorio e Ambrogio. Indossa i paramenti episcopali con la mitra in testa. Il volto ha un aspetto ancora giovanile con una foltissima barba nera. Al centro del quadro troviamo san Gregorio Magno papa con in testa la tiara in un atteggiamento riflessivo. Alla estrema destra, di spalle, partecipa alla discussione anche sant'Ambrogio con le mani giunte in preghiera. Ha un aspetto vegliardo con una folta barba.
Dosso Dossi
Di Niccolò di Giovanni Luteri, detto Dosso Dossi, non sono conosciuti né il luogo né la data di nascita. Si ipotizza tuttavia presume che sia nato verso il 1486-87. Il padre, Nicolò da Trento, è registrato come residente a Villa di Dosso nel mantovano al servizio della corte del duca Ercole I di Ferrara. Dosso si formò artisticamente a Venezia, influenzato da Giorgione e dal giovane Tiziano. Il giovane Dossi vi arrivò nel 1516 quando è già da un paio d'anni pittore di corte a Ferrara. Dosso elabora un suo linguaggio pittorico che arricchisce i primi modi vicini alla pittura veneta con gli influssi della più aggiornata cultura italiana di Raffaello e Michelangelo. Si reca regolarmente a Venezia, così come a Firenze, mentre nel 1519 accompagna Tiziano a Mantova a visitare la collezione d'arte di Isabella d'Este.
Nel corso del decennio successivo Dosso continua a lavorare per gli Estensi ma gran parte di questi cicli decorativi sono andati perduti. Rimangono gli affreschi nelle sale della Villa Imperiale a Pesaro, dove con il fratello lavorò fra il 1529 e il 1530. Nel 1531 l'artista viene chiamato a Trento da Bernardo Cles, al servizio del quale rimane per circa un anno affrescando ben 19 ambienti del Magno Palazzo. Probabilmente sulla scia della fama di cui già Dosso godeva prima del suo arrivo a Trento, gli viene affidata la maggior parte dei lavori al Castello del Buonconsiglio.
Fu il fratello maggiore di Battista Dossi, altro pittore attivo alla corte ferrarese.