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PITTORI: GIrolamo Genga

Agostino e sua madre Monica ascoltano le prediche di Ambrogio

Agostino e sua madre Monica ascoltano le prediche di Ambrogio

 

 

GENGA GIROLAMO

1516-1518

Urbino, Palazzo Ducale Galleria Nazionale delle Marche

 

Agostino e sua madre Monica ascoltano le prediche di Ambrogio

 

 

 

Girolamo Genga ha firmato questa tavola che è associata ad un'altra che raffigura l'incontro di san Domenico con san Francesco. Datata 1516-1518 questa tavola ad olio monocromo ha per soggetto sant'Agostino che con la madre Monica ascolta le prediche milanesi di Ambrogio in una chiesa molto affollata. Grande cm 47,5 x 85 è conservata dal 2002 è conservata nelle collezioni della Galleria Nazionale delle Marche dal 2002. Acquistata dallo Stato italiano a Londra presso la Galleria Colnaghi, la sua provenienza è ignota.

Con ogni probabilità le due tavolette erano parte di una predella e vennero realizzate in monocromo con sottili lumeggiature dorate. Entrambe costituiscono un interessante esempio della raffinata cultura di Girolamo Genga, che fu al servizio della nobile famiglia dei Della Rovere, i signori di Urbino, fin dai primi anni del Ducato. La struttura compositiva delle due tavole evidenzia come l'artista, che si formò nella bottega di Luca Signorelli, risenta fortemente soprattutto dell'arte di Raffaello e di Michelangelo a Roma. Una prima conferma viene attestata dalla figura seduta a gambe incrociate e in posizione contorta nella scena della predica dove Sant'Agostino con la madre Monica ascoltano il vescovo.

 

 

Gerolamo Genga

Nasce a Urbino nel 1476 e vi muore nel 1551. Genga fu pittore, scultore e architetto. Gerolamo è il padre di Bartolomeo Genga. Con il ritorno nel 1521 del duca Francesco Maria I della Rovere e di sua moglie Eleonora Gonzaga dall'esilio, dal 1522 al 1551, data della sua morte, Girolamo Genga fu il Plenipotenziario Artistico del ducato di Urbino. In questa veste gli venne affidata la ristrutturazione della vecchia Villa Imperiale a Pesaro, dove dal 1528 coordina la decorazione di otto stanze, con pareti affrescate con cicli encomiastici sfondati su ariosi paesaggi e cieli dipinti: illusionismo decorativo e costante ricerca di teatralizzazione del dato naturale, dove l'interno e l'esterno affrescati si compenetrano in un sottile ed ironico gioco di piani e prospettive; a questo ciclo partecipano Dosso e Battista Dossi, Raffaellino del Colle, Francesco Menzocchi e Agnolo Bronzino. Successivamente gli viene affidata la realizzazione di un'ala nuova del palazzo per ospitare gli svaghi e i piaceri del duca: si tratta dell'aggiunta di un corpo quadrangolare, con logge ai quattro angoli, gli interni vengono realizzate in forme ovali circolari e poligonali, con i soffitti che vengono ripresi sui pavimenti dal gioco delle maioliche. Sue opere si trovano nel Museo Civico e d'Arte Sacra di Colle di Val d'Elsa.