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PITTORI: Dosso Dossi

Immacolata Concezione con i quattro Dottori della Chiesa e san Bernardino da Siena

Immacolata Concezione con i quattro Dottori della Chiesa

e san Bernardino da Siena

 

 

LUTERI GIOVANNI detto DOSSO DOSSI

1532

Dresda, Gemäldegalerie

 

Immacolata Concezione con i quattro Dottori della Chiesa e san Bernardino da Siena

 

 

 

La tavola raffigura la scena della Immacolata Concezione con Dio Padre che si rivolge alla Vergine Maria al livello superiore dei cieli fra uno sfolgorio di luci e un nugolo di angeli e angioletti  dispersi fra le nuvole.

Al piano inferiore, seduti in mezzo a un giardino, da dove si gode un magnifico panorama silvestre di gusto tardo quattrocentesco, stanno discutendo sul mistero della Immacolata Concezione quattro grandi teologi della Chiesa cattolica e cioè sant'Agostino, san Girolamo, sant'Ambrogio  e san Gregorio papa che più di altri si sono occupati della questione nelle loro pubblicazioni teologiche.

Discosto, a sinistra, dietro san Gerolamo si può vedere la esile figura di san Bernardino da Siena, in preghiera nei suoi abiti monacali.

Questa pittura trova un parallelo in una analoga opera del fratello minore Battista Luteri meno famoso e anch'egli noto come Dossi.

Purtroppo la tavola è andata distrutta nel corso dell'ultima guerra mondiale 1940-1945 durante i bombardamenti di Dresda presso la cui Galleria era conservato. Quest'opera fu riprodotta con incisione a stampa da Philipp Andreas Kilian, quando era ancora visibile nella collezione di Dresda.

 

 

Dosso Dossi

Di Niccolò di Giovanni Luteri, detto Dosso Dossi, non sono conosciuti né il luogo né la data di nascita. Si ipotizza tuttavia presume che sia nato verso il 1486-87. Il padre, Nicolò da Trento, è registrato come residente a Villa di Dosso nel mantovano al servizio della corte del duca Ercole I di Ferrara. Dosso si formò artisticamente a Venezia, influenzato da Giorgione e dal giovane Tiziano. Il giovane Dossi vi arrivò nel 1516 quando è già da un paio d'anni pittore di corte a Ferrara. Dosso elabora un suo linguaggio pittorico che arricchisce i primi modi vicini alla pittura veneta con gli influssi della più aggiornata cultura italiana di Raffaello e Michelangelo. Si reca regolarmente a Venezia, così come a Firenze, mentre nel 1519 accompagna Tiziano a Mantova a visitare la collezione d'arte di Isabella d'Este.

Nel corso del decennio successivo Dosso continua a lavorare per gli Estensi ma gran parte di questi cicli decorativi sono andati perduti. Rimangono gli affreschi nelle sale della Villa Imperiale a Pesaro, dove con il fratello lavorò fra il 1529 e il 1530. Nel 1531 l'artista viene chiamato a Trento da Bernardo Cles, al servizio del quale rimane per circa un anno affrescando ben 19 ambienti del Magno Palazzo. Probabilmente sulla scia della fama di cui già Dosso godeva prima del suo arrivo a Trento, gli viene affidata la maggior parte dei lavori al Castello del Buonconsiglio.

Fu il fratello maggiore di Battista Dossi, altro pittore attivo alla corte ferrarese.