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PITTORI: Gaudenzio Ferrari

Particolare di sant'Agostino nell'ancona di Ardenno

Particolare di sant'Agostino nell'ancona di Ardenno

 

 

GAUDENZIO FERRARI

1530

Ardenno, chiesa parrocchiale di san Lorenzo

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Particolare della ancona lignea che si trova nella chiesa parrocchiale di Ardenno, il primo paese della bassa Valtellina che si incontra procedendo in direzione di Colico allo sbocco della Val Masino, sul versante retico.

Di quest'opera si parla nella quinta edizione de "La Valtellina - Guida illustrata" di Ercole Bassi pubblicata nel 1928: " ... Nella parrocchiale vi è un paliotto con Cristo morto di Pietro Ligari, ed un'ancona pregevolissima, simile a quella di Morbegno, con la data del 1540 ..."

L'ancona di Ardenno presenta notevoli affinità artistiche anche con l'Ancona di sant'Abbondio che si conserva nel Duomo di Como. I canoni stilistici e la prodigiosa esecuzione sono comuni alle tre ancone. Quelle di Ardenno e di Como hanno una struttura architettonica molto simile, mentre nell'ancona di Morbegno si presenta più armonico ed elegante.

Non è fuor di luogo ritenere che i tre capolavori artistici debbano essere attribuiti ad unico artista, o meglio ad unico gruppo di artisti. S. Monti in un suo scritto apparso su Arte e storia della Diocesi di Como proponeva di attribuire l'ancona di S. Abbondio ad Andrea de Passeris. Tuttavia se si seguono le testimonianze documentate nel "liber credentiae", parrebbe più opportuno ritenere come probabili autori dell'ancona di Morbegno i pittori Gaudenzio Ferrari e F. Stella. Belli gli ornati e le scene a rilievo e dipinte con estrema delicatezza a colori e dorature.

Il pannello relativo ad Agostino ne riporta il nome in basso: S. AVGVSTINE. Il santo sotto il piviale rosso indossa il nero abito monacale degli agostiniani.

Questa presenza è un elemento che compare molto frequentemente ed ha lo scopo di ricordare al fedele che l'Ordine agostiniano riteneva di discendere direttamente da Agostino come fondatore.

Il santo vescovo di Ippona porta i simboli della sua dignità episcopale: in testa ha la mitra, circondata dal nimbo dei santi. Nella mano sinistra impugna il bastone pastorale, mentre con la destra regge un gran libro chiuso simbolo della sua adesione efficace alla dottrina cattolica che insegnò e difese per tutta la sua vita da battezzato, prete e vescovo.

 

 

Gaudenzio Ferrari

Gaudenzio Ferrari (Valduggia, verso il 1480 - Milano, 1546) fu pittore e scultore fra i massimi esponenti dell'arte italiana del XVI secolo. Della sua formazione abbiamo poche notizie, probabilmente a Milano dove avverte l'influenza di Leonardo, di Bramante, ma anche dei più anziani Vincenzo Foppa e Bernardino Zenale. Giovan Paolo Lomazzo lo vuole allievo di Stefano Scotto, artista impegnato nella Fabbrica del Duomo milanese. Il giovane Gaudenzio si dimostra in grado di assimilare ed integrare le diverse lezioni. L'esordio artistico di Gaudenzio avviene a cavallo tra il nuovo ed il vecchio secolo soprattutto a Varallo.

Nella stessa decade inizia a lavorare al Sacro Monte: sue sono le splendide statue lignee nella cappella dell'Annunciazione e in quella di Gesù che sale la scala del Pretorio (figure di Cristo e del "Manigoldo"). Poco prima della realizzazione di tali opere si colloca il viaggio attraverso le capitali dell'arte rinascimentale italiana, sino a Roma, dove si concentrano gli artisti più rinomati. Nel decennio successivo realizza il grande ciclo di affreschi con le Storie della Vita e Passione di Cristo nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Varallo. Negli anni di impegno al Sacro Monte di Varallo Ferrari riesce anche realizzare i polittici della Collegiata di Arona (1511) e di San Gaudenzio a Novara (1514-21). Risalgono a questi stessi anni anche gli affreschi ed i lavori in terracotta eseguiti presso la suggestiva Madonna di Loreto a Roccapietra, un piccolo centro nei pressi di Varallo.

Il Gaudenzio scultore cede il passo al Gaudenzio pittore, che riesce a conservare ad un livello alto la sua capacità espressiva, incentrata su un forte senso del'impianto scenico e su una esuberante vena immaginativa, come ben testimoniano i due cicli simmetrici di affreschi con le Storie della Vergine e le Storie della Maddalena realizzati (1532-34) in San Cristoforo a Vercelli.

Nel 1539 il Ferrari si trasferisce a Milano dove resterà sino alla morte: la sua reputazione di artista era ormai consolidata, tale da fruttargli un ampio numero di commesse. Gaudenzio seppe assecondare i committenti adeguandosi ai gusti che andavano affermandosi nella capitale lombarda. Tra le opere milanesi si possono citare gli affreschi della di Cappella della Sacra Corona in Santa Maria delle Grazie (1540-1542), la pala di San Gerolamo in San Giorgio al Palazzo, la pala di S. Maria di Piazza a Busto Arsizio.

Il pittore di Valduggia, nelle ultime opere coniuga con maggiore equilibrio i nuovi motivi manieristici con la tradizione naturalistica lombarda: ne è un esempio la pala dell'Ultima Cena, realizzata per la chiesa milanese di Santa Maria della Passione. Questi affreschi ebbero un ruolo fondamentale nella evoluzione che conobbe il manierismo tra Piemonte e Lombardia.