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Sant'Agostino veste tre neofiti dell'abito dell'ordine
GENGA GIROLAMO
1513-1520
Columbia, National Gallery of Art
Sant'Agostino veste tre neofiti dell'abito dell'Ordine agostiniano
Il dipinto costituisce una tavola di scomparto di una predella di un polittico smembrato. Il tema trattato da Genga riguarda un episodio agostiniano e precisamente notiamo sant'Agostino mentre veste tre catecumeni dell'abito dell'ordine.
In una affollata scena all'interno di un ampio locale Agostino è ritto in piedi e tiene fra le mani ordinatamente le vesti monacali. E' vestito da vescovo ed alle sue spalle c'è un altare. Ai suoi piedi, inginocchiati sui gradini, tre frati seminudi con le mani giunte aspettano di essere rivestiti con abiti nuovi adatti al loro nuovo compito. Tutto intorno c'è una gran folla di persone che partecipano all'evento con curiosità e attenzione. Tre abiti abbandonati alla rinfusa sul pavimento ricordano la scelta dei tre neofiti di diventare monaci dell'ordine agostiniano. Realizzato con la tecnica della tavola in legno, il dipinto misura cm 47.3 in altezza e 86.7 in larghezza. Genga Girolamo lo portò a termine probabilmente fra il 1513 e il 1520. L'opera attualmente è conservata al Columbia Museum of Art negli Stati Uniti. In precedenza è stata segnalata a New York nella Collezione S. H. Kress (ingresso nel 1952 e uscita nel 1954), a Washington (DC) alla National Gallery of Art (ingresso nel 1941 e uscita nel 1952), a New York nella Collezione S. H. Kress (ingresso nel 1930 e uscita nel 1941), a Firenze nella collezione Contini Bonacossi (uscita nel 1930).
Gerolamo Genga
Nasce a Urbino nel 1476 e vi muore nel 1551. Genga fu pittore, scultore e architetto. Gerolamo è il padre di Bartolomeo Genga. Con il ritorno nel 1521 del duca Francesco Maria I della Rovere e di sua moglie Eleonora Gonzaga dall'esilio, dal 1522 al 1551, data della sua morte, Girolamo Genga fu il Plenipotenziario Artistico del ducato di Urbino. In questa veste gli venne affidata la ristrutturazione della vecchia Villa Imperiale a Pesaro, dove dal 1528 coordina la decorazione di otto stanze, con pareti affrescate con cicli encomiastici sfondati su ariosi paesaggi e cieli dipinti: illusionismo decorativo e costante ricerca di teatralizzazione del dato naturale, dove l'interno e l'esterno affrescati si compenetrano in un sottile ed ironico gioco di piani e prospettive; a questo ciclo partecipano Dosso e Battista Dossi, Raffaellino del Colle, Francesco Menzocchi e Agnolo Bronzino. Successivamente gli viene affidata la realizzazione di un'ala nuova del palazzo per ospitare gli svaghi e i piaceri del duca: si tratta dell'aggiunta di un corpo quadrangolare, con logge ai quattro angoli, gli interni vengono realizzate in forme ovali circolari e poligonali, con i soffitti che vengono ripresi sui pavimenti dal gioco delle maioliche. Sue opere si trovano nel Museo Civico e d'Arte Sacra di Colle di Val d'Elsa.