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Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Gaudenzio FerrariPITTORI: Gaudenzio Ferrari
Sant'Agostino vescovo e monaco
GAUDENZIO FERRARI
1529
Varallo, Pinacoteca
Sant'Agostino vescovo e monaco
Questa tavola che raffigura sant'Agostino è conservata nella Pinacoteca di Varallo ed è attribuita a Gaudenzio Ferrari (1476-1546) o alla sua bottega. L'opera è datata 1529 e ci presenta un Agostino vestito da vescovo, con la mitra in testa, e il bastone pastorale impugnato dalla mano sinistra inguantata. Con la destra accenna un segno di accompagnamento dell'osservatore. Sotto il piviale di colore rosso si nota molto bene la tonaca nera dei monaci agostiniani. E' questo un ulteriore esempio del desiderio dell'Ordine di raffigurare il santo come un monaco agostiniano per affermarlo come fondatore e padre spirituale.
Una folta barba incolta nasconde il viso del santo la cui espressione sembra piuttosto dimessa e portata all'astrazione e all'estasi.
Gaudenzio Ferrari
Gaudenzio Ferrari (Valduggia, verso il 1480 - Milano, 1546) fu pittore e scultore fra i massimi esponenti dell'arte italiana del XVI secolo. Della sua formazione abbiamo poche notizie, probabilmente a Milano dove avverte l'influenza di Leonardo, di Bramante, ma anche dei più anziani Vincenzo Foppa e Bernardino Zenale. Giovan Paolo Lomazzo lo vuole allievo di Stefano Scotto, artista impegnato nella Fabbrica del Duomo milanese. Il giovane Gaudenzio si dimostra in grado di assimilare ed integrare le diverse lezioni. L'esordio artistico di Gaudenzio avviene a cavallo tra il nuovo ed il vecchio secolo soprattutto a Varallo.
Nella stessa decade inizia a lavorare al Sacro Monte: sue sono le splendide statue lignee nella cappella dell'Annunciazione e in quella di Gesù che sale la scala del Pretorio (figure di Cristo e del "Manigoldo"). Poco prima della realizzazione di tali opere si colloca il viaggio attraverso le capitali dell'arte rinascimentale italiana, sino a Roma, dove si concentrano gli artisti più rinomati. Nel decennio successivo realizza il grande ciclo di affreschi con le Storie della Vita e Passione di Cristo nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Varallo. Negli anni di impegno al Sacro Monte di Varallo Ferrari riesce anche realizzare i polittici della Collegiata di Arona (1511) e di San Gaudenzio a Novara (1514-21). Risalgono a questi stessi anni anche gli affreschi ed i lavori in terracotta eseguiti presso la suggestiva Madonna di Loreto a Roccapietra, un piccolo centro nei pressi di Varallo.
Il Gaudenzio scultore cede il passo al Gaudenzio pittore, che riesce a conservare ad un livello alto la sua capacità espressiva, incentrata su un forte senso del'impianto scenico e su una esuberante vena immaginativa, come ben testimoniano i due cicli simmetrici di affreschi con le Storie della Vergine e le Storie della Maddalena realizzati (1532-34) in San Cristoforo a Vercelli.
Nel 1539 il Ferrari si trasferisce a Milano dove resterà sino alla morte: la sua reputazione di artista era ormai consolidata, tale da fruttargli un ampio numero di commesse. Gaudenzio seppe assecondare i committenti adeguandosi ai gusti che andavano affermandosi nella capitale lombarda. Tra le opere milanesi si possono citare gli affreschi della di Cappella della Sacra Corona in Santa Maria delle Grazie (1540-1542), la pala di San Gerolamo in San Giorgio al Palazzo, la pala di S. Maria di Piazza a Busto Arsizio.
Il pittore di Valduggia, nelle ultime opere coniuga con maggiore equilibrio i nuovi motivi manieristici con la tradizione naturalistica lombarda: ne è un esempio la pala dell'Ultima Cena, realizzata per la chiesa milanese di Santa Maria della Passione. Questi affreschi ebbero un ruolo fondamentale nella evoluzione che conobbe il manierismo tra Piemonte e Lombardia.